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25 aprile targato Nato. 25 aprile, ohibò, rovinato

di Samizdat

Ah, com’eran  – ragazzini  e belle e sveglie –  i partigiani nel ’45!

Ma voi, invece, dietro i Violante, sdoganatori dei “ragazzi di Salò”.
Dietro i Pansa del “sangue dei vinti”(fascisti). E, ahi, pure dietro
gli sbeffeggiatori della Resistenza “rossa e non democristiana”.

E oggi vi beccate questi Letta, ciarlatani USA dai sorrisi cardinalizi?
E gli equiparatori d’un Zelensky   nazionalfascistoide ai partigiani?
E gli sventolatori di bandiere Nato al posto dello straccio rosso?

Smartphone rotti?  Bussola di Marx rotta?  Eppur bisogna andar!
Difendiamo le “nostre verità” partigiane! Quali? Quali? Quali?
No alla guerra dei filoamericani! No alla guerra dei filoputiniani.

 (da leggere  riascoltando “ Vi ricordate quel diciotto aprile” qui:
https://www.ildeposito.org/canti/vi-ricordate-quel-diciotto-aprile)

 

un ultimo carnevale

di Paolo Di Marco

30000 anni fa eravamo ancora liberi.
Sceglievamo la forma di rapporti sociali che più ci aggradava, in genere senza padroni nè sacerdoti nè stati.
Ma proprio la libertà ogni tanto portava anche a rinunciarvi e a proclamare re, per necessità del momento o costretti con la forza.
Questo ci racconta con Graeber l’antropologia moderna.
Ma ci racconta anche come dopo un poco i re facevano una brutta fine, e il ricordo veniva immortalato in una festa dai ruoli rovesciati: il Carnevale. Personaggi grotteschi e improbabili, nani, storpi, acromegalici sfilavano come re..e come tali venivano poi seppelliti, dando luogo al primo culto dei morti.
Di quei tempi e di quella libertà sembra persa anche la memoria.
Ma siamo anche squassati da sussulti periodici che in forme diverse cercano di ricordarci chi potremmo essere.
Nel frattempo l’impressione che abbiamo è che la famosa frase del 18 Brumaio debba venir coniugata diversamente: a la storia si ripete sempre due volte, la prima come tragedia, la seconda come farsa, dovremmo aggiungere: poi nella terza le due si mescolano e abbiamo un tragico carnevale. Continua la lettura di un ultimo carnevale

Riordinario 19 marzo  2022

 Guerra in Ucraina. Scambio sulla pagina FB di Giovanni Cominelli

di Ennio Abate

Andrò avanti a pubblicare il Riordinadiario delle ultime settimane, ma lo farò a salti e senza rispettare l’ordine cronologico. Più avanti (forse) cercherò di capire il perché di questa scelta (d’emergenza). [E. A.]

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RIordinadiario 5 marzo 2022

Appunti contro la guerra in Ucraina

di Ennio Abate

Mi scrive un amico: «seguire giornalmente i giornali, la TV, FB e alcuni blog e giornali online è diventato un lavoro a tempo pieno, anzi più che pieno perché la giornata non mi basta. Taglio e trascuro molto, ma in questi giorni di guerra si pubblicano tante cose che non riesco a ridurre la quantità di letture e ascolti giornalieri che mi sembrano utili». È più o meno quello che ho fatto io pure (e credo tanti altri) in questi giorni. Come per esorcizzare un’ansia. Ma con insoddisfazione. Perché t’accorgi che è come  spalancare porte e finestre della tua casa mentale/sentimentale a una tempesta che ti scaraventa dentro di tutto e sporca, rompe, distrugge.
È un fenomeno che, ingigantitosi attorno al 2020  sull’ondata  di notizie  vere/false sul coronavirus di Wuhan, è indicato con un neologismo: infodemia s. f. Circolazione di una quantità eccessiva di informazioni, talvolta non vagliate con accuratezza, che rendono difficile orientarsi su un determinato argomento per la difficoltà di individuare fonti affidabili. (Treccani)
Ne avevo letto e m’ero segnata  una nota di Claudio Vercelli[i]. E ricordo che Franco Carlini (di cui oggi pochi si ricordano)  nel 2002 di qualcosa di simile aveva parlato in una sua ribrica d’informatica su “il manifesto” suggerendo con un  sano ottimismo  una via per conservare un giusto equilibrio tra apertura alla diversità e “filtraggio”.[ii]  
Oggi, però, di fronte alla guerra in Ucraina e ai suoi rischi  siamo ancora capaci di  accogliere e praticare quel suo consiglio?
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Guerra in Ucraina. Prese di posizione (10)

Tabea Nineo, Maschera del sospetto, 1980

RIORDINADARIO 22 febbraio – 4 marzo 2022

di Ennio Abate

 

22 febbraio

Leggo su FB  nella pagina di Brunello Mantelli: « La decisione di Putin di considerare annullati gli accordi di Minsk (Minsk II) è gravissima. Sebbene non attuati da entrambe le parti (Russia ed Ucraina, ancorché firmatari) quegli accordi rappresentavano una cornice negoziale entro cui aprire trattative. Il riconoscimento unilaterale delle Repubbliche separatiste del Donbass e l’invio ufficiale di truppe russe al loro interno sono pressoché sinonimo di guerra. Che poi sia la coda (il Donbass) che muove il cane (la Russia) o viceversa è sicuramente materia di riflessione, attuale e ancor più futura, ma allo stato una qualche reazione dura da parte di Usa + UE mi pare del tutto indispensabile. Sgradevole da dirsi e da pensarsi, ma non mi pare esistano alternative, ora. L’unica, fragile, via, per riaprire un qualche dialogo con Mosca è qui e adesso reagire con molta durezza. Con tutti i rischi che ciò comporterà».
Che prontezza. La presa di posizione non mi piace. Anche perché è immediatamente corredata  da insulti sprezzanti  nei confronti dei primi commentatori che la criticano e vengono accusati – a freddo e senza argomentare –  di essere dei Quisling, dei Pavolini, dei Pétain.  Evito di commentare. Continua la lettura di Guerra in Ucraina. Prese di posizione (10)

Guerra in Ucraina. Prese di posizione (8)

Questo articolo mi pare ottimo (e disperato)…[E. A.]

L’Europa nel gorgo dei nazionalismi (qui)

Il revanscismo russo rientra in una vicenda storica iniziata nel 1914, che il comunismo non è riuscito a interrompere

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