
di Ennio Abate
dissimulava
sdegnata dai suoi inquisitori reclami
sfuggiva piangente dentro siepi di donne
e s’imprigionava a sera
nella stanza da letto
meticolosa lettrice ma d’altri amori
e solitudini
spegnendo anzitempo la lampada
ché l’occhio – (di lui o di chi?) –
non trattenesse il cambiamento già tante volte
scrutato
ormai disponeva all’astuta buonanotte
il suo corpo inaccessibile
finché non s’abbatteva nel sonno anche quello di lui
che caldo d’un desiderio improvviso e pazzo
sollevava ancora maree
ma di fredde domande
non giungevano alle sabbie dormienti di lei
annaspavano nel suo, non più nell’umidore di lei
e si ritiravano
lei ogni maschile abbraccio aveva sfracellato
e per pietosa finzione lo allontanava
soltanto dagli scogli suoi più taglienti
non ridente in fiabe o in miti saggia
non adagiata sul dorso del centauro
brutto di pelo e madido di sudore il di sotto cavallino di lui
sprofondava in un mare coperto di silenzi
(9 agosto 1985 / 10 giugno 2025)