Su “Il giardino dei cosacchi”

di Paola Del Punta

Il giardino dei cosacchi di Jan Brokken è la storia dell’amicizia fra il barone  Alexander von Wrangel  e  Fedor  Dostoevskij. L’autore dice “di essersi calato nei panni del barone Alexander von Wrangel per penetrare  più a fondo nel cuore di questa storia realmente accaduta”. I riferimenti a documenti, lettere, diari testimoniano la veridicità della storia ma al tempo stesso l’autore confessa di aver colmato lui varie lacune e aggirato certe reticenze dovute a censura o discrezione; e però senza per questo aver alterato la sostanza dei fatti.

Il libro si apre con qualche accenno al carattere della nobiltà tedesco-svedese a cui appartiene il barone Alexander von Wangler , nobiltà non molto popolare in Russia e i cui appartenenti ricoprivano spesso cariche diplomatiche  o amministrative presso lo Zar. Nelle prime pagine viene rievocata in modo conciso e vivace l’atmosfera culturale a Pietroburgo dopo la rivolta decabrista, e vengono presentate le idee rivoluzionarie che arriveranno dalla Francia  dopo il ’48  e infiammeranno i giovani intellettuali e letterati russi, che nei loro circoli  leggevano racconti o articoli sull’ingiustizia sociale,  infine l’arresto di Dostoevskij e la farsa  della finta condanna a morte  dei cospiratori architettata dallo stesso Zar Nicola.

Il barone Alexander e Dostoevskij si incontrano in Siberia, dove il primo uno è inviato volontario come procuratore degli affari statali e penali e il secondo l’altro sta scontando la condanna a rimanere soldato a vita dopo aver scontato quattro anni di lavori forzati. Tra i due si sviluppa a poco a poco un  forte legame di amicizia. Scoprono di avere anime simili e simili sono anche le loro storie amorose. Il barone Alexander ci fa entrare nell’intimità dello scrittore, ci racconta i suoi amori ossessivi, la scrittura frenetica, le gravi crisi epilettiche; e  non possiamo non riconoscere in questi suoi racconti alcuni personaggi  ed eventi dei romanzi  dello scrittore E, quando  Dostoevskij scriverà una lettera prima  per lo Zar in cui riconosce la sua colpa e poi una poesia in occasione della sua morte sperando in una grazia,  il barone comprende le ragioni del l’amico e lo difende dalle accuse dei suoi detrattori.  Non solo,  si impegna nella lotta per farlo liberare dalla condanna all’esilio in modo che possa poi pubblicare. “Io avrei problemi senza di te . Non solo sei un essere umano eccezionale e uno splendido amico: finché non ricevo la grazia non ho vie d’uscita, e tu sei l’unico amico influente che possiedo qui. Senza di te sono perduto……..”

 La descrizione dei paesaggi, della vita sociale in Siberia e del carattere dei suoi abitanti sono una parte interessante del libro, si raccontano viaggi attraverso la steppa , sui monti Altai, gli incontri con gli abitanti di terre lontane.Belle sono le descrizioni del giardino dei cosacchi dove i due amici passano il tempo d’estate in lunghe conversazioni, coltivano fiori e ricevono le signore del luogo.”Il giardino dei cosacchi era in piena fioritura, i meravigliosi ranuncoli, anemoni, garofani e violacciocche formavano un quadro che nessun pittore dei dintorni avrebbe potuto immaginare…..A Semipalatinsk non si erano mai visti fiori….Tanta gente veniva a vedere la nostra infioritura.

Come la fine di tutte le amicizie anche quella  tra il barone Alexander e lo scrittore Dostoevskij ha un sapore amaro, ma non voglio raccontare  gli eventi che portano i due a un allontanamento e poi all’indifferenza . Con uno stile fluido e scorrevole l’autore ci fa entrare nel rapporto di amicizia tra due uomini che, pur in condizioni diverse, si trovano a vivere in una terra desolata ma soprattutto ci racconta attraverso lo sguardo del barone Alexander la grandezza di Dostoevskij .

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