Da “Appunti precolombiani”

di Guido Galdini

 per giorni e giorni d’assedio la città
 era vissuta immersa nel frastuono,
 tamburi, strepiti, trombe di conchiglie,
 urla e lamenti di chi, per combattere,
 non aveva altre armi oltre alla voce 
 ma allorché Quauhtemoc (1) 
 si consegnò agli invasori
 cadde un silenzio improvviso e totale:
 circondato da secoli di rumori
 quel silenzio non s’è ancora interrotto.
 
 
 
 
 *
 
 
 
 
 i Mixtechi, (2) il popolo delle nubi,
 riuscivano a comprendere la lingua
 fino a circa sessanta chilometri da casa,
 la distanza che era data percorrere,
 a piedi, in due giorni di viaggio:
 il limite dell’altrove era segnato
 in modo indelebile dalle impronte
 
 
 per noi che abbiamo perduto
 la consuetudine della strada
 ogni centimetro è diventato incomprensibile.
 
 
 
 
 *
 
 
 
 
 quando ad Hatuey, un cacicco  (3) di Cuba,
 prima del supplizio proposero di convertirsi
 per ottenere il suo posto nel cielo,
 chiese loro se il cielo era il luogo
 dove vivono, dopo morti, gli spagnoli
 
 
 ricevuta una risposta affermativa
 dichiarò che preferiva l’inferno:
 anche in tema di paradiso,
 quando si entra propriamente nel merito,
 le opinioni finiscono per divergere.
 
 
 
 
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 tutti i popoli conquistati e raccolti
 sotto il giogo dell’impero del sole  (4)
 pare non fossero
 del tutto grati del proprio stato di sudditi;
 accolsero quindi il manipolo d’invasori
 come Dei sopraggiunti
 per offrir loro la liberazione
 
 
 più intricato fu poi chiedere ad altri Dei
 di liberarli dagli Dei liberatori:
 ma tutto questo non fa eccezione
 all’uso promiscuo, che si fa ovunque nei tempi,
 della perenne parola libertà.
 
 
 
 
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 la notte combattevano soltanto a luna piena
 perché l’oscurità non li potesse nascondere
 
 
 alla caduta del comandante si disperdevano
 come uno sciame al soccombere della regina
 
 
 al tempo della semina del mais
 abbandonarono l’assedio di Cuzco,(5)
 era più urgente
 la battaglia che li attendeva nei loro campi
 
 
 d’altra parte, nello Yucatan (6) le guerre
 iniziavano a ottobre, dopo avere concluso
 tutti i lavori agricoli della stagione
 
 
 la civiltà che gli abbiamo portato
 è riuscita finalmente a distoglierli
 da queste ingenue abitudini primitive.
 
 
 
 
 *
 
 
 
 
 la comparsa davanti all’Inca
 di qualsiasi suo suddito, generale o bracciante,
 era regolata dal seguente cerimoniale:
 doveva presentarsi umile e scalzo,
 tener gli occhi bassi,
 e avanzare con un peso sulle spalle
 per mostrare a se stesso le fatiche
 da mettere in conto nel cammino verso il potere,
 se mai l’avesse colto la tentazione
 di perseguire questa estrema futilità.
 
 
 
 
 *
 
 
 
 
 la scellerata libertà di vivere
 che Vespucci condannò nei nativi,
 ci reca ancora un costante imbarazzo
 ovunque ritroviamo le sue tracce;
 occupàti a cercare sempre l’uguale
 il diverso è un’abitudine da scongiurare.
 
 
 
 
 *
 
 
 
 
 i maestri maya che firmavano i loro vasi
 non lo facevano per vanità ma per scrupolo;
 ad esempio, Aj Maxam, dipingendo il suo nome
 sul Vaso dei Fiori dell’Anima,
 dove esili, incerti, bruni gigli
 galleggiano nell’oltremondo
 in un mare di candidi flutti,
 si premuniva di ricordare a noi tutti
 che, se è un nume a guidare le onde,
 è sempre un uomo che ne registra le oscillazioni.
 
 
 
 
 *
 
 
 
 
 al grand’Inca non era concesso
 d’indossare due volte la stessa veste:
 appena smessa la consegnava ai suoi servi
 perché fosse all’istante distrutta,
 o donata ad un suddito
 meritevole di ricompensa
 
 
 riflettiamo su questa
 irreparabile perdita:
 nella sua onnipotenza non poteva
 nemmeno permettersi di possedere
 il proprio maglioncino preferito
 
 
 quello blu.
 
 
 
 
 *
 
 
 
 
 per i Panare  (7) del Venezuela
 Dio non può essere
 ringraziato, implorato o temuto,
 ma soltanto festeggiato
 
 
 questo spiega la nostra tristezza
 che non si spiega come si possa evitare
 di far ricorso, per la stesura di un contratto,
 a un prontuario di tristezze condominiali.
 
 
 
 
 *
 
 
 
 
 il vecchio di una comunità spagnola
 rimasta esclusa per secoli
 nella foresta intatta del Petèn,
 ma ormai raggiunta dalla civiltà,
 accende una sigaretta a Felice Bellotti, (8)
 gli offre il fuoco da un antico acciarino
 e gli propone tutta la sua amarezza:
 “non ci mancava niente prima,
 e adesso cominciano a mancarci troppe cose”
 
 
 nel contatto con le genti nascoste
 non offriamo oggetti ma assenze:
 il desiderio è la merce di maggior pregio.
 
 
 
 
 *
 
 
 
 
 ovunque era il diavolo di cui andavano in cerca
 nei loro passi verso la redenzione;
 tutto era diavolo, ciò che non capivano,
 o che capivano con sicurezza eccessiva
 
 
 quando si danno troppe risposte esatte
 non è costume scegliere le più serene:
 c’è un diavolo alla fine di ogni percorso di comprensione.
 
 
 
 
 *
 
 
 
 
 cosa resta quando tutto è finito,
 cosa resta quando niente rimane
 
 
 l’ombra esatta nel taglio di uno sguardo
 che ci fissa mentre spariscono gli occhi,
 l’indomabile azzurro che non ha
 nessun cielo da cui estrarre la sua luce,
 l’eternità domestica e temeraria
 delle pietre accostate senza perfidia;
 ciò che attingeva alle bufere dell’estasi
 ora si attarda nelle paludi per scomparire
 
 
 ma quando non avremo più scrupoli
 a travestire da provvisorio anche l’immortale,
 ed il ricordo si sarà fatto cenere
 di tutta l’ombra sottratta allo splendore,
 rimarrà solamente il dolore
 scompigliato e raccolto
 lungo i passi di mille Potosì:
 (9)
 nulla mai lo potrà contenere
 per quanti secchi avremo cura di sommergere,
 nulla mai lo potrà cancellare
 per quanto oblio verseremo sulle pupille.
 
 
 
 
 
 NOTE
 
 
 Quauhtemoc
 – Ultimo sovrano azteco nella disperata difesa di Tenochtitlan (l’odierna città del Messico). 
   
 Mixtechi
 – Popolazione precolombiana del Messico sudoccidentale, di grande abilità artigianale, segnatamente nel campo dell'oreficeria. 
 
 
 Cacicco
 – Capo di una comunità tribale del centroamerica, termine che fu successivamente esteso ad altre regioni del continente 
 
 
  Impero del sole
 – Nome che comunemente indicava l’impero inca 
 
 
  Cuzco
 – Capitale dell'impero inca, in Perù, a tremila e quattrocento metri di altitudine, tuttora popolata da circa trecentocinquantamila abitanti. 
 
 
 Yucatan
 – Penisola del Messico meridionale, dove fiorì la tarda civiltà maya. 
 
 
 Panare 
– Popolazione del Venezuela meridionale che abita il bacino dell'Orinoco. 
 
 
 Felice Bellotti
 – Scrittore novecentesco, autore del volume di impressioni di viaggio “Terra Maya”. 
 
 
  Potosì
 – Località delle Ande boliviane, a più di quattromila metri d'altezza, dove fu scoperta la maggior miniera d'argento del Nuovo Mondo, sfruttata per alcuni secoli, a prezzo di infinite perdite umane tra i nativi, costretti all’estrazione del metallo in condizioni inenarrabili. 
 
 

1 pensiero su “Da “Appunti precolombiani”

  1. …trovo moto belle queste poesie di Guido Galdini con il loro andamento lento, amaro-ironico e riflessivo. A testimoniare come occorra andare a ritroso nel tempo per rintracciare barlumi di civiltà

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