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Poesia e critica della poesia

“Composita solvantur” 2024*


di Ennio Abate

I guerrafondai strepitano.
Ovunque va il loro Verbo di Guerra.
Homo homini lupus, nessuna tregua.

Le nostre verità
non siamo riusciti a proteggerle.

Ceneri di Gramsci.
Ceneri della Sinistra.
Ceneri dell’umano.

Le invettive non diventano più pietre.
I barbari hanno già distrutto
ciò che non andava distrutto.

Non giochiamo con le parole
fratellanza, solidarietà, umanità.

Gli appunti del vero
conserviamoli
in posti sicuri delle nostre menti.

*Composita solvantur (1994) è l’ultima raccolta di poesie pubblicata in vita da Franco Fortini

** Nella foto due dei sette operatori umanitari di The World Central Kitchen uccisi in un attacco aereo israeliano che ha preso di mira il loro convoglio a Deir al-Balah

Su rinascite, storia bugiarda e viltà non più nociva

Armand SÉGUIN (1869-1904)



di Gianfranco La Grassa (Franco Nova)

RINASCEREMO GIA’ MORTI
 
Scorrono le lunghe nuvole
e vestono d’antico lignaggio
giovani e vecchi d’epoca che fu.
Le donne corrono nei laghi
e ne sfiorano solo la superficie,
coprono le onde una ad una
fingendo la presenza femminile.
Il Sole approva gongolante,
le stelle accusano d’antifemminismo,
l’insensatezza prevale superba.
Solo gli animali sono ragionevoli,
gli esseri umani balordi e sciocchi
preparano la loro meschina fine.
Nuovi animali dotati di cervello
stanno preparando la loro regia
che darà senso e durata al mondo.
Noi saremo schiavi e zimbello,
vecchi ricordi riaffiorano e
apriranno il nuovo futuro
dove rinasceranno i morti


 
SPESSO LA STORIA E’ BUGIA
 
Scorrono rivoli di sangue
come quando la tragedia c’è.
Questa rigetta sempre il rifiuto
e lo confina nei sussulti di paura.
Improvviso lo sbocco di rosso
investe la viltà e la mostra
per quello che è nell’Uomo;
e vengono avanti i coraggiosi
per quanto poco lo siano in verità.
I diabolici con spesse maschere
sembrano i reali miti del coraggio,
falsi e bugiardi pur se creduti
da masse nude di sapere.
Sembra una reale storia ma
in un attimo avanza l’inganno.
Passano anni e tornano gli eroi,
che non servono più a nulla
mentre oggi crepano gli umili
e portano in vetta i grand’uomini,
circondati da falsi imitatori
creduti dei gloriosi sopravvissuti.





VIVANO PURE MA INNOCUI
 
I nuovi fiumi scorrono memori
dell’inconsistenza dell’Uomo,
eppure rumorosa e prepotente
nel fingere che sia lui il mondo.
In effetti questi animali pesano
rovinosamente sulla Terra e
la trascinano fuori dall’Universo.
Nel vasto luogo non compreso
violenti s’odono scrosci d’acqua
mentre lontane sono le stelle,
consce della loro brillantezza
tesa a distruggerne ogni altra.
Il Cielo azzurro è neutrale
nel modo speciale di quei falsi
personaggi solo tesi all’inganno
per prevalere e distruggere
tutto il bello del nostro mondo.
Agiremo senza requie e pietà
per relegare tutti quei vili
in canali privi d’ogni sbocco.
Vivranno ma senza prospettive,
tutte dedite a noi soltanto.

Poeti pavoni di tutto il mondo, frammentatevi!

di Ennio Abate 

«Oggi la sua [della poesia ] complessità crescente e le sue criptiche, imprevedibili e disseminate tradizioni, ne fanno una straordinaria e incomprensibile coda di pavone che sempre meno esperti riescono a apprezzare, perché la tradizione non è più unica e condivisa, ma segmentata sempre più» (Tommaso Di Dio)

Ma perché, dai! Se è dagli anni 70 –
quando Berardinelli vide «l’astro esploso»
cadde da cavallo e si pentì passando poi al Foglio –
che si ciancia di «tradizioni moltiplicate
esponenzialmente, multimedializzate e ibridate,
in modo talmente vertiginoso e acritico che
nessuno può più pretendere di avere la Poesia»,

perché, perché
i poeti dovrebbero « compiere uno sforzo
di ritorno al testo, di stare sui testi»?

Che s’intestardiscano invece
nella «implacabile lotta per la vita».
Che abbandonino gli ermi colli
(se ci sono mai stati) e bivacchino tutti i giorni
«su social network, YouTube, smartphone ecc.».

Gettino la «carne umana e sociale»
della tramortita Poesia, se ancora respira
in questo Pozzo Nero di Liquami Mondiali.

Che i pavoni del cortile A
soddisfatti come assassini inconsapevoli
ruotino «la fenomenale bellezza delle loro ampie code»
e gridino ai pavoni del cortile B: narcisisti!
E quelli dal cortile B echeggino insistenti: narcisisti !
a quelli del cortile D. E via seguitando …

Che ciascuno sia frammento e continui a frammentarsi,
fondi clan, idioletti e micro-comunità.

Così, morta la Poesia, se ne farà finalmente un’altra.

Nota

Mio commento a Il fraintendimento del reale (QUI)