Archivi categoria: ZIBALDONE POESIA E MOLTINPOESIA
Filippo Nibbi (12 aprile 2024)
Filippo Nibbi (5 aprile 2024). Trittico.
“Composita solvantur” 2024*
I guerrafondai strepitano.
Ovunque va il loro Verbo di Guerra.
Homo homini lupus, nessuna tregua.
Le nostre verità
non siamo riusciti a proteggerle.
Ceneri di Gramsci.
Ceneri della Sinistra.
Ceneri dell’umano.
Le invettive non diventano più pietre.
I barbari hanno già distrutto
ciò che non andava distrutto.
Non giochiamo con le parole
fratellanza, solidarietà, umanità.
Gli appunti del vero
conserviamoli
in posti sicuri delle nostre menti.
*Composita solvantur (1994) è l’ultima raccolta di poesie pubblicata in vita da Franco Fortini
** Nella foto due dei sette operatori umanitari di The World Central Kitchen uccisi in un attacco aereo israeliano che ha preso di mira il loro convoglio a Deir al-Balah
Filippo Nibbi (30 marzo 2024)
Filippo Nibbi (25 marzo 2024)
Filippo Nibbi (21 marzo 2024)
Filippo Nibbi (20 marzo 2024)
Su rinascite, storia bugiarda e viltà non più nociva
Armand SÉGUIN (1869-1904)
di Gianfranco La Grassa (Franco Nova)
RINASCEREMO GIA’ MORTI Scorrono le lunghe nuvole e vestono d’antico lignaggio giovani e vecchi d’epoca che fu. Le donne corrono nei laghi e ne sfiorano solo la superficie, coprono le onde una ad una fingendo la presenza femminile. Il Sole approva gongolante, le stelle accusano d’antifemminismo, l’insensatezza prevale superba. Solo gli animali sono ragionevoli, gli esseri umani balordi e sciocchi preparano la loro meschina fine. Nuovi animali dotati di cervello stanno preparando la loro regia che darà senso e durata al mondo. Noi saremo schiavi e zimbello, vecchi ricordi riaffiorano e apriranno il nuovo futuro dove rinasceranno i morti SPESSO LA STORIA E’ BUGIA Scorrono rivoli di sangue come quando la tragedia c’è. Questa rigetta sempre il rifiuto e lo confina nei sussulti di paura. Improvviso lo sbocco di rosso investe la viltà e la mostra per quello che è nell’Uomo; e vengono avanti i coraggiosi per quanto poco lo siano in verità. I diabolici con spesse maschere sembrano i reali miti del coraggio, falsi e bugiardi pur se creduti da masse nude di sapere. Sembra una reale storia ma in un attimo avanza l’inganno. Passano anni e tornano gli eroi, che non servono più a nulla mentre oggi crepano gli umili e portano in vetta i grand’uomini, circondati da falsi imitatori creduti dei gloriosi sopravvissuti. VIVANO PURE MA INNOCUI I nuovi fiumi scorrono memori dell’inconsistenza dell’Uomo, eppure rumorosa e prepotente nel fingere che sia lui il mondo. In effetti questi animali pesano rovinosamente sulla Terra e la trascinano fuori dall’Universo. Nel vasto luogo non compreso violenti s’odono scrosci d’acqua mentre lontane sono le stelle, consce della loro brillantezza tesa a distruggerne ogni altra. Il Cielo azzurro è neutrale nel modo speciale di quei falsi personaggi solo tesi all’inganno per prevalere e distruggere tutto il bello del nostro mondo. Agiremo senza requie e pietà per relegare tutti quei vili in canali privi d’ogni sbocco. Vivranno ma senza prospettive, tutte dedite a noi soltanto.
Poeti pavoni di tutto il mondo, frammentatevi!
di Ennio Abate
«Oggi la sua [della poesia ] complessità crescente e le sue criptiche, imprevedibili e disseminate tradizioni, ne fanno una straordinaria e incomprensibile coda di pavone che sempre meno esperti riescono a apprezzare, perché la tradizione non è più unica e condivisa, ma segmentata sempre più» (Tommaso Di Dio)
Ma perché, dai! Se è dagli anni 70 –
quando Berardinelli vide «l’astro esploso»
cadde da cavallo e si pentì passando poi al Foglio –
che si ciancia di «tradizioni moltiplicate
esponenzialmente, multimedializzate e ibridate,
in modo talmente vertiginoso e acritico che
nessuno può più pretendere di avere la Poesia»,
perché, perché
i poeti dovrebbero « compiere uno sforzo
di ritorno al testo, di stare sui testi»?
Che s’intestardiscano invece
nella «implacabile lotta per la vita».
Che abbandonino gli ermi colli
(se ci sono mai stati) e bivacchino tutti i giorni
«su social network, YouTube, smartphone ecc.».
Gettino la «carne umana e sociale»
della tramortita Poesia, se ancora respira
in questo Pozzo Nero di Liquami Mondiali.
Che i pavoni del cortile A
soddisfatti come assassini inconsapevoli
ruotino «la fenomenale bellezza delle loro ampie code»
e gridino ai pavoni del cortile B: narcisisti!
E quelli dal cortile B echeggino insistenti: narcisisti !
a quelli del cortile D. E via seguitando …
Che ciascuno sia frammento e continui a frammentarsi,
fondi clan, idioletti e micro-comunità.
Così, morta la Poesia, se ne farà finalmente un’altra.
Nota
Mio commento a Il fraintendimento del reale (QUI)