Segnalazione

Caterina Del Vivo, “Nel vento con le rose”, Angelo Pontecorboli Editore, Firenze, 2022

di Lucia Bruni

“Una storia fiorentina del 1944”, si legge nel sottotitolo. Storia tenera e intensa, realmente vissuta, che vede il destino di due giovani innamorati, Maria Cecilia e Fernando, inghiottito dalla ferocia dei fatti durante l’ultima guerra.

Come talvolta accade nelle favole (ma non è questo il caso), l’autrice trova nel cassetto di una scrivania un pacco di lettere accompagnato da pagine e pagine di un diario; raccontano una fetta di vita della mamma rimasta sempre celata. Una memoria d’amore che nasce e si snoda nell’arco di oltre un anno, dal febbraio 1943 al maggio 1944, spezzata per un tragico epilogo. La accompagnano le note della canzone Ma l’amore no, cantata da un’avvenente Alida Valli e divenuta famosa all’epoca perché legata al film del 1942 di Mario Mattioli “Stasera niente di nuovo”.

Seppure l’eco tetro del conflitto non manchi di farsi sentire, sogni e speranze aleggiano nell’aria per due i giovani, e Firenze sembra ancora avvolta in un clima di ragionevole vivibilità.

“Ieri su ‘La Nazione’ uscì il mio articolo”, scrive Maria Cecilia nel suo diario: sì, Maria Cecilia è una studentessa ventenne sfollata a San Gimignano, con la passione per la scrittura e sarà proprio questa passione a farle incontrare il “suo” Fernando che lavora in quel giornale.

[…] “Penso tanto a te stanotte”, scrive Fernando in una lettera del giugno 1943, “all’allarme, a quello che farai a quest’ora, a quello che accadrebbe se…, speriamo, speriamo di no; Firenze non può venire distrutta, essa rimarrà,  essa vive nonostante tutto. E passeranno i secoli, e lei passerà oltre alla storia, al tempo. Poiché è tanto bella: è tanto cara, stanotte, muta, silenziosa, quasi trepidante sotto la minaccia che forse, stanotte, le verrà dal suo bel cielo stellato.” […]

Da niente fu sconvolta Firenze quella notte, sarà invece la notte del 23 maggio 1944 che vedrà stroncare la vita di Fernando.

Si leggerà su “La Nazione” del 25 maggio 1944:

“Un lutto. In seguito a un tragico incidente, è morto martedì, all’età di 23 anni,  lo studente Fernando Scarselli, che per diverso tempo fece parte del nostro giornale.” […] “Alla desolata famiglia inviamo le nostre più vive condoglianze.”

Il tragico incidente, come verrà fuori dalle indagini e dalla sentenza della Corte di Assise di Firenze del 21 febbraio 1946, era stata l’arma di un “solerte” fascista.

Dunque il libro, oltre a raccontare di un amore vissuto intensamente è anche un modo per ripercorrere alcuni momenti significativi dei trascorsi di Firenze e presentarceli senza il velo della metafora.

La penna di Maria Cecilia penserà a confermarlo.

[…] “A Firenze, agosto ’44.”, si legge fra le sue pagine di memorie, […] La notte si gira per la casa a lume di candela, svegliati di soprassalto da qualche cannonata e dalle bombe che cadono più lontano. Poi una notte i ponti saltano, si vede dal tetto della casa lo spettacolo tragico e incredibile. Siamo al centro della bufera, io meno degli altri ho la coscienza di quello che è la realtà e di quello che sarà.”

Pagine di una eredità preziosa queste, che ancora una volta confermano l’importanza di conservare memoria viva della nostra storia.

3 pensieri su “Segnalazione

  1. Cara Lucia

    le tue parole arrivano all’anima e ai ricordi di chi era presente e ci ha narrato quei giorni.
    Sono tutti morti ; rimane Firenze , con le sue strade e i suoi sussurri. Lasciamo stare la bellezza : é un altro argomento e le biblioteche del mondo non sono sufficienti a descriverla. Questo breve amore che poi dura tutta la vita è una stagione , la più bella e la più disperata e il desiderio di conoscere i due giovani diventa necessario attraverso la tua scrittura

    1. Grazie carissima Elisabetta,
      il tuo commento aggiunge suggestione all’atmosfera che si respira nel libro dando nuovo vigore alla storia.
      Grazie ancora

  2. Grazie carissima Elisabetta,
    il tuo commento aggiunge suggestione all’atmosfera che si respira nel libro dando nuovo vigore alla storia.
    Grazie ancora

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