di Donato Salzarulo
Per molti anni ho rivolto alle scuole di Cologno un progetto di didattica della poesia intitolato «Toccata e fuga».
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“Il dizionario è sempre lì, sul mio tavolo, avvolto da un foglio traslucido consumato […]. Lo sto fotografando. E’il Nuovo Larousse classico, ‘dizionario enciclopedico’. Mi ha fedelmente e molto servito. La mia lingua (il francese) a volte un po’ desueta – mi dicono -gli deve moltissimo e ne ono fiero…” (Jean-Charles Vegliante)
* In copertina. Fausta Squatriti, “La strage degli innocenti: con rose bianche e triglia” – 1997 (particolare)
di Federico il Suggeritore Continua la lettura di Fediverso. Note per i viaggiatori
Care amiche e cari amici,
il 20 gennaio uscirà questo mio libro.
Potete acquistarlo o farmi un complimento e basta. Buone cose
Ennio
P.s.
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di Pat Carra
Una riflessione di Pat Carra pubblicata su Aspirina parigina nel gennaio 2015 su segnalazione di Marcella Corsi
È paradossale che una rivista satirica sia diventata la bandiera della libertà nelle mani del potere costituito. Non si addice al nostro mestiere la retorica eroica e pomposa, che è al contrario l’oggetto delle nostre sfide. Eppure il primo effetto della tragedia di Charlie Hebdo è stato un fall out di retorica, cioè di menzogne. Dalle pagine dei fumetti ci si ritrova scaraventati sulle pagine della parata militare maschilista e della onnipotenza democratica.
La narrazione è falsa: come se Don Chisciotte, creato da Cervantes in carcere, si trasformasse in bandiera dei Crociati invece che restarne l’alter ego satirico. Come se il re incoronasse il buffone, il patriarca si affidasse alla donna che ride, l’inquisitore santificasse la strega. Come se non ci fosse più niente da ridere.
La storia non funziona così.
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di Angela Villa Continua la lettura di Musica a Villa Mirabello
di Angela Villa
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di Nevio Gambula
Il poeta Artaud, l’attore, il regista, il visionario, rivive attraverso un racconto delirante la sua esperienza di vita. Nove anni passati in manicomio, subendo ogni forma di violenza fisica e psichica, in un mondo dove si aggirano medici implacabili e funziona-ri di una società che lo rifiuta, spietati e disumani. È la storia di un soggetto scorticato vivo, invaso da fantasmi e costretto dentro una cella buia e spoglia che lo rende invisi-bile; gli effetti dell’elettroshock attraversano il suo monologo interiore, come i residui di un incubo. Il suo linguaggio è infatti aspro, a tratti lancinante; dalla sua bocca sprigiona qualcosa di straziante, brandelli di parole, frasi sconnesse, confusi ricordi, propositi di rivolta. La costante presenza della malattia e dell’allucinazione rende il suo racconto informe, pieno di crepe, mentre la parola è masticata con rabbia, distorta, restituita da una voce sempre più demoniaca, da posseduto. Ed è proprio la voce a suggerire l’affanno di un uomo che cerca, nella violenza della sua condizione, uno scatto che lo liberi dalla prigionia.
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