Sulla guerra in Ucraina. Rileggere, rileggersi (1)

Riordinadiario del 4 aprile 2022

di Ennio Abate

Senza un ordine preciso rileggerò e selezionerò le cose scritte da vari autori (quasi tutti incrociati su FB) sulla guerra in Ucraina dal momento del suo scoppio (la mia prima reazione del 23 febbraio 2022 qui). Questo è il primo appunto.

Così il titolo de Il Fatto Quotidiano: STRAGE DI CIVILI Un massacro: fosse comuni ed esecuzioni a nord di Kiev. Bruxelles vuole Mosca alla Corte dell’Aja. Zelensky: “È genocidio”

Commenti del 4 aprile su FB sulla strage di Bucha. Non mi convince l’unilateralità di chi parla negativamente soltanto di una Ucraina che, sostenuta dall’Occidente, conduce una campagna di guerra psicologica vastissima, abile, pervasiva. E la Russia, l’altra parte? Non fa anch’essa  guerra psicologica con caratteri  simili? E ipotizza – ma astrattamente, in teoria –  che possa essere accaduto che «una compagnia russa abbia perso la testa». Non escluderei – cosa su cui, però, non ho prove o certezze –  che «vi sia una intenzione del comando russo di ricorrere sistematicamente al terrore». E non mi soddisfano gli argomenti teorici: «a) non è nell’interesse russo b) se ve ne fosse la volontà, i russi sarebbero già ricorsi ai bombardamenti terroristici sulla popolazione civile, ciò che si sono ben guardati dal fare». M’insospettisce (non mi sorprende più) anche la posizione opposta, quella schierata contro Putin e la Federazione russa. Cosa nasconde quell’ironia sprezzante di chi parla di un generico « circo barnum del “pensiero magico”» riferendosi a tutti quelli  – me compreso – che si mostrano prudenti  o scettici  verso le interpretazioni degli schieramenti ormai accanitamente contrapposti. O vorrebbero una documentazione più attendibile  anche di questa strage. Userebbero – che  interpretazione maligna e caricaturale! – argomenti squalificati o inconsistenti.  Del tipo: « a dittatura è qui e ora, siamo sommersi da fake news, la censura ci emargina e reprime, chi gestiva la pandemia gestisce ora la guerra» .

Sulla pagina di B. , in una traduzione che mi  pare opinabile,  Dugin  viene indicato come il teorico ispiratore di Putin: « La spinta di Putin a sottomettere gli ucraini deriva dalla visione di Dugin di una “Grande Russia” restaurata, un progetto che comprende “non solo gli Stati baltici ma l’intero ex blocco socialista».  E questo  progetto viene giudicato – con un trasparente sentimento di appartenere a una civiltà superiore – soltanto  «una forma più arcaica (anzi non capitalista) di imperialismo che ricorda fortemente quello che Hannah Arendt chiamava “imperialismo continentale”».

Una simile alterigia eurocentrica (e quasi razzista) ritrovo in un commento persino di R.S., di cui pure ho stima. È preoccupato e allarmato dalla vicinanza a Putin di Serbia e Ungheria. Vorrebbe che l’Ungheria fosse espulsa dalla UE. Mi sorprende negativamente la sua svalutazione della cultura russa: «in realtà quel che amiamo sono una decina di scrittori e altrettanti musicisti più cinque o sei cantanti d’opera e registi, non di più». Pesante è  il suo giudizio sulla storia della Russia: « la Russia, da quando è apparsa sul palcoscenico della storia, è stata ininterrottamente teatro di espansioni, conquiste violente, persecuzioni poliziesche e orribili forme di miseria». Che, invece, in altre parti del mondo, non si sono viste, vero? E ancora: «La Russia è la sola, tra le regioni del mondo che creano casini e disastri, a non essere mai stata colonizzata da altri paesi europei. Al contrario, è lei che ha invaso, annesso, colonizzato e brutalizzato tutto quel che si trovava ad avere ai bordi. Quel che ha combinato e combina fuori di casa, quindi, non può essere attribuito a desiderio di risarcimento o di rivalsa. È proprio e solo il loro impulso espansionistico che spinge». Riprende poi persino la notizia (risultata falsa o travisata) che «il battaglione che ha fatto orribili stragi di civili a Busha proveniva, a quanto pare, “dal villaggio di Knyaze-Volkonskoye, nel territorio di Chabarovsk, oltre la Cina e la Corea del Nord” (Corriere della Sera).». E pare condividere la rottura in via definitiva di ogni possibile contatto con un mondo sociale e politico che giudica irrimediabilmente barbaro:« In che senso questa è Europa? I soldati cinesi che hanno fatto massacri a Busha sapevano da che parte del mondo si trovavano? Sapevano che cosa sono gli europei? che cosa è il Cristianesimo?».

Ripenso a Bloch, a Fortini, a Bodei, che parlavano di compresenza di tempi diversi nella storia umana. Andare a ripescare le citazioni? Non ne ho quasi più voglia.  Se gli schieramenti si sono cristallizzati così chi vuoi che accetti di riflettere su cose “complesse” in tempi di guerra?[1]

 

 

Nota

[1] E tuttavia un link lo metto:
https://www.iisf.it/index.php/istituto/archivio-storico/remo-bodei-strutture-temporali-e-dimensioni-storiche-in-ernst-bloch-1802.html

Remo Bodei, Multiversum. Tempo e storia in Ernst Bloch. Il confronto di Bloch con la tradizione filosofica da Platone a Heidegger, Bibliopolis, Napoli 1979

La lezione affronta il tema dei dislivelli spaziali e temporali nell’opera di Ernst Bloch. Prendendo le mosse da «Piccola città», saggio contenuto in Eredità di quest’epoca, Bodei introduce le radici teoriche del concetto blochiano di multiversum. La molteplicità temporale della città trova infatti una significativa corrispondenza con il sostanziale anacronismo (che traduce qui il tedesco Ungleichzeitigkeit) dei ceti medi impoveriti della Germania immediatamente pre-nazista, in cui l’ideologia nascente fa leva su un passato non elaborato. Bloch ne conclude che la storia è un intreccio di linee temporali, individuali e di classi sociali, in cui il passato non permane nel futuro solo nella forma di una eredità positiva, ma anche come decadenza e tensioni inespresse. Nella proposta blochiana dell’attimo, Bodei rileva la crasi tra le due maggiori tradizioni filosofiche sulla temporalità: vi è infatti in Bloch coincidenza tra tempo dell’anima e tempo del mondo. Lo spazio riemanniano fornisce a Bloch il modello per elaborare ulteriormente la teoria del multiversum: il tempo di Bloch non si articola infatti lungo una unica serie, ma coincide di volta in volta con l’ordine della successione della pluralità dei tempi nei diversi modi in cui questo si dà. La posizione di Bloch di un tempo elastico e trasformabile per contrappunti ha il compito di convogliare la serie dei tempi naturali in un quadro unitario che deve rendere giustizia alla ricerca delle diverse strade per la transizione verso una civiltà nuova.

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