Tre movimenti

di Cristiana Fischer

1. PANTEISMO
 
Quanto andiamo lontano?
come Achille e la tartaruga
e il suono dalla  sorgentee lo specchio dall'immagine
e il punto dall'unico infinito si stacca
e riappare nella sua unità.
 
Causa, principio ed uno sempiterno,
Onde l’esser, la vita, il moto pende,
E a lungo, a largo e profondo si stende
Quanto si dic’in ciel, terr’et inferno;
Con senso, con raggion, con mente scerno
Ch’atto, misura e conto non comprende
Quel vigor, mole e numero, che tende
Oltr’ogn’inferior, mezzo e superno.
Cieco error, tempo avaro, ria fortuna,
Sord’invidia, vil rabbia, iniquo zelo,
Crudo cor, empio ingegno, strano ardire
Non bastaranno a farmi l’aria bruna,
Non mi porrann’avanti gli occhi il velo,
Non faran mai che il mio bel sol non mire.


Non lo so, se Giordano Bruno abbia introdotto il Dio-padrone del mondo cattolico per dare un nome all'Uno Tutto e così tutelarsi rispetto ai sospetti e alle accuse che già lo inseguivano.       "Cossí si magnifica l'eccellenza de Dio, si manifesta la grandezza de l'imperio suo: non si glorifica in uno, ma in soli innumerabili: non in una terra, un mondo, ma in diececento mila, dico in infiniti. Di sorte che non è vana questa potenza d'intelletto, che sempre vuole e puote aggiungere spacio a spacio, mole a mole, unitade ad unitade, numero a numero."
La sua visione di una materia-vita che anima gli infiniti mondi “l'intima anima, che comprende ed è in tutte le cose” non richiede però un Dio persona: "quando diciamo Dio primo principio e prima causa, intendiamo una medesma cosa con diverse raggioni; [...] Diciamo Dio primo principio, in quanto tutte cose sono dopo lui, secondo certo ordine di priore e posteriore, o secondo la natura, o secondo la durazione, o secondo la dignità. Diciamo Dio prima causa, in quanto che le cose tutte son da lui distinte come lo effetto da l’efficiente, la cosa prodotta dal producente.”[1]

Mio dio unico impossibile eppure
anche unica forma che comprende
la risposta a domanda incomprensibile
alla domanda ineludibile
sopra di noi, eterna, noi eletti,
rivolta a chi divino nominiamo
senza risposte mai
se non contrasti
alla sorte terrena che ci inchioda.

 
 
2. LA REGOLA NECESSARIA
 
Così Immanuel Kant nella Critica della ragion pura, consapevole che ancorare il reale a una originaria ragione irraggiungibile non produce conoscenza del mondo: si tratta della "regola che, per quanto io possa procedere a questo modo nella serie ascendente, devo sempre cercare un membro superiore della serie, sia che poi questo mi possa esser noto per esperienza, sia che no.”
 
Come fosse sempre reale
e non possibile ideale il mondo unico
reale tra i possibili incarnati
tra i vivi compatibili
e mai arresi agli invisibili. 
 
In altro modo, cioè con una logica interna al discorso, si sostiene la prova ontologica dell'esistenza di Dio. Spinoza nell'Etica: "Dio, ossia la sostanza che consta di infiniti attributi, di cui ognuno esprime eterna ed infinita essenza, necessariamente esiste." L'infinità è un concetto che non ha necessaria portata reale, come per inciso ha precisato Carlo Rovelli in un suo video: "in questa immensa sterminata nuvola di galassie, infinite... Forse finite, ma talmente tante che per noi è come se fossero infinite".
Sostanza, essenza, attributi sono termini eredi di una lunga tradizione filosofica e teologica, sappiamo cosa significano in rapporto agli scritti dei pensatori che ne hanno trattato ("la stessa cosa sono il pensare e la cosa pensata”[2]**), tanto che il loro senso è diventato per noi patrimonio comune, ma non indicano una qualche realtà effettiva in sé, sono piuttosto attrezzi operativi per noi.
 
chi sa quell'improvvisa risorgenza
che mette a terra le parole
di una confusa preveggenza
è una dimensione una misura
dell'interiorità che è superficie
e varia il piccolo confine che ci accosta
al nulla della specie.
Non ha unità il dio che ci raccoglie
non l'impianto religioso che ci avverte
del legame: è la miscredente
dell'oggi mia ideologia.
Dio assurdo che abiura
i segnali e il vuoto immenso
riempie di materia.
 
Sono troppo pochi
i creatori di musica e poesia
e di colori e forme che ci incantano
ne ho bisogno per vivere e non trovo
che aprano il presente alla speranza
di un mondo che procede
- e dove va? - verso dio che non esiste.
La nostra razionale proiezione
ristretta ai vizi dell'umanità invece che
all'esistenza universale, all'essenza del mondo
che non ha ragione di esistere che per la nostra ragione
come fossimo un sogno, l'immagine
di esistere in imperi inconoscibili di esistenze infinite
immemorabili di cui siamo
propaggini insensibili incoscienti
di tanta profonda immensità
incomprensibile.
Coltiva il nulla e arrenditi
alla tua fine irresponsabile.
 
"Vergine madre figlia del tuo figlio" (Paradiso, canto 33) così volteggiava Dante tra i paradossi, per congiungere Regno Celeste e mortale incarnazione.

 
 
3. ANCHE UMANO E MORTALE
 
Ancora nuovi ci purifichiamo
nell'attesa eterna della santa
eternità che – spiriti partecipanti - ci ammalia col profumo
di astratta immemorabile unità. Nel tutto
noi anime disperse
come ciottoli d'acqua non erosi
 
durare
La vita comune tra i due sessi e le diverse età
comporta tolleranza e accettazione
di peli sangue merda catarro e deiezioni
e piaghe infette e cure e amputazioni
in debordante lunga esistenziale
durata
per pensare all'estenuante
potenza di resistere. Se invece
altra vita ci aspettasse 
eterna
durare in materiale sfacimento
ci inchioda a interrogare la domanda:
se tutto è qui durare è un godimento
se tutto sbocca altrove
durare, se hai capito, è sfinimento
anelito e speranza di un divino
supporto nel conoscimento.
 
Sarà equilibrio tra la ossi
ficazione petrosa dei tessuti e ammorbi
dimento degli organi sanguigni
e il cervello di astratta materia
neurologica e spinale indirizzato
a mantenere vivo quell'orpello 
spirituale che scommette bastardo
che infinito dio è anche umano e mortale.
 
forse non siamo naturali interamente
forse estranei o doppi appartenenti
a natura speciale o un difetto
un inciampo inconcludente di una specie di ordine impensato
di una natura che non ha di suo
nessun ordine assegnato
da chi per quale forza o che pensiero
e la nostra eccezione è un mistero
che a nulla mai si appiglia
 
Un passato gelato e lontano
tra menzogne e abbellimenti
mentre il conflitto estremo sopravvive
si dispone in forze sconosciute: non è
pace non è convivenza non è offa di sopravvivere
pagata a parte offesa è acqua
che tutto invade e scioglie.
Tutto è bagnato saranno
milioni di foglie che trasmettono
l'acqua dal cielo e del bosco.
Vivo sulla Terra dove sempre mai
si affolla beatitudine celeste
in speranza di altro immaginare.
 
sulla crosta terrestre inferno a cui
fuoco vulcanico impedisce
ogni raggiungimento
piove che dio la manda:
il dio dei fulmini e del cielo
tempestoso. Nessuno allargherà la prospettiva
calata sulle terre nell'impresa 
di sollevarci al temporale cambiamento
 
nec praeteritum tempus umquam revertitur ***[3]
 
 

Note

[1] La poesia e le successive citazioni di Giordano Bruno sono tratte da De la causa, principio et uno e da DE L'INFINITO, UNIVERSO E MONDI. 
[2] Parmenide, Sulla natura.
[3] Cicerone, Cato maior, de senectute, "né mai il tempo passato ritorna". 
 
 
 

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