Viaggio in India

Intervista a Paolo Carnevali a cura di E. A. 


Com’è nata l’idea di questo tuo viaggio?

Questo mio viaggio in India è nato da circostanze che non avrei immaginato. Specialmente se ripenso ai viaggi passati come quelli  in Sud America,  in Africa e, prima ancora, in gran parte dell’Europa che ho percorsa in camper. Sono sempre stato un irrequieto,  insomma una specie di nomade; e i viaggi mi hanno aiutato a vivere meglio questo mio stato esistenziale. Il tempo ci cambia, ma ci lascia immutati in una sospensione angosciosa. A volte il nostro romanzo di vita, fatto di rapporti umani, attese, timori, si salda con naturalezza nel nostro percorso. Non esiste un significato fisso di nulla. Dunque, di ritorno da Londra, avevo preso la decisione di stabilirmi a Firenze ma, stanco della confusione e di una città completamente ostaggio di turisti, non riuscivo a trovare una sistemazione. Dopo molti tentativi e un continuo girovagare, sono andato da un vecchio monaco, con il quale avevo stabilito un rapporto profondo e di reciproca stima. Il luogo in questione è il Monastero Benedettino di Vallombrosa tra le foreste del Pratomagno e Casentino, Riserva Naturale Statale Biogenetica, a 1000 mt. di altitudine.
Ho trascorso lì un lungo periodo, aiutando a coltivare l’orto e a preparare i prodotti che poi venivano venduti in farmacia. Pensavo spesso che anche il filosofo Ludwig Wittgenstein aveva avuto una tale esperienza in un monastero in Austria e questo mi lusingava. Ed ecco che un giorno mi viene chiesto di andare nel Sud dell’India per una visita alla missione in Kerala, a Kottayam. La proposta consisteva nell’insegnamento della lingua italiana agli studenti dell’istituto appartenente al Monastero: un corso di grammatica e dialogo di 2° livello.
In un primo momento avevo timori relativi alla difficoltà della preparazione al piano di studio dall’inglese, poi il clima del rapporto con gli studenti è risultato piacevole, anche perché erano molto curiosi. Ho così trovato le risposte ai miei interrogativi. La vita a cui mi stavo orientando apparteneva ad un mondo nascosto che abita il cuore.  E’ una dimensione interiore che, essendo noi spesso eccitati e distratti, non sappiamo riconoscere con lucidità ma che aiuta a trovare la complessità della vita nelle esperienze più quotidiane e concrete. C’è un momento della vita in cui ci si imbatte in una dimensione in cui si guarda proprio al fondamentale del suo essere. Questa esperienza mi ha impegnato per tre mesi, ma ho avuto così  l’opportunità di disegnarmi  un percorso nei tre Stati del Sud di questo enorme continente asiatico.

Qual è stato il percorso che hai fatto? 

Con partenza da Roma e scalo ad Abu Dhabi, capitale degli Emirati Arabi Uniti,  il mio arrivo è stato a Kochi: un aeroporto modernissimo costruito con tecnologie green. Era pomeriggio tardi, ma la temperatura era altissima e umida. Un anello di baracche circondava la pista di atterraggio e le immense strade in costruzione tra lo skyline degli enormi grattacieli all’orizzonte, offrendo alla vista panorami futuristici. Poi la destinazione  è stata Kottayam, una città protetta tra le montagne del Kerala. Per arrivare lì non ci sono stati contrattempi. Ho solo trovato un grande traffico, nonostante fosse notte.

Quanto tempo è durato il tuo viaggio? Potresti – ora che l’hai compiuto – suddividerlo in tappe?

Trascorsa la prima settimana al monastero di Kottayam, ho cominciato ad adattarmi e a progettare gli spostamenti per riuscire a vedere i tre Stati del Sud: Karnataka, Kerala e Tamil Nadu. Ho cercato di suddividere i luoghi e le città più interessanti da visitare, disegnando sulla carta geografica gli spostamenti, non semplici da fare. Infatti, ho dovuto prendere due volte l’aereo e spesso il treno. Così per circa una ventina di giorni ho girato prima nel Kerala, ripercorrendo il cammino dell’apostolo Tommaso, che evangelizzò questa terra arrivando dalla Siria e attraversando la Persia fino al porto antico di Muzimis, oggi Kodungallur nel 52 d.c.
Lo stato del Kerala si trova sulla costa tropicale di Malabar. Ha quasi 600 km. di costa sul Mar d’Arabia con spiagge delimitate da palme e fiumi interni che scorrono alimentando  una ricca rete di canali. Nell’interno della regione ci sono le catene montuose dei Gati Occidentali e i monti Niligiri o Nilgiri con cime che superano i 2.500 mt. Successivamente ho preso un volo da Kochi per visitare le città di Mumbay (Bombay), dove ho soggiornato quattro giorni. Con un altro volo ho raggiunto Chennai (Madras) sulla costa opposta dell’Oceano Indiano, restando lì una settimana; e poi, con un treno, Bengaluro (Bangalore). Qui sono restato due settimane, spostandomi di volta in volta per vedere l’antica capitale dello Stato: Mysuru, sede dei maharaja.

Cosa hai visto? 

Nello Stato del Kerala una natura rigogliosa, specialmente quella attorno al monastero dove risiedevo era rigenerante e induceva a rallentare il passo. Il Kerala sembra lontano anni luce dalla frenesia tipica delle altre regioni indiane. Oltre alle famose backwaters, alle eleganti houseboat, ai trattamenti ayurvedici e alla cucina squisita e delicatamente speziata, ho apprezzato tradizioni suggestive, come le esibizioni di kathakali, le feste nei templi e le regate di barche-serpente.
Mumbay, invece, è una metropoli: brulica di sognatori e di infaticabili lavoratori,  è sede dell’industria cinematografica più prolifica del mondo. La città non è pericolosa, ma la sua furiosa energia e il forte inquinamento mettono a dura prova i viaggiatori. Il cuore della città contiene alcuni dei più grandi edifici d’epoca coloniale del mondo e la più vasta foresta tropicale presente in un’aria urbana.
Chennai, invece, l’ho trovata più piacevole e accogliente, ha un alone di glamour cosmopolita con alberghi di lusso, boutique, caffè e ristoranti raffinati. Un caldo opprimente  è tipico di questa metropoli, considerata una cenerentola, ma vi ho soggiornato volentieri- Mi sono concesso dei bagni nell’Oceano Indiano e al tramonto facevo delle camminate lungo Marina Beach.
Con un viaggio particolare in treno, una esperienza da provare, sono andato a Bengaluro. E’ una delle città più progressiste e sviluppate dell’India, vanta un clima piacevole. E’ un posto fantastico per mescolarsi con la gente, ci sono bei parchi e un notevole patrimonio architettonico di epoca vittoriana. Nell’ultimo decennio ha conosciuto uno sviluppo urbano sconsiderato con aumento del traffico e inquinamento. Il centro della città, risalente all’epoca del Raj britannico, è, però, rimasto inalterato. Interessanti gli edifici della fiorente industria informatica. Non potevo perdermi la visita alla antica capitale Mysuru: famosa per il suo patrimonio culturale, il “Palace Mysuru” patrimonio dell’umanità.

Quali reazioni  o impressioni hai  ricevuto dalle situazioni in cui ti sei venuto a trovare?

Le reazioni  soprattutto per le differenze sempre più profonde e mi domando se saranno sostenibili nel tempo. Comunque, qui esiste ancora una solidarietà tra le persone. che non hanno nulla ma riescono ad elargire sempre un sorriso. E’ un Paese che sembra vivere sull’orlo di un baratro, eppure sta per diventare la terza economia mondiale.Ricordo che un giorno, seduto a bere un tè in un locale all’aperto ,  ho filmato la preparazione della bevanda che veniva travasata dal proprietario con grande maestria da un contenitore all’altro come se fosse un filo di gomma, prima di essere versata nei bicchieri.

clicca sul triangolo per far partire il video

E nello stesso tempo ero distratto dallo spettacolo che avevo di fronte. Cani randagi e mucche, che bloccavano il traffico già paralizzato da una guida caotica con continui suoni di clacson. Negozi o, meglio, baracche di latta e ferro per attività varie, come chioschi di frutta tropicale e banane fritte. Carne esposta al passaggio delle auto e animali vivi  – spesso polli – chiusi in stie.  Accanto officine di riparazione di scooters e fili della corrente che si intrecciano tra un palo e l’altro. Piccoli taxi gialli, ricavati dalle “Api” della Piaggio e pullman aperti e coloratissimi, addobbati da processione per il trasporto pubblico. Mentre sorseggiavo l’ottima bevanda calda, tra bombole di gas e bottiglie da riciclare, i miei pensieri sono andati su un rivenditore di biglietti della lotteria con un montepremi di 250 mila rupie, una fortuna! Ho associato questo pensiero al valore di un piccolo trilocale in una città come Bangalore, in una zona signorile, con vista sul giardino botanico Lalbagh dal valore di acquisto di 40/50 mila rupie. Ho sorriso…L’India ha 1,5 miliardi di abitanti e due terzi della popolazione vive ancora in povertà. Sono dati che fanno rabbrividire e fotografano un Paese in cui vedere gente accasciata per terra e denutrita è la normalità e in cui è ancora possibile morire per una epidemia di colera.

Hai tenuto un diario o un quaderno di annotazioni?

Avevo una piccola  Moleskine Daily Diari dove annotavo impressioni veloci e facevo disegni approssimativi, come ho sempre fatto nei miei viaggi.

Hai fatto foto?

Ho scattato foto con il cellulare, perché ho ritenuto più pratico avere poca roba con me durante i viaggi è più sicuro.

Prima o dopo il tuo viaggio hai letto dei libri sull’India?

Sinceramente questo viaggio ha avuto una partenza improvvisa e non ho potuto preparare, come faccio generalmente, i percorsi e luoghi. Geograficamente avevo visto documentari. Le mie prime letture da studente erano state Siddharta e Viaggio in India di Hermann Hesse. Successivamente Notturno Indiano di Antonio Tabucchi. Alcuni anni fa ricordo di avere letto un romanzo molto suggestivo di Dominique Lapierre dal titolo La città della gioia: un giovane medico statunitense lascia il suo Paese e si trasferisce in India alla ricerca di qualcosa che gli restituisca il senso dell’esistenza. La realtà tra le bidonville di Calcutta è sconvolgente. Una straordinaria lezione di coraggio che mi colpì molto.

 

Hai avuto contatti con intelletuali (a livello universitario, di scuole superiori o inferiori)?

Non in India, ma a Londra, dove ad un incontro letterario ascoltai Pankaj Mishra, scrittore e saggista indiano. In Italia è stato pubblicato da Guanda editore e il suo romanzo è Figli della nuova India. ” L’India è una repubblica fondata sull’umiliazione fino da bimbo, lascia ferite che segnano…”. E’ un libro che merita di essere letto. L’Indian Institute of Tecnology è un sogno per molti giovani indiani che vorrebbero sfondare nel mondo della finanza. Soprattutto per Arun, uno dei tre amici protagonisti del romanzo,  che è nato in una casta inferiore e ha conosciuto un’infanzia dura. Viene ammesso nella prestigiosa università di New Delhi e si può riscattare. Ma le cose non vanno come devono andare ed è costretto a ritirarsi con la madre in un piccolo villaggio sull’Himalaya, dove si dedica alla traduzione. Insomma, una storia di riscatto e speranza di dignità. E nel mio viaggio ho pensato spesso a questo libro, osservando le nuove generazioni che cercano di distinguersi e conquistarsi un posto in questa nuova India.

Che impressione ti hanno fatto le donne indiane che hai incontrato rispetto a quelle italiane?

Lo status e il ruolo sociale e civile delle donne in India è soggetto a continui cambiamenti. Nell’India moderna le donne ricoprono cariche istituzionali importanti, tuttavia in tutto il Paese continuano a subire violenze sessuali. Ho notato una grande differenza tra le grandi città e i villaggi, dove una cultura tradizionale vuole la donna, che non ha una propria indipendenza, sottomessa all’uomo. Certamente, le ragazze che hanno avuto esperienze soprattutto in Inghilterra e ultimamente in Germania, si adattano con difficoltà alla mentalità maschilista che ancora vige in India. Per quello che ho potuto comprendere dai dialoghi con alcune studentesse del mio corso, c’è la voglia di sentirsi libere, di sentirsi padrone della proprie scelte e sfruttano la possibilità che offre lo studio per venire in Europa o nel mondo occidentale.

Hai stabilito qualche rapporto di amicizia che coltivi anche ora che sei tornato in Italia?

 Il mio rapporto è stato con i monaci benedettini e l’abate e i miei contatti sono stati esclusivamente con loro. Certamente ho stabilito un rapporto di amicizia anche con gli studenti. Era molto bello quando nel tempo libero giocavamo a palla a volo o a badminton. Durante gli spostamenti era difficile stabilire un rapporto di amicizia. Con le suore missionarie, invece, ho avuto modo di trascorrere alcuni giorni a Vallombrosa per un ritiro spirituale che parlava dei monaci del deserto. E con loro ci teniamo in contatto scrivendoci.

Che idea ti sei fatta dell’India in generale? Ti ha incuriosito di più l’India moderna e globalizzata o l’India arcaica?

Sicuramente è un Paese di grandi contraddizioni: ti lascia attonito, a volte ti disgusta quando ti avvolge o per le strade vedi la gente che muore di fame. La continua pazienza nel fare le code, aspettare, ma anche i colori e gli odori. Le vacche che girano e sembrano valere più degli uomini, una danza continua tra passato e presente. Un’India genuina e drammatica. Raccontare un viaggio in India rappresenta già un’impresa, perché è un concentrato di assurdità, uno shock culturale che si rinnova. La distribuzione ineguale della ricchezza, con pochi che nuotano nel lusso accanto a uomini e donne che lottano per un salario misero. L’antico sistema delle caste che mantiene ancora un potere nella società determinando la vita di molti. Poi c’è l’aspetto della spiritualità che mi ha particolarmente colpito. Le religioni sono ancora molto presenti e creano una atmosfera che non ho trovato in altri Paesi. Sembra che l’India moderna stenti a riconoscere se stessa e la mia speranza è che in un modo sempre più globalizzato, salvi la sua anima.

Dovessi rifare il tuo viaggio, faresti lo stesso percorso o esploreresti altre regioni dell’India?

Esplorerei le regioni del Nord, in particolare l’Himalaya e la cintura Sub-Himalayana.

Che effetto ha avuto questo viaggio sulle attività che prima svolgevi qui in Europa, in particolare sui tuoi interessi letterari o le tue aspirazioni culturali? 

Nessuno. La mia collaborazione con riviste letterarie del mondo anglofono decisamente avrebbe avuto un effetto stimolante negli Stati Uniti o in Oceania. Non che l’India non appartenga al mondo letterario anglofono, ma gli scrittori più conosciuti sono a Londra. Il viaggio ha avuto un interesse esclusivamente turistico-culturale.

Come vedi l’attuale regime politico indiano e Il ruolo svolto dall’India a livello mondiale in alleanza con altri Paesi?

Per prima cosa è bene precisare che il governo centrale esercita i poteri amministrativi nel nome del presidente Modi, che ha invece poteri essenzialmente cerimoniali. Viene eletto per un mandato di cinque anni. L’India è una federazione di stati: la camera bassa (Lok Sabha) vede la presenza di partiti di rilievo federale e regionale. Il sistema elettorale si chiama ” first-past-the-post” (maggioritario uninominale a turno), ogni partito presenta un candidato in ogni circoscrizione e quello che raccoglie più voti viene eletto.
La democrazia indiana non è priva di punti dolenti. La straordinaria crescita economica non ha risolto i problemi di povertà e sottosviluppo. E forte è la tentazione del potere politico di agire scorrettamente forzando le leggi o intimidendo la stampa. L’attivismo dei movimenti è indice di una situazione sociale dove i diritti non vengono riconosciuti come tali. Gli apparati di sicurezza amministrano la giustizia e la magistratura si disinteressa della tutela dei più poveri.
L’India ha disegnato la sua politica estera sull’alleanza con Paesi lontani e sull’aggressività nei confronti dei Paesi vicini, come Nepal, Myanmar, Sri Lanka e l’odiato Pakistan.  Ha rapporti  politici con la Russia e gli Stati Uniti, mentre con la Cina  ha solo rapporti economici e commerciali. Per un certo tatticismo politico  desidera una amicizia con la Russia come quella degli anni ’70/’80.
L’Iran rappresenta un pericolo nucleare e una possibile destabilizzazione con l’inclusione dell’islamismo. Per non parlare della tensione con la Cina, che rivendica una buona parte della regione Aksai Chin al confine con il Kashimir, una vera ferita tra le due nazioni per il controllo di basi militari strategiche, forse le più alte al mondo. Le tensioni al momento rimangono ad un livello latente di gioco geopolitico.
L’attuale primo ministro tiene in vita una democrazia particolare: la definirei contraddittoria, perché se la politica interna va avanti con provvedimenti discriminatori, la politica estera economica non è isolazionista. Dunque, Modi è un nazionalista e al tempo stesso anche un globalista. Ha un notevole sostegno nell’elettorato Indù che lo fa sentire sicuro. Le sue sfide sono grandi: dovrà dare continuità alla crescita economica e riuscire a risolvere vari problemi, in particolare quello della povertà. Le sue scelte saranno determinanti per valutare il suo mandato. Bisognerà vedere quanto l’ideologia suprematista indù rimarrà al centro della sua opera di governo. Però è difficile non osservare in questo Paese le sue contraddizioni, che potrebbero indebolire le istituzioni, specialmente se i molti gruppi etnici e appartenenze religiose cominciassero delle lotte interne.
L’autoritarismo di Modi potrebbe diventare un problema morale per l’Occidente. Un vecchio detto dice: “il mondo si può cambiare, ma nessuno vuole cambiare sé stesso”.
La guerra in corso tra Russia e Ucraina ha messo in evidenza un difficile equilibrio dei rapporti internazionali. Il rifiuto di condannare l’invasione russa da parte dell’India è comprensibile e in linea con i propri interessi. Il rapporto con Mosca è fondamentale anche a causa della crescente tensione con la Cina. L’India ha valutato bene che la posizione filorussa non compromette  il suo importante ruolo nella geopolitica dell’Indo-Pacifico. Insomma, rappresenta un ago nella bilancia nel continente asiatico. Ma necessita anche dell’Occidente e degli Stati Uniti per accedere ad un sostegno politico nelle istituzioni internazionali. L’avvicinamento agli Stati Uniti è iniziato negli anni ‘90 e si è consolidato con l’accordo sul nucleare del 2008, però l’India contesta l’attuale ordine internazionale in modo da dare maggior peso alle economie emergenti. Un esempio di tale politica lo si è visto al G20 del settembre 2023 con la richiesta che il Sud del mondo (Sud globale) abbia una sola voce, pur essendo l’India consapevole delle differenze sostanziali che ha con la Cina che potrebbe influenzare la sua politica o addirittura circondarla.
L’India ha una strategia che mira a farsi riconoscere come potenza e credo che prenda tempo per disporre di maggiori capacità materiali ed economiche e per avere così più influenza a livello internazionale. La sua posizione sembra “ambigua” perché deve muoversi tra alleati non sempre affidabili e nemici. E resta il fatto che Il sub-continente indiano è grande e  che il dominio delle vette Himalayane per l’India è importante soprattutto nel contenimento della Cina.

 

 

 

 

 

34 pensieri su “Viaggio in India

  1. Un viaggio incredibile, Paolo! Aspetto con ansia il libro che ne farai. Sono realtà difficili da raggiungere e da comprendere nei loro significati più profondi. Dunque ci affidiamo alla tua esperienza . A presto!

  2. La tua esperienza è stata molto particolare, perché quando si decide di fare un viaggio in India, esiste una sola regola da seguire: lasciarsi andare perché non si arriva mai preparati, non del tutto almeno. Allora è bene lasciarsi andare e aprire mente e cuore. Entrare in contatto con una cultura diversa dalla propria significa osservarla, toccarla con mano e non giudicarla. Perdersi nei mille colori dei sari o negli occhi dei bimbi che ci corrono dietro, i profumi delle spezie dei mercati locali e allo strombazzare continuo dei clacson delle grandi città. E tu hai avuto l’opportunità di prendere il tuo tempo.
    ( commento tradotto)

  3. Un viaggio particolare per l’esperienza e l’intervista è piacevolmente leggibile. Tu parli della città di Mumbai , ricordo che mi colpì la statua del pensatore e attivista anticoloniale del XIX secolo Dadabhai Naoroji, si trova praticamente ignorata in un incrocio molto trafficato. Una figura vitale nella storia dell’India moderna, nel 1854 fu nominato professore ordinario di matematica e filosofia naturale, il primo indiano a ricoprire un incarico in un college inglese. Iniziò a svolgere un ruolo significativo nei movimenti di riforma, specialmente a spendere più soldi per l’istruzione indiana. Naoroji collegò la causa indiana alle campagne per la libertà nel mondo. Questo richiamo alla dimensione globale della lotta nazionalista indiana è opportuna, poiché i sostenitori del governo Modì demonizzano il sostegno internazionale ai movimenti di protesta in India definendoli ” anti-nazionalisti”.
    Consiglio di leggere il libro di Dinyar Patel “Naoroji: pioniere del nazionalismo indiano” Edizioni Harvard, 320 pp. £28.95 maggio 2020
    Priya Satia
    London Review of Books

    1. Grazie per il tuo intervento e consiglio di lettura Priya Satia. Sinceramente Mumbai è grande e la sua furiosa energia mette a dura prova. E’ un’isola collegata alla terraferma da un sistema di ponti. Il cuore commerciale e culturale si trova all’estremità meridionale dell’isola, detta South Mumbai, dalla caratteristica forma di artiglio. La penisola più a sud è Colaba, per tradizione centro nevralgico di attrattive turistiche. Subito a nord di Colaba si estende la vivace zona commerciale con il nome di Fort (Forte Britannico). Definita anche “The suburbs”(I sobborghi). E’ qui che si trova l’aeroporto e molti dei migliori ristoranti, negozi e locali notturni di Mumbai con gli eleganti quartieri di Bandra, Juhu e Lower Parel. I bohèmien e gli hippy che un tempo frequentavano Bandra, ora si sono spostati più a nord: Andheri West e Vesova. Imperdibili le visite al Gateway of India: l’arco di tronfo coloniale in basalto che si trova sulla punta di Apollo Bunder, di fronte al Mumbai Harbour. Oggi questo luogo, costituisce uno dei principali luoghi di incontro degli abitanti. Da qui ci si può imbarcare per Elephanta Island. L’Hotel Taj Mahal Palace: il più famoso simbolo della metropoli, rappresenta un fiabesco connubio di stili architettonici islamici e rinascimentali.

      1. Wow un esperienza da invidia ,non da tutti.
        Leggendo questo articolo,ho iniziato a sognare e con la fantasia mi sono precipitata li.
        Spero un domani di poter partire anch’io e stare tanto tempo in un posto meraviglioso e imparare usi e costumi di un Paese,come l India.
        PS: con la mia ” giovane età” mi auguro di viaggiare ancora tanto , e di continuare la tradizione di viaggi di famiglia, tramandati dal nonno …✈️

        1. Sono certo che riuscirai a visitare molti luoghi del mondo. Del resto, sei già sulla buona strada. Ricordo che eri una bimba molto curiosa quando viaggiavamo per l’Europa in camper: avevi molte domande….
          Certamente il viaggio, deve essere arricchito dalle esperienze. Quello che contraddistingue un viaggio non solo nel significato turistico del termine, è la metafora di crescita personale, di sviluppo culturale, di conquista di autonomia e di raggiungimento della saggezza. Il viaggio è una esperienza interiore dell’individuo che richiama la circolarità della vita stessa. Interessante è la filosofia del viaggio: a quale tipo di viaggiatore apparteniamo?. C’è il viaggio di migrazione: il più tragico. Di esplorazione: con il gusto dell’avventura. Quello del vagabondo che viaggia per sfuggire a se stesso. Il viaggiatore di lavoro, ecc. ecc. Ma il vero viaggiatore è colui che viaggia per il gusto stesso di viaggiare. Il vero viaggiatore è spinto da una inquietudine nascosta, ricerca emozioni. Il vero viaggiatore si sente sempre fuori posto, come diceva il nonno Giorgio.
          Viaggiare significa non avere certezze assolute, esporsi continuamente alle possibilità di cambiamenti, di errori. Allora carissima Ranocchia (Chiara), ti auguro molti viaggi ricchi di esperienze e magari il prossimo potremo organizzarlo assieme…
          Charles Bruce Chatwin, leggendario scrittore e viaggiatore diceva: “perché divento irrequieto dopo un mese nello stesso posto, insopportabile dopo due?”

  4. Dear Paolo I read with pleasure about this interesting journey of yours, and also the particular experience in which you were involved. Himan relationships are important, they enrich travel. I would love to know details about your teaching of young students. One day I too might venture into an experience like this, who knows? When will you come back and see me in Edinburgh?
    Roseanne Watt
    (Traduzione)
    Caro Paolo leggo con piacere di questo tuo interessante viaggio e anche dell’esperienza particolare nella quale sei stato coinvolto. I rapporti umani sono importanti, arricchiscono i viaggi. Mi piacerebbe conoscere i dettagli relativi al tuo insegnamento ai giovani studenti. Un giorno potrei anch’io avventurarmi in una esperienza così, chissà? Quando tornerai a trovarmi ad Edimburgo?
    Roseanne Watt

    1. Roseanne,
      la St. Kuriakose Public Shool (SKPS) è il sogno e la visione della comunità benedettina vallombrosana in India. Situata su una collina panoramica vicino a Kaduthuruthy, in un ambiente sereno, ma accessibile agli studenti. In quanto istruzione co-educativa la scuola promuove un’ampia gamma di attività, così che l’apprendimento è più piacevole. Qui gli studenti apprendono le virtù spirituali e valori morali che li portano ad una visione migliore. Ha strutture ultra moderne, docenti qualificati e personale dirigente competente e impegnato sotto la direzione del Monastero. L’ingresso è aperto a tutti: corsi di Inglese, Hindi, Malayalam, Italiano e tedesco. Scienze sociali, Matematica e Informatica, Arte e Artigianato. Lo studio di strumenti musicali come l’organo. Corsi sportivi di Karatè. La scuola dispone di una biblioteca con oltre 10.000 titoli e una sala lettura con 25 riviste. Viene gestita da bibliotecari esperti e qualificati. C’è anche un laboratorio di fisica con attrezzature moderne. Per la comodità degli studenti si effettuano servizi di trasporto giornaliero con i luoghi più disagiati.

  5. Il sistema scolastico indiano ha quattro livelli:
    primaria da 6 a 10 anni
    primaria superiore da 11 a 15 anni
    secondaria superiore da 16 a 18 anni
    poi l’università.

    E’ piuttosto complesso: l’asilo o materna si può iniziare a tre anni generalmente, è comunale, e per molte famiglie è importante perché viene fornito il cibo. Mentre gli English Medium si insegna a leggere, scrivere in inglese e offre un accesso migliore alle elementari. L’esame finale delle superiori è come la nostra maturità per accedere all’università.
    Molte scuole hanno un numero fisso di classi e di studenti, che vengono ammessi per merito, dunque molti per continuare gli studi devono accedere ad istituti privati. Anche l’ingresso alle università prevede una particolare procedura di ammissione, poi gli esami funzionano come da noi in Italia. Il test di ammissione necessità di costosi corsi preparatori i cui risultati vengono integrati con i voti di maturità. La graduatoria finale, viene predisposta dal Ministero dell’Istruzione e apre diversi scenari, perché i primi hanno diritto al college governativo, dai costi contenuti, mentre gli altri devono andare nei college privati con costi elevati. Esistono anche Istituti Professionali con svariati corsi che immettono nel mondo del lavoro. La contraddizione: l’India ha il più alto numero di ingegneri al mondo e allo stesso tempo ha il più alto numero di analfabeti.
    L’educazione cattolica è un impegno e una missione importante. Offre un servizio sempre più qualificato e gestisce oltre 50.000 istituti tra i quali 400 college, 6 università e 6 scuole di medicina.
    Ajeesh Kunjarakkattu OBS
    (tradotto)

  6. Dici che il cristianesimo sia stato introdotto nell’India del Sud, più precisamente nel Kerala dall’apostolo San Tommaso nel 52 d.C. Esistono diverse tesi sui legami tra Cristo e il subcontinente indiano: secondo alcuni, per esempio, Gesù trascorse in India i cosiddetti “anni perduti”. Altri, invece, ritengono che sia più probabile che la fede cristiana si sia diffusa per la prima volta nella regione nel IV secolo grazie a un mercante siriano di nome Tommaso Cana, che partì con circa 400 famiglie alla volta del Kerala. Oggi i cristiani in India costituiscono circa il 2,5% della popolazione la cui comunità più numerosa e proprio nel Sud dell’India. Si radicò profondamente in seguito all’arrivo del navigatore portoghese Vasco De Gama nel 1498. Gli ordini cattolici più attivi, ma non sempre bene accetti, nella regione furono i domenicani, seguiti dai gesuiti. Noi vallombrosani, siamo presenti da circa una quarantina d’anni.

  7. Paolo
    un’esperienza veramente invidiabile!
    Nell’ultima domanda che ti viene fatta, affronti l’aspetto politico-sociale: un tema molto vasto e complesso, tu pensi che il presidente Modì dimostri di essere un capace stratega nei giochi geopolitici? Ho voglia di incontrarti e parlare assieme davanti a una birra, o meglio anche due su tutti i particolari del tuo viaggio. Ti aspetto nel Mugello, spero che ti sarai ricordato del rosario indù Ganesha.
    Ciao Emanuele

    1. Ciao Emanuele

      Modì fa di tutto per essere protagonista, come testimoniano spesso le sue dichiarazioni nazionaliste, la propaganda ultima sull’allunaggio e le posizioni al G20. Ma adesso dovrà fare i conti con una coalizione elettorale forte che gli si oppone. Lui fa l’equilibrista perché deve distrarre le masse dai suoi fallimenti, fomentando l’euforia nazionalista. Il suo è un partito ideologico che si ispira ai movimenti di destra europei. Nel 2024 per le prossime elezioni, i partiti di opposizione si sono uniti e condivideranno i seggi. Potrebbero sfidare Modì e il suo partito. Lui ha popolarità, ma il suo partito è in crisi. Le elezioni vengono spesso manipolate, in questo momento il governo ha moltissimo potere, è vero , che la maggior parte della popolazione è giovane e subisce il “fascino” delle promesse di modernità. Attualmente deluse da Modì.
      Certo, mi sono ricordato del tuo rosario induista…

      *
      “Ganesha”: divinità induista della saggezza e intelligenza, educazione, prudenza
      e successo. Presso la religione induista Ganesha è uno dei più conosciuti, figlio
      primogenito di Shiva e Pàrvati, viene raffigurato con una testa di elefante con
      una sola zanna, il ventre pronunciato e quattro braccia. Cavalca o viene portato
      da un ratto, suo veicolo. Spesso è rappresentato seduto, con una gamba sollevata da terra e ripiegata sull’altra nella posizione della Lalitasana.

  8. Ci sono autori come Pankaj Mishra che rivendicano il loro potere con le parole. “Figli della nuova India” edito da Guanda in Italia. La ricerca della felicità è il motivo principale per molti che dalle periferie vengono attratti dalla civiltà e la voglia di realizzazione. L’avvento della civiltà universale metterà fine alle identità. Il mondo è sempre più diviso tra grandi centri metropolitani e sud globali. E questo romanzo ruota attorno al fascino ingannevole di questo mito. Tre ragazzi di bassa casta, animati dalla passione per lo scrittore Naipul sono determinati a sfuggire dalla povertà e stringono amicizia al politecnico di New Delhi. Dopo privazioni e ingiustizie per mezzo di compagni di estrazione sociale più elevata, sono determinati a combattere il loro passato. Non per tutti l’impatto con il mondo competitivo e ultra social delle élite cosmopolite si rivela congeniale. Uno dei tre ragazzi, precisamente Aurun, dopo un soggiorno londinese in una famiglia musulmana, decide di abbandonare tutto e ritirarsi in un monastero buddista al confine con il Tibet. Aurun è un traduttore formato alla scuola dei grandi romanzieri russi, consapevole di non poter valicare l’abisso emotivo che separa l’hindi dall’inglese.
    L’India oggi è una società che predica ideali di forza, di superpotenza, è in rottura radicale con la storia indiana ed interiorizza l’etica di stampo americano.

  9. I read this interview with pleasure and congratulate you on the experience and the journey. I still remember you nice article of 17/1/2019. Southal: The indian neighborhood in London. How did you find South India today?
    Sunjeev Sahota
    (traduzione)
    Ho letto con piacere l’intervista e l’esperienza di viaggio. Ricordo il tuo bell’articolo del 17/1/2019. Southal: Il quartiere indiano. Come hai trovato l’India del Sud oggi?

    1. L’India del sud oggi pur facendo parte della nazione indiana, soggetta alle decisioni di New Delhi, mi ha dato la sensazione con la sua politica locale, sia differente, più evoluta. Certamente per il boom nel turismo, nell’informatica, nell’industria cinematografica e automobilistica, oltre ad un tasso di occupazione, di alfabetismo e di aspettativa di vita oltre la media del Paese. Tuttavia deve affrontare anche questioni di notevole importanza, come la violenza contro le donne, l’alcolismo e i cambiamenti climatici, per non parlare del forte inquinamento e la mancanza di risorse idriche.
      Ricordo bene quell’articolo, poi ci incontrammo per l’intervista alla magnifica terrazza del Tate a Londra.

  10. Tra le belle foto, mi colpisce la tua visita alla città di Mysuru (Mysore) e il bel Mysuru Palace. Potresti dire qualcosa di più dettagliato?

    Elisabetta Beneforti
    Luigi Oldani
    Pioggia Obliqua Scritture d’Arte

    1. E’ una delle città più affascinanti dell’India del Sud, famosa per il suo ricco patrimonio culturale. Il suo palazzo, dichiarato patrimonio dell’umanità, attira molti turisti. E’ anche ricca di tradizioni con il suggestivo quartiere di bazar, con negozi di spezie e bancarelle di incensi. La città vanta anche una lunga tradizione per l’ ashtanga yoga, una pratica in uso e richiesta da molti, tra cui in passato anche dalla pop star Madonna.
      La storia della città è legata al regno della dinastia Wodeyar. Detta anche la “città dei palazzi” , ne possiede sette. Il magnifico Misuru palace è tra i più maestosi palazzi reali indiani: gli interni sono in stile indo-saraceno, vetrate policrome, specchi e colori. L’arredo è impreziosito da porte in legno intagliato, da pavimenti a mosaico e da molti dipinti raffiguranti scene di vita quotidiana all’epoca del Raj britannico. Le sale dedicate all’armeria, raccolgono oltre 700 armi. Sulle pendici della città, a 1062 mt. di altitudine sulla punta della Chamundi Hill sorge il Sri Chamundeswari Temple: si può godere di una vista sulla città. Il Mysure Zoo può essere piacevole per trascorrere un pomeriggio negli splendidi giardini e vedere interessanti specie animali come la tigre bianca, il gorilla delle pianure, giraffe e rinoceronti. Si trova vicino al Mysuru Palace.

  11. Spero tu abbia avuto la possibilità nel Kerala di navigare la rete di canali che costeggiano il litorale e vanno nell’entroterra con la backwater, dicono che sia una esperienza indimenticabile…

    1. Certamente…. ad Alappuzha (Alleppy) che è il cuore delle backwaters del Kerala, in una straordinaria rete di canali. Viene chiamata la “Venezia d’Oriente”, tuttavia è sufficiente dirigersi a ovest verso la spiaggia o in qualsiasi altra direzione verso le backwaters per scoprirne il lato più piacevole: un mondo d’acqua immerso in una rigogliosa vegetazione, villaggi, canoe spinte da pertiche, rivendite di “Toddy”. Navigare tra le verdissime risaie ammirando le chiatte tondeggianti adibite al trasporto dei raccolti e i villaggi che si affacciano sulle rive rappresenta una vera esperienza.
      La principale spiaggia di Alleppy non offre alcun riparo e nuotare è pericoloso, ma si possono ammirare spendidi tramonti. Ci sono anche locali per mangiare uno spuntino e per bere un buon té o caffé indiano. Il faro a righe di Alleppy si trova a pochi isolati dalla spiaggia e ospita un piccolo museo. Si può salire anche in cima al faro, percorrendo una stretta scala a chiocciola e ammirare la vista su Alleppy che stupisce per l’abbondanza di verde.

    1. La cosmopolita Bangalore, una città molto sviluppata e progressista dell’India, vanta un clima piacevole. I comfort presenti in città appaiano come una manna dal cielo per un viaggiatore stressato che la percorre. Un posto fantastico per per mescolarsi con la gente, nelle birrerie artigianali o in originali caffè. Ci sono anche dei bei parchi e un enorme patrimonio architettonico di epoca vittoriana. Nell’ultimo decennio ha conosciuto uno sviluppo sconsiderato che causa un significativo traffico e inquinamento. Tuttavia la zona centrale, risalente all’epoca Raj britannica, è rimasta sostanzialmente uguale. Mentre gli edifici della fiorente industria informatica sono concentrati nei nuovi quartieri periferici. Letteralmente il nome di questa citta significa “città dei fagioli bolliti”.
      Oggi rappresenta l’avanguardia rispetto anche alla stessa capitale New Delhi, per le aziende elettroniche, di software e di imprese outsourcing. Dagli anni ’40 qui ha sede L’Hindustan Aereonautica Ltd la principale società aereospaziale indiana.
      Assolutamente da visitare la National Gallery of Art Modern situata in un palazzo risalente a due secoli fa, ha una interessante collezione permanente di mostre contemporanee. Chiaramente una visita al Cubbon Park: un parco tenuto benissimo ,grande 120 ettari, un rifugio dal rumore del traffico cittadino. Nel parco ci sono edifici di stile coloniale e una biblioteca di colore rosso. Tra le strutture coloniali, c’è la Vidhana Soudha che oggi è sede della camera legislativa del governo statale.
      Il Bangalore Palace è dimora privata dei Wodeyar, un tempo maharaja dello stato e conserva un regale splendore .Da visitare anche il Bull Temple di stile dravidico del XVI secolo che custodisce al suo interno, un gigantesco monolotite di granito raffigurante il toro Nandi (toro di Shiva), sempre ornato da ricche ghirlande di fiori.
      Ho particolarmente gradito il mercato con tutti i colori e le contraddizioni igieniche, contornato da svettanti palazzi moderni e la meravigliosa St. Mark’s Cathedral.

  12. Thanks Paolo for sharing your experience, your help was nice for our community too. We hope to meet again in India. Remember the lovely trip to the ruins of Hampi in Karnata?

    1. Thanks Catherina….
      certamente che le ricordo le rovine di Hampi, sparse in quel paesaggio favoloso e irreale. Il panorama era caratterizzato da giganteschi blocchi di granito in precario equilibrio. Le suggestive sfumature color ruggine della roccia si stagliavano contro lo sfondo verde smeraldo dei palmeti, risaie e piantagioni di banani.
      Nel Ramajana il grande poema epico hindù. Hampi era il regno delle divinità scimmie. Nel 1336 il principe Harihararaya decise di fondare sul sito di Hampi la nuova capitale dell’impero Vijayanagar destinato a divenire nel corso dei due secoli successivi uno dei più potenti regni hindù della storia indiana. Nel XVI secolo la città diviene una metropoli e i suoi grandi e trafficati bazar erano importanti crocevia di commerci, fino al 1565, quando venne saccheggiata e rasa al suolo da una confederazione di sultanati del Deccan. E’ Vittala Temple il capolavoro indiscusso del sito archeologico. L’attrattiva principale del Tempio è il maestoso carro in pietra al centro del cortile che rappresenta il mezzo di trasporto di Vishnu e custodisce all’interno un’immagine di Garuda.
      Grazie ancora per avermi dato l’opportunità di ricordare….

  13. Dal 7 al 12 dicembre qui a Firenze c’è River to River Florence Indian Film Festival. Offre l’opportunità di conoscere il meglio della cinematografia indiana recente, con uno sguardo completo sul subcontinente. Avendo letto con piacere questa intervista ho deciso di andare a vedere la pellicola “Footprints on Water”(India 2023, 135′). Il film è uno spaccato sul mondo dell’immigrazione clandestina, vincitore al New York Indian Film Festival come migliore opera prima. Attraverso la ricerca di un padre (interpretato dall’attore Adil Hussain, due volte National Film Award, un prestigioso riconoscimento cinematografico) arrivato illegalmente in Gran Bretagna alla ricerca della figlia scomparsa. La pellicola tratteggia il ritratto di chi è costretto ad abbandonate il proprio paese in cerca di un futuro (forse) migliore. Tratto da un romanzo della scrittrice Neetha Syam.
    Luigi Oldani
    Pioggia Obliqua Scritture d’Arte Firenze

    1. L’industria cinematografica indiana ha una tradizione molto antica. Nel 1899 venne proiettato il primo film “Panorama of Calcutta”. Oggi l’industria cinematografica è la più grande del mondo e Mumbai, la capitale del cinema indiano, si è guadagnata il nome di “Bollywood”.

  14. Per chi vuole entrare nell’intimità del mondo femminile partendo dalla condizione delle donne nel Sud dell’India, consiglio il romanzo di Anita Nair “Cuccette per signora” edito in Italia dalle edizioni Guanda. La scrittrice vive a Bangalore.
    La scrittrice inizia il romanzo proprio dalla stazione ferroviaria di Bangalore. Akhila, una single quarantacinquenne da sempre confinata nel ruolo di figlia, sorella e zia è vicine a realizzare il suo sogno: salire sul treno sola per una metà lontana. Il paese sul mare di Kanyakumari. Con le cinque donne del suo scompartimento, Janaki moglie viziata e madre confusa, Margaret Shanti insegnante di chimica sposata con un marito padrone, Prabha Devi una perfetta casalinga, Sheila che ha quattordici anni, ma ha la capacità di comprendere quello che le altre non possono, Marikolantha la cui innocenza è stta perduta in una notte lussuriosa. Dunque si crea una forte intimità tra loro e nelle confidenze Akhila cerca risposta alle domande che la turbano da quando era bimba. Le stesse domande che caratterizzano le donne nella vita.
    Interessante esperienza la tua Paolo, sarò felice di incontrarti al The poetry cafè of London.

    1. La lista di autori contemporanei indiani apprezzati in tutto il mondo si amplia continuamente. Tra i vincitori del prestigioso Man Booker Prize c’è Aravind Adiga (2008), cresciuto a Chennai, per il suo romanzo di esordio “La tigre bianca” (Einaudi 2017) ambientato tra Bangalore e l’India del Nord e KKiran Desai (2006) per “Eredi della sconfitta” (Adelphi 2007). Il conosciuto Amitav Ghosh che fu tra i finalisti al Booker del 2008 con “Mare di papaveri” (Neri-Pozza 2015) e “Diluvio di fuoco”. Nel 1997 Arundhati Roj, del Kerala, vinse il Booker per “Il dio delle piccole cose” ( Guanda 2017) che si svolge in una cittadina del Kerala, mentre Salman Rushdie, nato a Mumbai, si aggiudicò l’ambito riconoscimento nel 1981 con “I figli della mezzanotte” (Mondadori 2008).
      Tra gli autori a livello internazionale e domociliati nel Regno Unito,una delle voci più interessanti è quella di Vikram Chandra: Mondadori ha pubblicato “Giochi sacri(2008) che ritrae Mumbai nelle sue contraddizioni di città occidentalizzata che però porta in sé antiche radici d’Oriente. Nel(2011) ha scritto “Amore e nostalgia a Bombay” dove narra alcuni episodi ispirati ai precetti della filosofia indu. Nata a Londra ma domiciliata in Italia a Roma è invece la scrittrice bengalese Jhumpa Lahiri, che ha ottenuto nel 2000 il premio Pulitzer per la narrativa con la raccolta di racconti intitolata “L’interprete dei malanni” (Guanda 2016) il suo ultimo lavoro sempre edito da Guanda (2017) è “Il vestito dei libri”.
      Spero vivamente di tornare a Londra il prossimo anno e incontrarci al The poetry cafè….

  15. L’India ha una lunga tradizione di letteratura in sanscrito, ma anche le opere in vernacolo hanno contribuito a un ricco patrimonio letterario. Le opere poetiche Tamil conosciute come “Sangam”, scritte tra il III secolo a.C. e il III secolo d.C. sono i primi testi noti di letteratura dell’India del Sud. I romanzi cavallereschi di Bankim Chandra Chatterjee (1838-94). Rabindranath Tagore (1861-1941) è lo scrittore indiano che ha fatto conoscere la ricchezza culturale dell’India sul palcoscenico letterario internazionale, tramite i romanzi, le opere teatrali e le poesie che scrisse in lingua bengali. Le opere di Tagore, sono state tradotte ampiamente in lingua italiana.
    R.P. Bino Cheriyil
    Superiore ” sui Juris”
    Monastero di St. Mary’s
    Mariamala- Kaduthuruthy

  16. Sulla domanda relativa agli interessi letterari, puoi dire qualcosa sulla poesia indiana?

    Luigi Oldani
    Pioggia Obliqua Scritture d’Arte

    1. Se parliamo di poesia indiana bisogna ricordare che l’India è un subcontinente con 22 lingue riconosciute dalla costituzione e dialetti minori e dunque è difficile tracciare una mappa. Tra i poeti Arun Kolathar e AK Ramanujan, il secondo è anche un buon traduttore. La poesia indi di Mangalesh Dabral. Quella inglese di Imtiaz Dharker e Keki Daruwalla.
      Kureepuzha Sreckumar è un poeta indiano del Kerala, precisamente di Kollam sulle rive del lago Ashtamudikajal non molto lontano dal golfo arabico. Scrive in lingua malayalam, conosciuto tra i giovani per le sue poesie di ribellione e sui temi ecologici. Affronta il problema della distruzione della cultura prodotta dal progresso, meramente tecnologico, della perdita dei valori nella vita sociale. Vive appartato, in piu’ la sua lingua di espressione è sconosciuta al mondo letterario.

  17. La poesia spesso come anche l’arte della pittura ha il dono della sintesi, poche parole sono più incisive di un trattato. Kibir Das grande mistico, riformatore religioso e poeta. Musulmano di origine, aperto all’influenza sufi, nacque attorno al 1398 in un borgo rurale di Benares. Figlio di un tessitore analfabeta, fu uno straordinario poeta della divinità, critico e demolitore di ogni dogma e rito.

    Rama il Signore, si è impadronito di me.
    Hari, l’amato Signore, mi ha ammaliato.
    Tutti i dubbi sono volati via come uccelli che migrano d’inverno.
    Quando ero folle di orgoglio, l’Amato non mi rivolgeva parola.
    Ma quando sono diventato umile come la cenere,
    il maestro ha aperto il mio occhio interiore,
    dipingendo ogni poro del mio essere con il colore dell’amore.
    Bevendo nettare alla coppa del mio cuore svuotato,
    ho dormito alla sua dimora, nell’estasi divina.
    I devoti si congiungono al Signore come l’oro è unito al suo splendore.
    Il mio Signore ama un cuore puro.
    Kibir Das

    * La poesia in indi con testo a fronte in inglese è stata tradotta
    da Paolo Carnevali

    1. Non sappiamo molto della vita di questo poeta, ma c’è molto pensiero islamico nella sua opera. Le sue poesie, rivendicate anche dal mondo indù, e sikh, esprimono uno spirito acuto sulle gerarchie mondane di casta, genere e religione. Appartengono ad una tradizione orale e cantata che, come nella danza, viene tramandata da chi la esegue.

  18. La Chiesa cattolica di rito orientale con base nello Stato indiano del Kerala, pratica il rito Siro-malabarese che ultimamente crea una specie di “periferia ecclesiale” con sapore di scissione?
    Deve il suo nome al rito siriaco orientale che le è proprio e a Malabar, la regione nella parte nord nello Stato indiano del Kerala. I suoi 4 milioni e mezzo di fedeli, oltre 10mila sacerdoti tra diocesani e religiosi e oltre 36mila suore, è la seconda chiesa cattolica di rito orientale dopo la chiesa greco-cattolica ucraina come grandezza. Una chiesa dalla storia antichissima, che risale alla predicazione dell’apostolo Tommaso, che partendo dalla Mesopotamia sarebbe arrivato sulle coste dell’attuale Kerala,sud-ovest dell’India, nel 52 d.C.. In secondo luogo la chiesa Siro-malabarese è oggi tra le più feconde di vocazioni e dinamiche in senso missionario nel panorama asiatico. E’ in atto però uno scontro liturgico accesso che non si vedeva dai tempi del Monsignor Marcel Lefebvre. La storia è complessa perché rifiutano di adottare il rito riformato per la celebrazione della messa. Fu trovata una soluzione nel 1999 che non è stata accettata da tutti. Ci sarà una pacificazione? Considerando anche il peso enorme di vocazioni, che incideranno ovviamente alle assenze di quelle del mondo occidentale.

  19. Veramente interessante, ho letto con piacere l’intervista e anche i vari commenti. Ricordo di avere letto ” Il dio delle piccole cose” della scrittrice Arundhati Roy: un bestseller tradotto in molte lingue. L’autrice è nata a Shillong in India e ha studiato a New Delhi dove vive. La scrittrice fa un’accusa feroce e appassionata al disprezzo del grande governo per l’individuo. Nel suo romanzo Arundhati Roy rivolge uno sguardo compassionevole ed implacabile a una famiglia indiana con umanità sul futuro del Paese. In questa vivace polemica, Roy affronta due delle grandi illusioni del progresso indiano: i mostruosi progetti di dighe per fare diventare il subcontinente moderno e la detonazione della prima bomba nucleare. Roy toglie la maschera a questa “democrazia” per mostrare i veri costi nascosti. Per coloro che sono rimasti incantati dalla visione dell’India, ecco un quadro che evidenzia una società dove le vite di molti sono sacrificate per il comfort di pochi.
    Stefania Grosso
    The Bookish Explorer

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *