“Winday” di Daniela Stallo

Recensione di Marisa Salabelle

Winday, di Daniela Stallo, uscito da pochissimo per Armando Editore, è un noir originale e particolarmente suggestivo. L’azione è ambientata a Taranto, durante la settimana santa di un anno imprecisato, comunque molto recente. Lucrezia è una donna di cinquant’anni, benestante, che lavora a tempo perso in una cartoleria e coltiva la passione per la fotografia. Ama e odia Taranto, la sua città, che abbandona alla ricerca di luoghi più vivibili, per poi tornare ogni volta, quasi costretta da un anelito interiore. Taranto è brutta, invivibile, l’aria  è densa di fumi, i balconi si coprono di polvere nera, l’inquinamento è alle stelle, la gente si ammala e muore. Lucrezia scappa via ma poi torna, non riesce a stare lontana.

È giovedì santo, tira un vento assurdo, la gente si accalca per strada aspettando che esca la Madonna per la processione. È mezzanotte. Un boato improvviso, una colonna di fumo nero: qualcuno ha piazzato dell’esplosivo all’interno dell’Ilva, la fabbrica-monstre che ha segnato il destino della città. La processione è annullata, la Madonna non uscirà stasera.

Lucrezia si improvvisa detective: Rodolfo, sua amico d’infanzia, è un poliziotto e insieme i due cercano di capire cosa sia successo. Inoltre Lucrezia ha un aiutante d’eccezione: il commissario Maigret, nientemeno, che si materializza in casa sua o la affianca per strada, e con il quale la donna ha un dialogo continuo.

Il pensiero va a un possibile attentato terroristico, all’Isis, ma si rivangano anche vecchie piste che conducono agli anni ’70, a certe azioni commesse da un “nucleo combattente”, come andavano di moda a quei tempi.

Oltre la trama avvincente, questo libro ha altri pregi: la capacità di rappresentare la città, una città difficile, amata e detestata, dalla quale si vorrebbe fuggire ma che non si riesce a lasciare, con il suo cielo mai limpido, il suo doppio mare inquietante, il vento furioso. E la scrittura di Daniela Stallo: limpida, impeccabile, priva di sbavature e di sentimentalismi, ma capace anche di sorprendenti “inserti” la cui natura, enigmatica all’inizio, si svela via via, avvicinandoci alla soluzione del mistero.

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