Archivi tag: Marisa Salabelle

Il futuro è Nato?

di Marisa Salabelle

Si è svolto a Venegono superiore (Varese), il 4 e 5 febbraio 2023, il convegno dal titolo “Il futuro è Nato?”, organizzato da “Abbasso la guerra” in collaborazione con diverse altre associazioni. Un convegno particolarmente nutrito di interventi, con relatori di livello tra i quali Manlio Dinucci, Alex Zanotelli, Alberto Negri, Antonio Mazzeo e altri. I temi toccati sono stati diversi: l’identità e l’evoluzione della Nato, le sue campagne militari, i suoi rapporti con L’Europa e l’Italia, il rischio nucleare, l’inquinamento e le malattie legate alla sua attività sui vari territori, l’informazione e la disinformazione. Continua la lettura di Il futuro è Nato?

Pensieri disordinati su pace e guerra

di Marisa Salabelle

Da qualche anno faccio parte del movimento PaxChristi e in particolare del “Punto pace” di Pistoia. Non sono credente, ma sono cresciuta in ambiente cattolico e al mondo cattolico sono rimasta in parte legata; PaxChristi è un movimento non clericale, aperto al mondo laico e alle altre religioni; d’altra parte, di questi tempi, una delle poche voci che si alzano chiare e nette contro la guerra è quella di papa Francesco. Continua la lettura di Pensieri disordinati su pace e guerra

Un brano da “La scrittrice obesa”

La scrittrice obesa, seconda parte, capitolo 1

di Marisa Salabelle

Susanna Rosso alzò la cornetta del telefono. Aveva ancora un fisso con tastiera, bianco e grigio, che risaliva ai tempi dei suoi genitori. Cellulare non ne aveva, prima di tutto non usciva quasi  mai di casa, secondo, non le saltava neanche per la mente di rendersi rintracciabile da chiunque in qualsiasi luogo e in qualsiasi momento. Delle volte, quando le giravano particolarmente le scatole, staccava anche il fisso e così nessuno le rompeva i coglioni. Non che le arrivassero spesso telefonate, questo no. E quando chiamava lei, come in quel momento, era semplicemente per farsi mandare a casa del cibo da asporto. Il quartiere in cui viveva era diventato multietnico, negli ultimi anni, da un lato e dall’altro della strada era tutto un seguito di insegne in caratteri cinesi o giapponesi o arabi e tutto un proporre roba da mangiare di ogni genere, involtini primavera, kebab e zighinì, ravioli e noodles, tortillas, chili, hot dog, ali di pollo piccanti, hamburger, pizza, con una mescolanza di odori che a qualcuno dava la nausea ma a lei piaceva da morire. Quella sera scelse la rosticceria indiana e ordinò diverse porzioni di pollo, agnello e maiale più o meno speziati, con diverse salse e naturalmente molte varietà di pane. Aveva lavorato tutto il pomeriggio al suo ultimo romanzo e non era molto soddisfatta di come stava procedendo. La protagonista, una giovane donna che somigliava moltissimo alla commessa del supermercato dove faceva sporadiche incursioni quando proprio non poteva fare a meno di carta igienica o di detersivo per i piatti, si era impelagata in una storia con un uomo sposato, sempre le stesse queste ragazze giovani, e a questo punto della storia lei non sapeva più che cosa farle fare. Tutte le soluzioni le sembravano banali, viste e riviste, lette e rilette fino alla nausea. Forse aveva sbagliato a cimentarsi con un tema così trito… Salvò il file al punto in cui era arrivata, lo chiuse e cominciò ad aprirne altri a caso, scorrendo le cartelle Racconti, Romanzi, Storie e Altrestorie: ce n’aveva di materiale, e alcune cose non erano proprio malvage, ma in certi momenti non sapeva cosa farsene, se non aprirle e chiuderle una dopo l’altra, leggiucchiare una pagina, aggiungere un paragrafo qua e là, oppure eliminare interi capitoli dopo averli selezionati col mouse. Cancella, taglia, annulla, cestina, ammazza. La memoria del suo portatile era piena di opere abortite. Creature che non avevano mai visto la luce e mai l’avrebbero vista, roba che non si era nemmeno più curata di stampare, almeno negli ultimi tempi, tanto si sarebbe trattato solo di un immane spreco di carta.

Suonarono il campanello, Susanna si alzò faticosamente dalla poltrona da ufficio, con rotelle e schienale imbottito, che aveva piazzato davanti alla scrivania, la schiena le faceva un male boia, le gambe si erano informicolite, gli occhi le pizzicavano, ma soprattutto era la sua mole quella che le dava dei problemi. A poco più di cinquant’anni era uno sfascio, doveva aver raggiunto e superato il quintale di peso, era grossa, informe, si muoveva con difficoltà, e continuava a mangiare come una sfondata. Aprì la porta dell’appartamento: era il ragazzo della rosticceria.

Nota
Una precedente segnalazione si legge qui

“Winday” di Daniela Stallo

Recensione di Marisa Salabelle

Winday, di Daniela Stallo, uscito da pochissimo per Armando Editore, è un noir originale e particolarmente suggestivo. L’azione è ambientata a Taranto, durante la settimana santa di un anno imprecisato, comunque molto recente. Lucrezia è una donna di cinquant’anni, benestante, che lavora a tempo perso in una cartoleria e coltiva la passione per la fotografia. Ama e odia Taranto, la sua città, che abbandona alla ricerca di luoghi più vivibili, per poi tornare ogni volta, quasi costretta da un anelito interiore. Taranto è brutta, invivibile, l’aria  è densa di fumi, i balconi si coprono di polvere nera, l’inquinamento è alle stelle, la gente si ammala e muore. Lucrezia scappa via ma poi torna, non riesce a stare lontana. Continua la lettura di “Winday” di Daniela Stallo

Cronache dalla provincia

di Marisa Salabelle

A un mese dalle elezioni comunali, che hanno visto la riconferma al primo turno del sindaco uscente Alessandro Tomasi (Fratelli d’Italia), noi pistoiesi, originali o acquisiti, possiamo azzardare un minimo bilancio. Che Tomasi avesse buone chance di essere rieletto era una cosa che girava nell’aria da mesi. Il sindaco dagli occhi azzurri è molto popolare in città: si fa vedere in giro, sorride ai bambini, saluta tutti, «è uno di noi». Non come quell’antipatico di Bertinelli, il suo predecessore, con quell’aria da intellettuale che si ritrovava. In fin dei conti i pistoiesi hanno sempre diffidato della cultura, e in questo Tomasi non li ha delusi. Sbolliti gli ardori giovanili, che lo avevano visto nascere in CasaPound, si è costruito un’immagine garbata, ha saputo barcamenarsi tra le diverse esigenze dei cittadini, è diventato persino amico dei partigiani conferendo il titolo di cittadino illustre a Silvano Fedi, eroe locale della Resistenza, e inaugurando senza batter ciglio diversi monumenti e lapidi alle vittime della guerra civile e della Shoah. Per il resto, il nulla: la manutenzione delle strade e del verde urbano, cavallo di battaglia della sua prima campagna elettorale, ha raggiunto i minimi storici, salvo risvegliarsi a ridosso delle nuove elezioni con asfaltature varie e inaugurazione di giochi nei giardini pubblici. Gestione dell’emergenza pandemica in linea con le direttive nazionali, un occhio di riguardo verso commercianti e ristoratori, devastazione di quartieri anche pregevoli del centro storico per installare immense piattaforme di cassonetti semi-interrati, crollo di un pezzo della cinta muraria che tuttora sta lì transennata e pericolante. Continua la lettura di Cronache dalla provincia

Il ferro da calza

Il ferro da calza, capitolo 3

Con l’anteprima di un capitolo segnalo volentieri l’ultimo romanzo di Marisa Salabelle, che è da tempo presente con vari articoli qui su Poliscritture. [E. A.] Continua la lettura di Il ferro da calza

Ultime da Vicofaro, Pistoia

Vicofaro, Chiesa di Santa Maria Maggiore

di Marisa Salabelle

Quello che doveva capitare, quello che tutti aspettavano a gloria, finalmente è successo. Due ospiti di Vicofaro, la parrocchia del “prete che porta i migranti in piscina”,  sono risultati positivi al Covid. Il sindaco di Pistoia, (Alessandro Tomasi, Fratelli d’Italia col cuore in Casapound) che da tempo segnalava la pericolosità del centro di accoglienza, “una bomba epidemiologica”, “un problema sanitario oltre che di ordine pubblico”, che proclamava la necessità di “sgombrare”, “svuotare” la chiesa e i suoi annessi, senza peraltro muovere un dito per trovare una sistemazione alternativa, ha finalmente avuto pane per i suoi denti. Due contagiati! Quando mai s’è vista una cosa del genere! Due appestati nella nostra città! E neri, per giunta! Gli ospiti di Vicofaro sono stati messi in quarantena preventiva, e su questo non ci sarebbe nulla da ridire, se non fosse per il contorno: la chiesa e le sue pertinenze dichiarate “zona rossa” e, da ieri sera, carabinieri, polizia, vigili urbani, transenne, nastro bianco e rosso da scena del crimine…

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Gli ingranaggi dei ricordi

di Marisa Salabelle

Ricordando le numerose occasioni di collaborazione di Marisa Salabelle con Poliscritture, segnalo volentieri l’uscita del suo nuovo romanzo pubblicato da Arkadia Editore. Ecco estratto, sinossi e nota biografica. [E. A.]

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Vicofaro ai tempi del coronavirus

di Marisa Salabelle

Quando hanno cominciato a girare le prime notizie sull’epidemia che poi sarebbe stata battezzata COVID19, l’attenzione di tutto il mondo era rivolta alla Cina. Bisognava in tutti i modi evitare che da lì il contagio si diffondesse, e allo stesso tempo bisognava dimostrare che non si era mossi da pregiudizio o razzismo, ma solo da una prudenza volta a salvaguardare la salute di tutti. In Italia, per esempio, si sono soppressi tutti i voli provenienti dalla Cina, un provvedimento scarsamente risolutivo, se non controproducente, ma non è di questo che volevo parlare. Qui da noi, in Toscana, tra Prato e Firenze abbiamo una delle comunità cinesi più numerose d’Europa. E per un motivo o per un altro tutti ne eravamo preoccupati: vuoi che non ci fosse, in quell’immenso formicaio, qualcuno che era stato da poco in Cina, o che in un modo o nell’altro ne stava per tornare? Il contagio, noi, l’aspettavamo, e l’aspettavamo di là. Il presidente della Regione, Enrico Rossi, aveva stabilito delle misure che ai più sembrarono scarsamente efficaci.

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Don Biancalani, le “sardine” ma anche un ripasso sul populismo

di Ennio Abate

Ho pubblicato volentieri il post di cronaca di Marisa Salabelle su don Biancalani (qui) ma devo precisare che queste pur lodevoli e buone e necessarie provocazioni non bastano. Nel senso che tutto questo giocare di fioretto sul piano  dei simboli e della comunicazione non permetterà mai di cambiare realmente i rapporti di forza oggi sfavorevolissimi tra – per abbreviare – “noi” e “loro”. Non credo di sottovalutare il peso  di certi messaggi simbolici, ma i problemi reali vengono solo sfiorati. Resta il fatto che la società non si smuove. E semmai, sul piano simbolico, il colpetto che danno Biancalani o le sardine è sommerso dal cupo  avanzare – lento, sotterraneo – di un malcontento che ha  toni sempre più razzisti e  qualunquisti-populisti. Non voglio fare il profeta di sventure, ma cosa succederà alle elezioni? E’ il movimento sottostante e preoccupante dell’insieme che ci sfugge, secondo me.

P.s. Stamattina ho letto un ragionamento di Roberto Fineschi sul populismo che dà senso a queste mie preoccupazioni e mostra quanto le cose da capire e fare siano più complesse. (E credo che rifletterci non significhi svalutare quello che fa don Biancalani o potrebbero fare le “sardine” da troppi frettolosamente snobbate).

L’ho segnalato così su POLISCRITTURE FB:

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