Su solitudine, amore ingannatore, malinconia

Gustav Klimt, Signora con venaglio

di Franco Nova

SEMPRE PIU’ SOLI ED INSIEME
 
Soli stanotte, ancor più soli
d’una nube bianca nel cielo grigio.
Eppure tutt’intorno chiacchiere,
grida e risate da gente ubriaca.
Sta cominciando la primavera,
ma non per la mia vita solitaria
che ogni cosa e ogni persona
vede come da un binocolo.
In realtà, non sono però privo
di una ben rumorosa compagnia.
Sono forse soltanto i fantasmi
delle mie amicizie ormai lontane;
non per i luoghi abitati un tempo
in cui tanto parlavamo ridendo
e dandoci nuovi appuntamenti.
Non ci sono solo gli estinti,
ma pure quelli spariti nel mentre
sembravamo uniti per sempre.
Li ricordo tutti insieme mentre
mi sdraio sul divano e sto fermo,
perché se mi muovo li vedo
sparire d’improvviso nella luce
di giorni passati e tanto gioiosi.
Torneremo insieme, ma non così
come siamo noi in questa vita
ormai vicina al silente riposo.
Saranno altri, sempre pronti
a rilanciare in avanti lo spirito
di nuovi e più fervidi tempi.
Saremo proprio noi con loro
per quanto incredibile sembri.
Forse loro stessi lo sapranno;
noi, cioè in fondo io così solo,
sarò lì ad agitarmi di nuovo.
La vita continua, l’insieme
assorda con il suo vociare mentre
gli individui passano e stanno.
 

AMORE INGANNATORE
 
Quante nubi oscure stasera,
ma non turbano le umane genti;
è il mio cervello in panne che
non muove pensieri né sensazioni.
Avevo visto la donna agognata
molto bella, intelligente e mossa
da un’incomprimibile sensazione
d’essere a tutti così superiore
da impedirle qualsiasi legame.
E nemmeno un senso di pietà
per quei derelitti ai suoi piedi.
La domanda si pone imperiosa:
se amo questa presuntuosa
senza capacità di vita sociale,
vivrò nella notte buia e silente.
Non avverto disagio alcuno,
non so amare, questa la realtà;
cerco solo la cuccia dove stare
senza darmi alcun impegno,
buon servo della donna scelta.
Se riesco, mai più responsabile;
se sbaglierò, il danno fatto
sarà di quella superba che
inferiori crede tutti gli altri.
Sarò io in realtà il vile capace
di ogni odio per i suoi simili;
ma sarà ritenuta colpevole
la prepotente da me desiderata.
Questo il mio modo d’amare.
Sono in condizioni divine
e tutti gli altri giù all’inferno.
 

 
NON SEMPRE CONTENTI, MA VIVI

Sono malinconico questa sera,
vedo gli amici d’altri tempi
vestiti di stracci strappati per
la noia della loro vita eterna.
Mi parlano in una lingua afona
di cui afferro solo la rabbia.
Nulla di celeste in quei luoghi,
solo un colore verdastro di bile
in via di densa accentuazione.
Intenti a controllare i serpenti
per il bene degli amici quaggiù;
li ringrazio con vive parole che
non comprendono così sfatti,
sorrido allora e sono felici.
Nutro per loro un vero amore
ma confesso il mio disagio
di ritrovarli vestito di stracci,
privo di sangue e della carne;
avremo più tardi tanto tempo
per raccontarci l’inutile senso
della morte che tutti odiamo.
Per adesso lasciatemi soffrire
la vita, con i radiosi raggi di
un Sole così caldo e luminoso. 

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