Ciao, Giancarlo Majorino/ veleno a me vicino!

– Sai, un po’ io l’ho fatto (scelte, letture, manifestazioni, ma tieni conto della mia età e degli impegni che mi prendono interamente (lo scrivere anzitutto).. Proprio non ce la faccio a leggere tutti i libri di poesia che arrivano. È difficile fare un discorso in generale.  Credo che ognuno debba farlo concretamente in base al proprio tipo di vita.  Sono straconvinto che siamo tutti gravati da una frenesia folle, da un gremito non fasullo, vero. Con tutti gli amici che un tempo vedevo  adesso non riusciamo mai a incontrarci. La quotidianità di ciascuno, soprattutto in città, è diventata convulsa. Io faccio una lunga mattina di lavoro dalle cinque alle due. Se mi salta, già m’incomincio a innervosire. Poi il pomeriggio e la sera cerco di liberarmi, di non legger più, di fare un’altra cosa, di vedere gente. Io alle due, per dirti, non ho più voglia di legger niente, ma davvero: anche libri di persone che conosco, poeti veri. Sono semistremato. Allora questa curiosità legittima verso quello che fanno gli altri è  ancora più soffocata, se vuoi. Tieni poi conto che  pratico fonti scritte e fonti viventi. Mentre con le fonti scritte bazzico continuamente, ho come l’impressione che, al di là di risentimenti corporativi discutibili, al di là di certe ambiguità della cosa, sia difficilissimo spalancarsi con disponibilità a migliaia di sconosciuti. È difficile, perché che cosa spingerebbe a questo? Un letterato potrebbe anche analizzare che tipo di tecniche passano in questa produzione, ma la forma che ti arriva è quasi sempre una forma non pienamente realizzata. Mentre, invece, se vi fossero  studi attendibili e rigorosi che dicessero che cos’è questo fenomeno, li leggerei davvero. Ma fino a quando questo non c’è… Io non riesco a guardare neanche le antologie. C’è una vera restrizione del nostro orizzonte di curiosità, di attenzione,  che tutti quanti proviamo. Non c’è la libertà, la disponibilità all’ascolto. E questo non  dipende solo da arroganza o saccenteria.

(da Una conversazione con Giancarlo Majorino, 5 giugno 2002)

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