5 pensieri su “Cinque poesie

  1. Queste poesie di Peli, di amore e di assenza, mostrano il risvolto esistenziale che già si faceva sentire prepotentemente nelle poesie sue più sociali e politiche; solo che in quelle l’esistenzialismo era espressivo, e la denuncia sostanza. Qui il distacco tra universalismo e personalismo (oh quanti ismi stamattina!) si fa incerto, e a me sembra di scorgere qui i tratti del giovane uomo.

  2. In merito ai contenuti, ho l’impressione che in queste poesie venga rappresentato lo stare sul limite dell’esperienza, una condizione di ambiguità (*il ritorno è un ritornare/ o non essere mai partiti) di difficile risoluzione (*ogni colpo/è falso e vero*) e dove le domande sulla realtà non trovano una risposta, ma un mantenere sempre aperta la domanda nella sospensione del senso (*Tu ancora non c’eri/ o c’eri già stata./ Io sono sempre// rimasto fermo/col passo sospeso// ad aspettarti*).
    Non c’è dunque un alternarsi delle polarità (io/tu; luce/buio) nel tentativo di trovare una partecipazione “comune”, perché appunto la esplorazione dei vissuti non verte sulla soluzione ma l’accento viene posto sulla conflittualità della ricerca *nulla fu la ricerca,/si ruppe il cercato/restò intatto il cercare*.
    Questa esasperazione del cercare e mai trovare mi sembra rappresenti molto bene la situazione odierna sia a livello privato che collettivo.

    R.S.

  3. …trovo queste poesie di Pietro Peli molto suggestive. L’uomo rappresentato, forse deciso a non farsi intrappolare dal destino, gioca a nascondino con le forze che negano la speranza e alterna immobilità a corsa. Non si fa immobilizzare dal clic della macchina fotografica, fugge e riappare nell’attimo precedente e in quello successivo. Conserva intatta una sua memoria, di ombre amiche nel bosco, di una mano accogliente, nulla può negare quel centro, anche se la periferia é sfocata. Si tende ad un abbraccio più alto, più altro…C’è una sospensione, uno stallo emotivo, come quando una visione si sdoppia o, al contrario, due immagini si fondono, ma non c’é una resa. Una morte apparente? Un fuoco sotto le ceneri? Penso anch’io, come Rita, che questo stato d’animo, tra speranza e disperazione, ci rappresenti molto

  4. Una vena malinconica segue il passaggio dallo scatto al verso, un’immaginazione che è di per se stessa immedesimazione, ma nessuna affettazione nel dirlo. Se anche l’immagine in alto non si lascia comprendere sino in fondo. Ci vedo inquietudine, alla maniera di Annamaria (una sospensione, uno stallo emotivo), ma non disperazione (Annamaria) o esasperazione (Rita).

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