Notizie dal paese (2)

Bisaccia, Salita Scalelle

di Donato Salzarulo

La notizia è questa: il pomeriggio di lunedì 27 luglio, Giuseppe Provenzano, Ministro per il Sud e la coesione sociale, accompagnato da Franco Arminio, poeta e paesologo, suo consulente, girava informalmente per strade e vicoli di Bisaccia vecchia. Ero appena tornato da Castelbaronia e gli sono stato un po’ dietro. L’ho visto salire per un breve tratto delle Scalelle, poi ritornare e infilarsi in Via Forno Giardino. È entrato nello studio d’arte di Pietrantonio Arminio, ha fatto una foto-ricordo con gli iscritti al PD, si è fermato a parlare con una famigliola napoletana venuta in vacanza qui ed è sceso per via Cittadella…

Seduta sulla porta di casa, al fresco, c’era Rosina, una signora anziana che conosco da decenni. Dionigi, il marito, era stato il testimone di fede al matrimonio di zio Salvatore e zia Elvira. Incuriosita dal piccolo corteo che accompagnava il Ministro, mi ha rivolto interrogativamente gli occhi come per dire «Che succede?…Chi sono?…». Le ho detto che il giovane poco distante da me era il Ministro per il Mezzogiorno e lei, incredula, mi ha risposto che la stavo prendendo in giro. Mentre confermavo e riconfermavo la notizia, Provenzano si è avvicinato, le ha stretto la mano, le ha chiesto cosa stesse facendo e, ricevuto una sommaria risposta, ha proseguito…

Cancello chiuso per il ministro

Verso le 17 e 10 era al cancello del Castello per visitarlo. L’orario prevedeva che fosse aperto. Invece era chiuso. Lucia Arminio, consigliera di minoranza della lista “Noi per Bisaccia”, costernata, ha telefonato a destra e a manca per cercare di capire il perché. Ma c’era poco da capire. Sindaco, Giunta e consiglieri di maggioranza, sapendo dell’arrivo del Ministro, non essendo stati, a loro parere, informati ufficialmente, forse hanno ordito lo sgarbo, autorizzando un provvidenziale permesso alla signora che cura l’apertura. Potevano sostituirla, ma non l’hanno fatto. Meglio non rispettare l’orario di apertura e chiusura, meglio apparire inefficienti che far visitare il Castello ad un Ministro che aveva scelto di venire nel nostro borgo in forma quasi privata e non certo istituzionale. Costui, senza scomporsi e da vero gentiluomo, ha commentato: «Lo visiterò la prossima volta.» E si è affrettato a partire per Aquilonia, dove ha continuato con Franco Arminio il suo “Viaggio nei luoghi che non contano” con il “non” cancellato.

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Il 28 luglio compro «Il Mattino» e a pagina 22 scopro che Provenzano la mattina del giorno precedente aveva partecipato ad Avellino ad un’assemblea pubblica «organizzata dalla Regione, con la partecipazione delle diocesi e delle forze sociali. Al suo fianco, il delegato delle Aree interne del governatore De Luca, Francesco Todisco, e l’arcivescovo di Benevento Felice Accrocca. In platea, il prefetto Paolo Spena, il vescovo di Avellino, Arturo Aiello, il sindaco del capoluogo, Gianluca Festa, il coordinatore nazionale delle Aree interne Francesco Monaco, il presidente di Confindustria Avellino, Pino Bruno, le rappresentanze sindacali e diversi amministratori.» Insomma, il fior fiore.

Non capisco bene se a latere o all’interno di quest’assemblea pubblica era, inoltre, previsto un summit con i 25 sindaci dell’area pilota Alta Irpinia, che sta sperimentando la Strategia nazionale aree interne: «Ma tra richieste di altre aspiranti aree pilota, tempo di discussione previsto e assenze, la riunione implode. […] Quattro su venticinque gli amministratori presenti davanti al ministro. Il primo cittadino di Calitri, Michele Di Maio. Quello di Teora, Stefano Farina. Di Villamaina, Stefania Di Cicilia. E la consigliera provinciale Rosanna Repole, delegata per Sant’Angelo dei Lombardi. Il presidente della Città Alta Irpinia, Ciriaco De Mita, è a Napoli per presentare la lista dei Popolari. Altri magari si tengono a distanza da Avellino per ragioni simili, legate allo scacchiere per le regionali.» Tra le righe si capisce che gli assenti non lo erano per caso. Probabilmente obbedivano all’ordine del patriarca, sindaco di Nusco, che nella mattinata, a 92 anni, come informa il quotidiano, aveva altro da fare: presentare la lista dei Popolari, in appoggio alla candidatura di Vincenzo De Luca con cui, pare, vada d’amore e d’accordo.

Tra gli assenti figurava anche il sindacodi Bisaccia che, quindi, ha snobbato il Ministro due volte: la mattina, partecipando all’”azione collettiva” demitiana e il pomeriggio organizzando probabilmente lo sgarbo del cancello chiuso.

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Una decina d’anni fa ho letto un libro (diventato famoso) di Carlo M. Cipolla, storico dell’economia. Si intitola: «Le leggi fondamentali della stupidità umana» (Il Mulino, 1988, 2017 seconda edizione con illustrazioni di ElleKappa). Sostiene che trattare con la gente è inevitabile ed ognuno di noi è come se avesse “una sorta di conto corrente” aperto con gli altri. «Da qualsiasi azione, o non azione, ognuno di noi trae un guadagno o una perdita, ed allo stesso tempo determina un guadagno o una perdita a qualcun altro.» (pag. 37).

La terminologia è economica, ma non inganni: nelle relazioni interpersonali, il “guadagno” o la “perdita” non è quasi mai soltanto il frutto di transazioni monetarie. Ad esempio, guadagnarsi la stima di una persona, può essere in certe occasioni molto vantaggioso.

Ebbene, sulla base di questo postulato (chiamiamolo così), Cipolla colloca gli esseri umani in una di queste quattro categorie fondamentali: gli sprovveduti, gli intelligenti, i banditi e gli stupidi.

«Se Tizio compie un’azione e ne ricava una perdita mentre nello stesso tempo procura un vantaggio a Caio […], Tizio ha agito da sprovveduto. Se Tizio compie un’azione dalla quale ottiene un vantaggio e nello stesso tempo procura un vantaggio anche a Caio […], Tizio ha agito intelligentemente. Se Tizio compie un’azione dalla quale trae un vantaggio causando una perdita a Caio […], Tizio ha agito da bandito. […]. Una persona stupida è una persona che causa danno ad un’altra persona o gruppo di persone senza nel contempo realizzare alcun vantaggio per sé o addirittura subendo una perdita.» (pag. 45-47. Sottolineatura nel testo.)

Inutile dire che gli esseri umani compiono mille altre azioni diverse da quelle previste in questo “modello”. Ma esso può risultare utile se aiuta a comprendere aspetti di realtà.

Così, dopo aver letto dei sindaci (demitiani?) assenti alla riunione e aver assistito allo sgarbo del cancello chiuso, mi sono chiesto in quale delle quattro categorie collocare gli (eventuali) autori di queste azioni. Mi sembrava inizialmente un compito facile. Invece, non lo è.

Cosa ha guadagnato e cosa ha perso, ad esempio, il Sindaco di Bisaccia con queste azioni, per così dire, di “sabotaggio” della visita politica del Ministro?…Gli ha fatto capire che il Sindaco è lui e che da lui dipende il bello e il cattivo tempo in questo paese?… Ma questo già si sapeva e doverlo ribadire in ogni circostanza non appare un sintomo di forza, ma di debolezza. Non mi sembra, infatti, che da queste prodezze gli sia derivata una maggiore autorevolezza.

Ma forse non era questo l’obiettivo del Sindaco. Essendo una persona notoriamente intelligente e capace di calcolare se “il conto corrente” aperto con gli altri sia in crescita o in diminuzione, avrà avuto altre buone ragioni, al momento, oscure ai più. Ciò che si deve rigorosamenteescludere è che abbia compiuto delle azioni da sprovveduto o, peggio ancora, da stupido o da bandito.

Però, scrivendo questo, mi rendo conto di andare contro la prima legge fondamentale della stupidità umana, che recita: «Sempre ed inevitabilmente ognuno di noi sottovaluta il numero di stupidi in circolazione.» (pag. 19, in grassetto nel testo).

In nota, quasi a volersi appoggiare su un’autorità indiscutibile, Carlo M. Cipolla scrive: «Gli autori del vecchio Testamento erano coscienti dell’esistenza della Prima Legge Fondamentale e la parafrasarono quando affermarono che “stultorum infinitus numerus est”, ma caddero in un’esagerazione poetica. Il numero di persone stupide non può essere infinito perché il numero di persone viventi è finito.» (pag. 19).

Mia madre, senza essere storica dell’economia né autrice di un Testamento, soleva dire che il miglior marinaio annega. Quindi anche una persona intelligente può commettere azioni stupide.

Ad ogni buon conto, al posto del Sindaco (che non invidio), mi sarei recato la mattina ad Avellino, all’incontro ufficiale degli amministratori dell’area pilota Alta Irpinia, “disobbedendo” all’eventuale ordine di scuderia del suo Presidente De Mita; avrei cercato di avvicinare e salutare il Ministro e gli avrei detto: «Signor Ministro, ho saputo che oggi pomeriggio viene a Bisaccia per una visita informale e una diretta dalla Casa della Paesologia col suo consulente Franco Arminio. Senza voler interferire col suo programma, sarei lieto di offrirle un caffè. L’aspetto alle ore 17 al meraviglioso Castello per farle eventualmente da guida nelle sue stanze e illustrarle le straordinarie testimonianze storiche conservate nel suo Museo Civico…»

I guadagni che ne avrei ricavato sono molteplici: a) mi sarei distinto da De Mita, mostrando una mia autonomia; b) mi sarei presentato di persona al Ministro e ci saremmo, sia pure superficialmente, conosciuti; c) durante il pomeriggio, avrei un po’ tolto il “monopolio” del rapporto col Ministro a Franco Arminio; d) avrei fatto una figura da “gran signore” coi miei cittadini, dimostrando di essere al di sopra delle beghe paesane; e) avrei consegnato di persona al Ministro una scheda della situazione economica e sociale del mio paese, evidenziando i bisogni e le esigenze più urgenti…

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Non so se Giuseppe Provenzano dal suo “Viaggio nei luoghi che non contano” (con il “non” cancellato) trarrà impressioni, suggerimenti e materiali per un libro. Un po’ come fece nel 1875 Francesco De Sanctis col suo “viaggio elettorale”. Dobbiamo al grande critico letterario, di origine irpina, l’appellativo di “Bisaccia la gentile”, appellativo di cui andiamo fieri. Qualche anno fa, grazie all’esperienza del Parco Letterario, che da lui prende il nome, il brano in cui l’attribuzione compare fu trascritto su una bella targa e affisso in Via Mancinisul muro di pietra, di fronte alla locale sezione dell’ACLI.

Targa col brano di De Sanctis su Bisaccia la gentile

Mi capita di leggerlo e rileggerlo. Eccolo:

«Mi accompagnarono molti a cavallo un buon tratto. E poi, addio.

Addio, Bisaccia, dove vidi qualche strada netta, e dove non vidi nessun cencioso, nessuno che dimandasse limosina. Avevi anche tu i tuoi cenci, le tue miserie e le tue discordie. Ma le occultasti come ne’ dì di festa, e mi accogliesti lieta e cortese. Molti gentili pensieri io colsi in te. Quel garbo nella conversazione, quell’accordo de’ visi, se non de’ cuori, quella semplicità e naturalezza di accoglienza, quella nessuna giustificazione e nessuna vanteria, anzi quel non parlarmi punto della elezione, e quel far gli onori di casa all’ospite tutti, quasi Bisaccia fosse stata una casa sola, oh! nessun pensiero gentile trovò freddo il mio cuore.

Addio, Bisaccia la gentile.» («Un viaggio elettorale», cap. VI, “Bisaccia la gentile”).

Chi pensa che oggi Bisaccia non abbia aspetti negativi, cenci e miserie mostra un ottimismo idiota e falso. Le discordie ci sono e sono inevitabili perché conflitti e disaccordi sono l’anima e il motore della democrazia. Un paese privo di lotte, di rivalità, è un paese morto. Ma di fronte a un ospite, i bisaccesi del secondo Ottocento, sapevano nascondere le discordie e mostrarsi lieti e cortesi; se non i cuori, sapevano accordare i visi. Mostravano di avere garbo nella conversazione, sapevano accogliere con semplicità e naturalezza, non si mettevano a parlare di elezioni prossime o passate e si comportavano come se il paese fosse “una casa sola”…

E poi, negli anni del Parco Letterario, il Castello e il centro antico di Bisaccia si animarono di iniziative di altissimo profilo culturale: incontri al Caffè Letterario con scrittori e artisti di fama nazionale, concerti, soggiorni formativi che indicavano la via da seguire per contribuire a forme di turismo originali che coniugano cultura, luoghi, prodotti.

Oggi è tutto diverso. La rivalità è sorda, rancorosa, risentita e vendicativa. La conversazione è priva di dialettica, di garbo, di positività, di costruttività, di pensieri gentili e cortesi…Come se il “positivo”(temporaneo) non avesse bisogno del (temporaneo) “negativo”.

Non è un problema di Bisaccia. È un problema dell’Italia.

Nella città dove vivo, il 20 settembre si voterà per l’elezione del Sindaco e il rinnovo del Consiglio Comunale. Alessandra Roman Tomat, la candidata Sindaco che appoggio e voterò, ha scelto come slogan della sua lista “Un vento gentile soffia su Cologno”. È una parola d’ordine che condivido.

La desanctisiana “Bisaccia la gentile” avrebbe qualcosa da insegnare all’Italia se ogni bisaccese (a cominciare dal Sindaco pro-tempore) si sentisse in dovere di assumere comportamenti che non ne tradiscono il contenuto e il senso.

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Bisaccia, Via Cittadella

Nei giorni precedenti l’arrivo del Ministro, tra una strimpellata di chitarra e l’altra, nel gruppo di amici del bar Solazzo, si discuteva su cosa fare per l’occasione. Nessuno riteneva Provenzano in grado di compiere chissà quali scelte risolutive in una situazione caratterizzata sempre più da fenomeni negativi come lo svuotamento demografico del paese, la riduzione dell’occupazione, la ripresa dell’emigrazione, lo scempio del patrimonio edilizio e il continuo consumo di suolo, lo stato della situazione agro-alimentare, ecc. Però, insisteva giustamente Aldino, qualcosa occorre fare in questa “desertificazione sociale” illusoriamente mitigata dai ritorni estivi di questi giorni.

Alla fine ci siamo orientati per mettere giù un pro-memoria dei problemi da sottoporre all’attenzione del Ministro. La persona più adatta è sembrata a tutti Agostino, un uomo impegnato da decenni in progetti di stimolazione dello sviluppo locale. Gli do una mano e decidiamo di incontrarci a casa. Batto quasi sotto dettatura il documento che si può leggere in Appendice e al quale successivamente aderiscono diverse persone e il gruppo consiliare di minoranza “Noi per Bisaccia”.

Sempre Agostino è in contatto con Carmine Nardone, un politico e un docente ricco di esperienza sui problemi dell’agricoltura, della bioetica, delle biotecnologie e della biodiversità. È stato, infatti, direttore della rivista «Agricoltura e società» e membro del comitato scientifico della rivista internazionale «Capitalismo Natura e Socialismo» diretta da J. O’Connor. Per non parlare di tanti altri incarichi e impegni.

Mio cugino gli chiede una scheda, un contributo da consegnare al Ministro e il professore gli invia unasintesi dello studio di “Futuridea” intitolato «Il futuro “dell’osso” tra vecchi e nuovi dualismi»: 29 pagine piene di considerazioni, tabelle e dati che dimostrano distanze e disuguaglianze ancora incolmabili, frutto della mancata valorizzazione delle grandi risorse che le aree interne offrono.

La prefazione è di Roberto Costanzo. Dopo aver richiamato il contributo essenziale, dato da Manlio Rossi Doria, ad una corretta e proficua impostazione dei problemi relativi ai territori collinari e montani (il cosiddetto “osso”) rispetto ai territori vallivi e costieri (la “polpa”), sottolinea che«osso e polpa sono, ambedue, parti attive ed indispensabili di uno stesso corpo vivo.Anzi è l’osso che regge la polpa e non viceversa.»

Partendo da questo presupposto, il prefatore individua l’originalità dello studio sul «Futuro “dell’osso”», ispirato e diretto da Carmine Nardone, nella sollecitazione pressante «a non parlare più di dualismi tra differenti tipologie territoriali e geo-ambientali, a non cercare di vedere se una zona sia più produttiva e utile dell’altra, a non esaurirci nell’esame dei “dualismi spesso prodotti da interventi pubblici sconnessi”.

Vi è invece bisogno di “una risposta olistica ai problemi sociali economici, ambientali e istituzionali che il territorio presenta”: cioè un sistema di interventi ben integrato e coordinato “nei vari settori, nel tempo e nello spazio”. Settori, spazi e tempi non occasionali, né emergenziali, ma operanti in forma sistematica e conseguenziale: a mo’ di “industria del territorio” come da qualche tempo il sottoscritto va predicando…

È innanzitutto necessario sviluppare le possibilità di valorizzare e gestire le grandi risorse che le aree interne quasi sempre si vedono sottrarre senza alcun ristoro ed in mancanza di una qualsiasi PROGRAMMAZIONE: vedasi come vengono utilizzate le acque raccolte nei grandi invasi e come vengono sfruttate le immense potenzialità dell’energia eolica.» (Roberto Costanzo, pag.4)

Il 27 luglio Agostino consegna il nostro Promemoria e le preziose pagine inviateci da Carmine Nardone a Franco Arminio, che s’incarica di darle al Ministro. Con ciò non abbiamo fatto granché per Bisaccia. Sicuramente più di quanto avrebbe dovuto fare il suo Sindaco.

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C’è un punto che mi ha colpito nel contributo offertoci da Nardone. È quello relativo al “dualismo dell’innovazione”. Le tabelle indicano, regione per regione, a) i “Numeri di marchi registrati in Italia dal 1989 al 14 gennaio 2020” e b) la quantità di “Brevetti concessi in Italia per invenzione industriale dal 1990 al 14.01.2020”. Le cifre sono implacabili e non fanno che evidenziare il netto divario Nord-Sud. Conclusione:«Lo spopolamento e l’invecchiamento della popolazione rendono il mezzogiorno un po’ la “valle della morte” delle idee e l’assenza di alcuni servizi e la totale mancanza di una professionalità capace di sostenere quei pochi che si lanciano in idee innovative ha indebolito ancor di più le possibilità di valorizzare e sfruttare le grandi risorse che le aree interne offrono e che spesso mancano alle aree centrali. Da decenni, dunque, si alimenta un circolo vizioso che va rotto al fine di invertire la tendenza e permettere azioni che portino un miglioramento effettivo.» (pag.21).

Leggevo queste parole e pensavo alle elezioni comunali svoltesi a Bisaccia l’anno scorso. Si fronteggiavano il Sindaco attuale – Sindaco in questo paese non ricordo da quando – e il poeta e paesologo Franco Arminio. Indubbiamente una candidatura di rottura, di innovazione; una candidatura che avrebbe messo a frutto per i cittadini le grandi risorse delle aree interne, a cominciare da quella eolica, la maggiore industria di Bisaccia. Per non parlare dalla bellezza dei luoghi. Nulla da fare: il poeta perse con uno scarto di oltre 300 voti.  Perché?… Le ragioni sono tante. Ad una, però, mi sembra doveroso accennare, senza spirito di acrimonia: la lacerazione prodottasi all’interno del PD che sciolse il nodo della candidatura e del programma politico-amministrativo a poche ore dalla presentazione delle liste. Per carità!, la maggior parte degli iscritti ed elettori sicuramente votò per il cambiamento e la rottura col sistema di potere rappresentato dal Sindaco uscente (e riconfermato), ma i personalismi, la confusione d’idee, la mancanza di chiarezza  nella conduzione del dibattito culturale e politico al proprio interno e all’esterno non furono di giovamento. È un’osservazione, sia chiaro, che non vuole in alcun modo disconoscere il contributo fattivo e leale dato dalla maggioranza del gruppo dirigente locale. Ciò detto, apparirono e appaiono innegabili le difficoltà di orientamento e i sintomi di crisi del PD.

Considerazioni, ben più preoccupanti, sono, infatti, contenute in un recente articolo di Isaia Sales.

Dopo aver parlato della Lega che non riesce a diventare “partito della nazione” per il suo razzismo anti-immigrati e il suo rancore antimeridionalista e antistatalista, accenna al PD:

«Il PD, invece, viene da una tradizione di prevalenza degli interessi nazionali su quelli territoriali, ma si sta trasformando in un partito dei territori, non della nazione. Con cambiamenti radicali della sua struttura organizzativa davvero preoccupanti. In alcune zone dominano dei satrapi, dei feudatari delle tessere, dei promotori delle loro famiglie. Più il PD pensa di trasformarsi in partito dei territori e più si espone a queste degenerazioni. E il modo in cui si pensa di rappresentare il Sud è la cartina di tornasole di tutto ciò: sempre più in alcune aree i gruppi dirigenti del PD somigliano agli uomini delle precedenti clientele meridionali, esposti strutturalmente all’affarismo e incapaci di porre il tema della lotta al malaffare e alle mafie come priorità. Non ci si oppone alla penetrazione della Lega nel Sud alleandosi con il vecchio notabilato meridionale.» («Il Mattino», 11 agosto 2020, pag. 35).

Non so come queste considerazioni suoneranno alle orecchie di Vincenzo De Luca, candidato Presidente alla Regione Campania. Per quanto mi riguarda, le ritengo condivisibili e mi fanno capire perché in un paese come Bisaccia si progetti e si realizzi un polo scolastico nuovo, dopo aver dichiarato “in stato di pericolo e inagibili” ben quattro plessi scolastici (due dei quali costruiti dopo il 1984 e per definizione antisismici): perché i fondi ministeriali, statali, europei o regionali non devono essere impiegati sulla base delle esigenze realmente accertate, ma sulla base della loro suddivisione fra “satrapi” o “feudatari”. Così può darsi che Napoli abbia più bisogno di Bisaccia dei fondi per l’edilizia scolastica, ma siccome il feudatario rivendica la sua parte e il vassallo è pronto a firmare la dichiarazione d’inagibilità, il progetto di un nuovo polo scolastico atterra negli Uffici del nostro Municipio, senza che la minoranza consiliare di allora, a guida PD, muova critiche dirimenti e alimenti il dibattito nella pubblica opinione.

Risultano davvero illuminanti le osservazioni finali del documento di Nardone:

«In merito al dualismo ed alle disuguaglianze che le statistiche chiaramente evidenziano, due sono le questioni di cui prendere atto in modo inevitabile.

La prima investe l’intervento pubblico, perché le programmazioni dei Fondi Strutturali Europei (PON, POR, PSR) – compresa l’ultima del 2014-2020 – non hanno fatto altro che accentuare il dualismo, sia da un punto di vista settoriale che territoriale. La ragione principale risiede nel fatto che le aree interne hanno bisogno di “soluzioni personalizzate” e non di bandi che, praticando un’uguaglianza soltanto fittizia, mettono insieme territori estremamente diversi tra loro. A territori diversi vanno proposte soluzioni altrettanto diverse, soluzioni che tengano in debito conto ciò di cui un territorio ha bisogno, in poche parole si deve praticare l’equità, l’uguaglianza delle opportunità.» (pag.22)

La seconda è che «Nella nuova programmazione 2021-27 serve una “programmazione a sportello” dei Fondi Europei, esclusiva per le aree interne, che punti sempre più su parametri valutativi non ancorati al passato ma alla validità delle idee e delle novità introdotte.» (pag. 22) Nel documento, infatti, si propongono dei Laboratori di Innovazione Territoriale.

Tutto ciò fa a pugni con la cultura politica dell’attuale Sindaco e del gruppo di potere demitiano che domina nell’Alta Irpinia. Da qui le ragioni di una lunga, tenace e intelligente lotta politica e culturale contro questi ceti.

12 agosto 2020

APPENDICE

ALLA CORTESE ATTENZIONE DEL SIG. MINISTRO

GIUSEPPE PROVENZANO

Siamo un gruppo di cittadini da sempre sensibili alle problematiche relative al Mezzogiorno e, soprattutto, allo sviluppo delle zone interne.

Cogliamo l’occasione della sua venuta a Bisaccia per ricordarle alcune questioni che ci stanno particolarmente a cuore:

  1. Le aree interne della dorsale appenninica necessitano di un grande piano per la manutenzione del territorio. Un piano che impegni conoscenze tecnico-scientifiche e manodopera e che riesca ad arginare la fuga dei giovani dai paesi. La cura del territorio è uno dei settori in cui è più urgente un investimento pubblico produttivo nel breve e lungo termine: darebbe, keynesianamente, potere di spesa ai lavoratori impegnati nella sua manutenzione; farebbe risparmiare gli interventi a posteriori (es. quando per tre giorni di pioggia tutto frana) e valorizzerebbe le competenze dei giovani laureati. Sarebbe piaciuto a Giuseppe Di Vittorio!
  2. Cura della persona. Con il progressivo invecchiamento della popolazione ci sarà sempre più bisogno di strutture e servizi di cura delle persone, capaci di rispondere in modo flessibile alle loro esigenze: assistenza a domicilio, centri residenziali, ecc. Anche in questo caso, l’impatto economico e occupazionale potrebbe essere di rilievo.
  3. Il nostro territorio, come molti altri dell’area appenninica, contribuisce notevolmente alla produzione di energia da fonti rinnovabili (eolica). Sarebbe opportuno che il vento, bene comune, diventasse una risorsa per tutti e non più soltanto per poche imprese private. Occorre capovolgere il paradigma culturale e la normativa conseguente che, di fatto, impedisce l’iniziativa pubblica in un settore così importante per lo sviluppo dell’economia. Un investimento statale, che contempli anche forme di azionariato popolare, potrebbe avere effetti moltiplicatori sulle economie locali.

Fondamentale è anche in questo il nesso “Eolico-ricerca finalizzata allo sviluppo di tecnologie energetiche eco-compatibili come quelle dell’idrogeno”.

  • Sviluppo di forme originali di turismo culturale (quali soggiorni formativi, residenziali) legate alle varie espressioni artistiche: arte, musica, letteratura, nel filo dell’esperienza de “I Parchi Letterari”(Parco Letterario De Sanctis) e delle esperienze pregresse di sviluppo locale (GAL CILSI, nel nostro territorio). La scommessa consiste nel credere che esista un fabbisogno formativo in tali ambiti che le istituzioni tradizionali non riescono a soddisfare pienamente; un fabbisogno relativo sia alla popolazione studentesca italiana che straniera. Inutile dire che tali iniziative farebbero da traino alla valorizzazione delle risorse enogastronomiche ed architettoniche dei borghi storici che vanno tutelati con il mantenimento dei servizi (scuole, attività commerciali…).
  • Di fronte ai dati relativi agli andamenti demografici e allo spopolamento delle zone interne l’immigrazione appare una risorsa. Occorre sviluppare piani di integrazione che prevedano l’utilizzo dell’enorme patrimonio edilizio a disposizione, anche per evitare ulteriore consumo di suolo, e l’impiego di manodopera necessaria allo sviluppo dei settori sopra citati.
  • Relativamente allo sviluppo agricolo integrato con i temi sopra richiamati, crediamo che sia necessario fare riferimento all’enorme patrimonio di conoscenza maturato nei decenni scorsi dal prof. Carmine Nardone e dalla sua rete di collaboratori. (Cfr. Documento allegato)
  • Le esperienze pregresse che hanno dato ai Sindaci e alle Amministrazioni locali rilevanti poteri decisionali nell’utilizzo delle risorse (un esempio per tutti: ricostruzione post-sismica del terremoto del 1980), vanno superate perché viziate da localismi, approssimazione, episodi di corruzione, ricerca del consenso a tutti i costi, filosofia della spesa pubblica fine a se stessa, ecc. Occorre perciò pensare ad una Agenzia nazionale composta da persone di provata competenza, che può avere anche un’articolazione territoriale, e che assicuri il coordinamento e la qualità degli interventi.

Ringraziandola per l’attenzione e in attesa di un cortese riscontro, le porgiamo cordiali saluti.

Un gruppo di cittadini sostenitori della lista “Noi per Bisaccia”:

Agostino Pelullo, Donato Salzarulo,  Aldo Frascione, Fernando Castelluccio, Gerardo Scarano, Sergio Castelluccio, Antonio Formiglio, Angelo Vitale, Gerardo Procaccino,  Gilberto Casarella, Antonio Santoli, Salvatore Frullone, Andrea Procaccino, Antonio Celano, Giovanna Sena Antonietta De Gianni

Gruppo Consiliare ‘Noi per Bisaccia’: Lucia Arminio, Vito Frascione, Gerardo Di Pietro, Antonio Solazzo

Bisaccia 27 luglio 2020

3 pensieri su “Notizie dal paese (2)

  1. Quando si tratta di Bisaccia l’amico Donato trasuda ‘amor di patria’ da ogni poro della pelle…Buon Ferragosto e un caro saluto da Verona!

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