Una newsletter di “Valigia Blu”

23 luglio 2022Apri la newsletter sul browser
a cura di E. A.
  • Il governo Draghi: né migliore né peggiore dei suoi predecessori

Anche il Governo Draghi è arrivato al capolinea. Fino a ridosso del suo insediamento, data la caratura del personaggio e il difficile momento politico (si era nel pieno dell’emergenza pandemica), la nomina di Draghi ha suscitato forti reazioni nella stampa. Da un lato l’adorazione a tratti eccessiva del Presidente del Consiglio da parte dell’intellighenzia liberale del paese: basti pensare all’appellativo Governo dei Migliori. Dall’altro, il governo di Mario Draghi è stato accusato di essere un governo che porta il paese sulla strada della rovina, un liberista spietato. Entrambe queste visioni in realtà non fanno altro che sposare una linea drammatica rispetto al governo Draghi, un governo della provvidenza, in un caso distruttivo, nell’altro rigenerativo. La verità, ben più banale, è che il Governo Draghi è stato né più o meno alla pari dei suoi predecessori.

  • L’Italia attende ancora la riforma della legge elettorale

Ed eccoci ora davanti a una crisi di governo e, in ogni caso, a pochi mesi dalla naturale scadenza della legislatura, di fronte alla prospettiva di un Parlamento ridotto numericamente, senza che regolamenti di Camera e Senato siano ancora stati riformati in tal senso e con un sistema elettorale misto, con un forte impatto maggioritario, che sacrifica almeno in parte la rappresentatività per rincorrere una governabilità tutt’altro che raggiunta. Tre proposte di riforma elettorale giacciono ormai da due anni in Commissione Affari Costituzionali. Tecnicamente, insomma, salvo per il nodo dei regolamenti parlamentari da riformare (ma la cui modifica è già avviata), il Rosatellum è pronto per essere applicato di nuovo, con elezioni anticipate o alla scadenza della legislatura. Politicamente, invece, la questione, pur silente, è tutt’altro che chiusa. In questo articolo ripercorriamo la lunga storia italiana (di attesa) delle riforme della legge elettorale e della questione della sovranità popolare tra rappresentatività e governabilità.

  • Altro che transizione, quella del ministro Cingolani è retroguardia ecologica

Ricorderemo l’estate del 2022 come il periodo in cui tanti e tante si accorsero dell’irreversibilità della crisi climatica. Siccità, scioglimento dei ghiacciai, ondate di calore saranno il nostro pane quotidiano, dicono da più parti. Ma spiccano i silenzi del ministero della Transizione Ecologica. C’è chi ha definito il suo ministero “finzione ecologica”, chi ha parlato di “transazione ecologica”, chi ha proposto “propaganda fossile”, chi ha trasfigurato il suo cognome in CingolEni (per sottolineare le posizioni del ministero schiacciate su quelle dell’azienda energetica), senza dimenticare chi ne ha invocato già le dimissioni. Quella della retroguardia ecologica, tuttavia, appare il terreno di posizionamento più consono alla linea politica portata avanti in poco più di un anno. Una piccola cronistoria delle azioni e delle parole più significative di Roberto Cingolani durante il suo ministero per comprendere il ruolo e la portata della transizione ecologica italiana, così come la intende il ministro. 

  • L’Europa nella morsa dell’ondata di calore. Guterres (ONU): “Abbiamo una scelta. L’azione collettiva o il suicidio collettivo. È tutto nelle nostre mani”

L’Europa sta diventando un “hotspot” per le ondate di calore, con episodi di caldo anomalo che aumentano da tre a quattro volte più velocemente rispetto alle altre medie latitudini, spiega Kai Kornhuber, ricercatore della Columbia University. Durante un vertice in Germania sulla crisi climatica il Segretario Generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, ha esposto una strategia su più fronti per affrontare la crisi climatica, tra cui l’eliminazione dell’uso del carbone, il rapido sviluppo delle fonti di energia rinnovabili e il raddoppio degli aiuti alle nazioni più vulnerabili del mondo per adattarsi agli impatti del riscaldamento globale. “Metà dell’umanità vive in una zona di pericolo, a causa di inondazioni, siccità, tempeste estreme e incendi. Nessuna nazione è immune. Eppure continuiamo ad alimentare la nostra dipendenza dai combustibili fossili”, ha detto Guterres ai 40 ministri giunti in Germania. “Abbiamo una scelta. L’azione collettiva o il suicidio collettivo. È tutto nelle nostre mani”. Il round-up sulla crisi climatica di questa settimana. 

  • FreeMaksymButkevych, la campagna per la liberazione dell’attivista e giornalista ucraino Maksym Butkevych

Maksym Butkevych, attivista per i diritti umani impegnato per accoglienza e solidarietà dei migranti, contro neo-fascismo e neo-nazismo, è stato catturato dalle truppe russe  verso la fine di giugno, mentre con le Forze Armate Ucraine era coinvolto nei combattimenti nella parte orientale del paese. La storia di Maksym è importante, è la storia di chi si è visto costretto a combattere e fare i conti con sé stesso, la propria fede, mettendo a rischio la propria vita per difendere libertà, diritti e pace, di chi sta morendo ogni giorno sotto le bombe di una guerra terroristica contro i civili. Abbiamo tradotto una riflessione sulla guerra in Ucraina che Butkevych ha scritto per il sito di Hromadske Radio, radio indipendente ucraina co-fondata dall’attivista.

  • Piacenza, gli arresti a sei sindacalisti nel polo della logistica

Un dirigente nazionale del sindacato SI Cobas e tre dirigenti locali della sigla a Piacenza sono stati arrestati il 19 luglio e messi ai domiciliari su mandato della Procura di Piacenza con le accuse di associazione a delinquere, violenza privata, resistenza a pubblico ufficiale, sabotaggio e interruzione di pubblico servizio. Si tratta del coordinatore nazionale Aldo Milani e dei tre dirigenti piacentini Mohamed Arafat, Carlo Pallavacini e Bruno Scagnelli. Lo riferisce il sindacato di base. I Cobas hanno parlato di “attacco politico su larga scala contro il diritto di sciopero e soprattutto teso a mettere nei fatti fuori legge la contrattazione di secondo livello, quindi ad eliminare definitivamente il sindacato di classe e conflittuale dai luoghi di lavoro”. In questo approfondimento sul lavoro e le lotte sindacali avevamo raccontato anche la storia di Mohamed Arafat.

  • Legalizzare la cannabis è una questione di diritti umani

Il 29 giugno è approdato in Parlamento il disegno di legge unificato Magi-Licatini sulla depenalizzazione della coltivazione domestica di cannabis per uso personale, a seguito del parere favorevole del testo da parte della Commissione Giustizia della Camera dei Deputati. Il DDL punta a modificare il Testo Unico sugli stupefacenti (DPR 309/90) depenalizzando la coltivazione domestica di massimo quattro piante femmina di cannabis per uso personale e prospettando la riduzione delle pene per i fatti di lieve entità riguardanti la cannabis, distinguendo di fatto quest’ultima dalle sostanze cosiddette pesanti, come l’eroina e la cocaina. Ai fini della prevenzione invece, il DDL si pone l’obiettivo di istituire una giornata nazionale sui danni derivanti da alcolismo, tabagismo e uso di sostanze stupefacenti. Nel 2015, in Messico, la Corte Suprema aveva giudicato incostituzionale proibire l’uso della cannabis per uso personale poiché contro il diritto allo sviluppo, inteso come quel diritto umano inalienabile in virtù del quale ogni persona umana e tutti i popoli sono legittimati a partecipare, a contribuire e a beneficiare dello sviluppo economico, sociale, culturale e politico, in cui tutti i diritti umani e tutte le libertà fondamentali possano essere pienamente realizzati. La legalizzazione è una questione di diritti umani perché garantisce molteplici diritti alla società.

  • Autismo, per combattere gli stereotipi dobbiamo imparare a parlarne

Oltre a usare parole che rimandano alla sofferenza, la narrazione attuale dell’autismo, fa costante riferimento all’infanzia. Lo ha documentato un interessante studio che dimostra come la comunicazione riferita a questa condizione del neurosviluppo si riferisca quasi esclusivamente a bambini e bambine. L’infantilizzazione dell’autismo ha però un effetto negativo perché da un lato toglie alle persone autistiche la possibilità di autorappresentarsi e autodeterminarsi in quanto percepite come eterne creature incapaci di sapere cosa sia meglio per loro, e dall’altro rende invisibili gli adulti nello spettro, privandoli di servizi e assistenza spesso necessari. Sono moltissimi i genitori di ragazzi e ragazze autistici, soprattutto il cui il livello di supporto necessario è elevato, che raggiunta la maggiore età dei figli vedono scomparire la già scarsa assistenza delle istituzioni. Da un punto di vista pratico, una narrazione incapace di descrivere in modo accurato la realtà genera stereotipi fasulli. Questi stereotipi vengono poi utilizzati non solo nelle conversazioni tra amici e sui mezzi di comunicazione, ma anche da chi scrive leggi, disegna interventi e progetti di inclusione nella scuola o sul lavoro. Ma se la descrizione della categoria individuata come destinataria di una legge non corrisponde alle persone sulla cui vita questa legge influirà, il bersaglio verrà mancato e l’influenza di quella riforma o della legge nel migliore dei casi sarà nullo, nel peggiore deleterio.

  • Mario Paciolla, la seconda autopsia fa escludere l’ipotesi del suicidio: è stato torturato e assassinato

Mario Paciolla ha subito ferite quando era agonizzante, se non già morto. È quanto emerge dall’autopsia disposta in Italia per capire le cause della morte del 33enne cooperante italiano che operava per le Nazioni Unite nella missione di pace in Colombia. Questi nuovi dettagli fanno escludere l’ipotesi del suicidio, da subito avvalorata dall’ONU. Dopo la prima autopsia affidata dall’ONU al medico della sua missione, la morte di Mario Paciolla era stata infatti derubricata come suicidio. Da quanto filtra, invece, dall’indagine ancora in corso della procura di Roma, e da quanto sta raccogliendo la giornalista colombiana (e amica del cooperante), Claudia Julieta Duque, prende forza l’ipotesi della tortura e dell’assassinio. Chi era Mario Paciolla, a cosa stava lavorando in Colombia, le indagini sulla sua morte.

  • Un movimento femminista internazionale e trasversale per il diritto all’aborto e non solo: il modello dell’America Latina

Mentre negli Stati Uniti si torna a lottare per un diritto acquisito ormai da decenni, in America Latina si avanza a grandi passi per ottenere per la prima volta una legislazione sull’aborto. L’Argentina è considerata un esempio per la forza con cui ha imposto l’agenda femminista a livello mondiale negli ultimi anni, e il simbolo rappresentato dal fazzoletto verde ne è un esempio chiaro. Ma anche in Cile il movimento femminista ha acquisito un forte protagonismo già dal 2018 e il diritto all’aborto volontario è stato incluso nella nuova Costituzione che il paese voterà il prossimo 4 settembre. In Colombia le donne hanno festeggiato lo scorso 21 febbraio la modifica della Costituzione che elimina il reato di aborto fino alla ventiquattresima settimana. Ma c’è ancora tanto lavoro da fare. La sentenza della Corte Suprema negli Stati Uniti “ un esempio concreto del fatto che avere una legge non significa che sia rispettato il diritto, bisogna continuare a rivendicarlo come movimento organizzato”, ricorda Yanina Waldhorn, della Campaña argentina.

  • Mona Seif: “Mio fratello Alaa è certo che non uscirà vivo dalla prigione egiziana”

“Mio fratello è certo che non uscirà vivo dalla prigione egiziana e per questo è concentrato nel tentativo di rendere la sua ultima battaglia la più dura possibile e di resistere il più possibile a ciò che gli sta accadendo e a ciò che gli è accaduto in prigione”. Così Mona Seif parla alla BBC dello sciopero della fame che suo fratello Alaa Abd-el Fattah, la personalità più nota e influente della rivoluzione egiziana del 2011, ha iniziato a tempo indeterminato dal 2 aprile per chiedere che i suoi diritti di cittadino siano rispettati e protetti. Considerato la personalità più nota e influente della rivoluzione egiziana del 2011, nota come Rivoluzione di piazza Tahrir, Alaa Abd-el Fattah è stato arrestato nel novembre del 2013. Nel marzo del 2019 è stato rilasciato in libertà vigilata, sei mesi dopo, il 29 settembre 2019, è stato arrestato di nuovo detenuto. Due anni dopo, il 20 dicembre 2021 un tribunale d’emergenza egiziano ha emesso le condanne senza appello nei suoi confronti e in quelli di altri due dissidenti. Alaa Abdel Fattah è stato condannato a cinque anni di carcere, il suo avvocato Mohamed el-Baqer e il blogger Mohamed “Oxygen” Ibrahim a quattro con l’accusa di “diffusione di notizie false”: Alaa Abdel Fattah e Mohamed el-Baqer per aver criticato le autorità circa il trattamento dei detenuti e per alcuni decessi in custodia avvenuti in circostanze sospette; Mohamed “Oxygen” Ibrahim, invece, per aver denunciato sui social media il mancato rispetto dei diritti sociali ed economici da parte del governo. In questo articolo la giornalista Paola Caridi racconta chi era Alaa, perché è in carcere e le pressioni internazionali per la sua liberazione.

  • Lezioni di Storia / L’astronomia degli antichi

Se c’è una cosa per cui dobbiamo ringraziare i Greci, oltre che per la loro meravigliosa letteratura, è perché sono stati loro a gettare le basi della nostra cultura scientifica. E non solo perché ancor oggi le basi della matematica sono greche (euclidee, per essere precisi) ma perché i Greci sono stati gli apripista e i fondatori della fisica e persino della astronomia. Se abbiamo provato empiti di commozione nel vedere le immagini di lontane galassie nelle ultime settimane, se siamo arrivati fino a lì, a spiare il cosmo, è perché ci sono stati i Greci.

  • Luca Serianni: “La lingua italiana come cittadinanza”

Luca Serianni era magro, portava giacche sempre un po’ larghe di spalle, camminava un po’ dinoccolato, poteva sembrare fragile. Ma la capacità pedagogica delle sue argomentazioni e delle sue lezioni era tale da risultare potente come la lingua dei profeti: sapeva costruire comunità. È stato capace di unire migliaia, decine, centinaia di migliaia di persone che non si conoscevano nell’amare una materia solo apparentemente appannaggio degli specialisti: la storia delle parole, delle espressioni, dei sistemi linguistici che usiamo per comunicare tra noi. Le lingue uniscono i poveri e i ricchi, chi sa di più e chi sa di meno, i vivi e i morti, chi è nato in un posto e chi ci è arrivato. Nella lezione su lingua come cittadinanza che fece nel primo di quattro incontri di “Grande come una città” concluse con un intervento dichiaratamente politico: “Il compito di diffondere l’italiano agli stranieri è compito nostro in generale come società, ed è veramente questo sì un modo per difendere o per proteggere l’italiano, quello di moltiplicarne il più possibile l’uso nei confronti di persone che per contingenze di vita si trovano anche particolarmente esposte a questa esigenza e sono tendenzialmente pronte ad accettarlo”. Lo fece come sempre in un modo chiaro e analitico che era la forma della sua intelligenza piena di grazia. Dire che ci mancherà è davvero poco. [Fonte: Christian Raimo]

  • Via d’Amelio, trent’anni di depistaggi e silenzi di Stato

Il 19 luglio, anniversario dell’attentato di stampo mafioso a via D’Amelio a Palermo, in cui furono uccisi il giudice del pool antimafia Paolo Borsellino e i cinque membri della scorta Emanuela Loi, Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina, è divenuta il simbolo della cattiva coscienza della nomenclatura del potere statale, e momento di grave imbarazzo istituzionale. Roberto Scarpinato, ex magistrato componente del pool antimafia Palermo, ha raccontato il significato di quell’attentato, durante un evento organizzato dal Partito democratico a Palermo nel giorno del trentesimo anniversario dell’uccisione di Paolo Borsellino. [Fonte: MicroMega]

  • Cosa emerge dalle telefonate fra Macron e Putin poco prima della guerra

«Non so dove il tuo giurista abbia studiato diritto per sostenere che, in un paese sovrano, i testi di legge sono proposti da gruppi separatisti e non da autorità democraticamente elette». «Ma il governo ucraino non è democraticamente eletto! È arrivato al potere dopo un colpo di Stato sanguinario. Ci sono state delle persone bruciate vive, è stato un bagno di sangue di cui Zelensky è uno dei responsabili. Il principio del dialogo è prendere in considerazione gli interessi dell’altra parte. Queste proposte esistono, i separatisti, come li chiami tu, le hanno trasmesse agli ucraini ma non hanno ricevuto alcuna risposta». «Come ti ho appena detto, non ce ne frega nulla delle proposte dei separatisti, gli chiediamo soltanto di reagire ai testi delle autorità ucraine. Funziona così, è la legge, ma quello che sostieni mette in dubbio la tua volontà di rispettare gli accordi di Minsk, se dici che di fronte a te hai delle autorità illegittime e terroriste». È il 20 febbraio 2022, Emmanuel Macron e Vladimir Putin discutono al telefono di quanto sta accadendo ai confini dell’Ucraina, dove la Russia ha ammassato centinaia di migliaia di soldati per non meglio specificate esercitazioni militari. Il timore di una guerra è grande. Macron propone di farsi mediatore di un incontro tra russi e ucraini che coinvolga anche le fazioni separatiste del Donbass. Putin si mostra possibilista. Quattro giorni dopo inizierà l’invasione. Il giornalista Guy Lagache ha accompagnato Macron per sei mesi durante la crisi internazionale. E ha filmato (quasi) tutto, anche le conversazioni del presidente con i suoi omologhi, compreso Putin. [Fonte: Francesco Maselli]

  • La Resistenza armata tedesca: l’ultimo tabù

Il 20 luglio di 78 anni fa il colonnello Claus Schenk von Stauffenberg provò a uccidere Adolf Hitler. Non ci riuscì, ma fu il segnale che portò migliaia di persone a disertare e combattere contro il nazismo. Una storia rimossa raccontata dallo storico Carlo Greppi. [Fonte: Jacobin Italia]

  • «Perché ho ucciso Daphne». La confessione di Degiorgio e i legami con la politica maltese

Dopo cinque anni di silenzio, in un’intervista George Degiorgio si è dichiarato colpevole. La lunga storia criminale degli esecutori dell’omicidio della giornalista Daphne Caruana Galizia passa da due rapine in banca. E si lega alla politica. [Fonte: Irpi]

  • Parole Nuove [podcast]

“Oneade”, “Melidir”, “Arganta”, “Amarsenda”, “Meativo”. Parole Nuove è il podcast a cura della sociolinguista Vera Gheno che racconta la migrazione con le parole che non c’erano. [Fonte: OIM Mediterraneo]

  • Terra – La filiera sporca [podcast]

Terra – La Filiera Sporca è un podcast in 5 episodi che racconta le lotte, il lavoro e le vite nel grande ingranaggio della filiera alimentare. Un viaggio che inizia nelle campagne del nostro paese e finisce sugli scaffali di un supermercato. [Fonte: Terra!]

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