Il nodo storico degli anni Settanta


Su IL SECOLO BREVE DI TONI NEGRI di Roberto Ciccarelli

di Ennio Abate

Stralcio  dall’intervista:
L’arresto avvenuto il 7 aprile 1979, primo momento della repressione del movimento dell’autonomia operaia, è stato uno spartiacque. Per ragioni diverse, a mio avviso, lo è stato anche per la storia del «manifesto» grazie a una vibrante campagna garantista durata anni, un caso giornalistico unico condotto con i militanti dei movimenti, un gruppo di coraggiosi intellettuali, il partito radicale. Otto anni dopo, il 9 giugno 1987, quando fu demolito il castello di accuse cangianti, e infondate, Rossana Rossanda scrisse che fu una «tardiva, parziale riparazione di molto irreparabile». Cosa significa oggi per te tutto questo?
È stato innanzitutto il segno di un’amicizia mai smentita. Rossana per noi è stata una persona di una generosità incredibile. Anche se, a un certo punto, si è fermata anche lei: non riusciva a imputare al Pci quello che il Pci era diventato.

 

Che cosa era diventato?
Un oppressore. Ha massacrato quelli che denunciavano il pasticcio in cui si era andato a ficcare. In quegli anni siamo stati in molti a dirglielo. Esisteva un’altra strada, che passava dall’ascolto della classe operaia, del movimento studentesco, delle donne, di tutte le nuove forme nelle quali le passioni sociali, politiche e democratiche si stavano organizzando. Noi abbiamo proposto un’alternativa in maniera onesta, pulita e di massa. Facevamo parte di un enorme movimento che investiva le grandi fabbriche, le scuole, le generazioni. La chiusura da parte del Pci ha determinato la nascita di estremizzazioni terroristiche: questo è fuori dubbio. Noi abbiamo pagato tutto e pesantemente. Solo io ho fatto complessivamente quattordici anni di esilio e undici e mezzo di prigione. Il Manifesto ha sempre difeso la nostra innocenza. Era completamente idiota che io o altri dell’Autonomia fossimo considerati i rapitori di Aldo Moro o gli uccisori di compagni. Tuttavia, nella campagna innocentista che è stata coraggiosa e importante è stato però lasciato sul fondo un aspetto sostanziale.
 

Quale?
Eravamo politicamente responsabili di un movimento molto più ampio contro il compromesso storico tra il Pci e la Dc. Contro di noi c’è stata una risposta poliziesca della destra, e questo si capisce. Quello che non si vuol capire è stata invece la copertura che il Pci ha dato a questa risposta. In fondo, avevano paura che cambiasse l’orizzonte politico di classe. Se non si comprende questo nodo storico, come ci si può lamentare dell’inesistenza di una sinistra oggi in Italia?-
MIO COMMENTO
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1. E’ stata un’illusione credere che il PCI potesse seguire l’ “altra strada, che passava dall’ascolto della classe operaia, del movimento studentesco, delle donne, di tutte le nuove forme nelle quali le passioni sociali, politiche e democratiche si stavano organizzando”. O che potesse trasformarsi per “inventare una nuova forma di vita, un nuovo modo di essere comunisti”.

 

2. Non fu soltanto la chiusura del PCI a determinare “la nascita di estremizzazioni terroristiche”. Semmai ad accrescerne il peso politico (e i pericoli presenti in quella situazione).

 

3. Proprio perche si era “politicamente responsabili di un movimento molto più ampio contro il compromesso storico tra il Pci e la Dc”, non ci si doveva aspettare alcun appoggio o tolleranza velata dal PCI. (Bisognava ricordarsi del comportamento dei socialdemocratici tedeschi che nel 1919 avevano massacrato Rosa Luxemburg, Karl Liebknecht e gli spartachisti).

 

4. Per imboccare “un’altra strada, che passava dall’ascolto della classe operaia, del movimento studentesco, delle donne, di tutte le nuove forme nelle quali le passioni sociali, politiche e democratiche si stavano organizzando”, non bastava denunciare “il pasticcio in cui [il PCI] si era andato a ficcare”. Ci sarebbe voluto quel “partito rivoluzionario” che – a sinistra del PCI – tutti dicevamo di voler costruire, che non si volle fino in fondo o non si fece in tempo a costruire.

4 pensieri su “Il nodo storico degli anni Settanta

  1. Come spesso succede in queste rimembranze e critiche ognuno parla di sé, in tutti i vari modi in cui la cosa è possibile; ma, per quanto sia difficile uscirne, così si riproducono all’infinito le diatribe che già allora ci dilaniarono senza costrutto. Per quanto sia d’accordo con effesse, che su sinistrainrete dice tutto il male possibile di Tronti e per effetto d’ombra anche di Negri, preferisco riprendere lo spirito delle cose citate nel testo e fare omaggio all’ottimismo della volontà rivoluzionaria che si è anche incarnato in toni negri e dintorni; anche perchè più ci avviciniamo alla conoscenza reale di quel periodo più ci accorgiamo della quantità di reticolati che ci circondavano, delle miriadi di cespugli spinosi che forze esterne (ma anche interne, pensiamo al ruolo tutto da scrivere dell’Ufficio Affari Riservati di D’Amato e dei carabinieri di Delfino &c) ci buttavano tra i piedi; e giustamente dobbiamo riscrivere la storia di un PCI ancora ammantato di leggende immeritate

  2. Fatico sempre a dar credito a chi, attore di prim’ordine a quei tempi, non compie alcuna autocritica mentre critica un po’ tutti: lo Stato, il Pci, il Manifesto – figuriamoci gli avversari politici. Negri non mi sembra molto diverso dagli irriducibili ex delle BR nelle sue analisi, da quelli che criticano anche i dissociati. Lui rivendica tutto, e si vede ancora come vittima in ogni frangente (“quattordici anni di esilio).

  3. Ho appena letto Intrigo internazionale, 2014, Chiarelettere, una lunga (146pagine) intervista di Fasanella al giudice Priore. La tesi di Priore, che dichiara di avere numerose prove a conforto, è che il terrorismo italiano (e non solo) era governato anche dal KGB e dalla Stasi. Rifornimenti di armi dall’OLP, date all’Autonomia, che “pur non essendo un’organizzazione che praticava direttamente la lotta armata, mirava a impadronisi dei canali di rifornimento per controllare le Brigate Rosse e altre organizzazioni terroristiche o paraterroristiche. […] domanda: Quindi Folini (soprannome Corto Maltese, che su incarico di Autonomia fece più viaggi per rifornirsi di armi presso l’OLP) viaggiava sotto la protezione del KGB? risponde Priore: Del servizio segreto dell’URSS, così risultava. Le armi che aveva ricevuto da Fatah erano di provenienza sovietica e i palestinesi non avrebbero potuto cederle a terzi senza l’autorizzazione del KGB.”
    La tesi del libro è che il cd terrorismo era sostenuto e in parte manovrato da stati esteri. E, a proposito di Ustica: “C’era un groviglio di verità indicibili che nascevano dalla nostra politica mediterranea, in particolare verso la Libia, e dall’irritazione che quella politica provocava nei nostri alleati europei”. La caduta di Gheddafi avrebbe comportato un riassetto dell’area nordafricana e subsahariana, a tutto svantaggio della presenza dell’Italia, come poi avvenne. Inutile ricordare la decina di morti susseguenti, compresa quella del generale dalla Chiesa.
    Non c’è molto da commentare. Oppure il giudice Priore è fuori di testa. Comunque invito a leggere il libro, anche in ebook, è breve… e spiazzante.

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