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Vamos todos contar Moçambique!

 di Baba Andrea

Ci sono posti sperduti del mondo dove si tentano rivoluzioni quotidiane come scrivere un giornale con ragazzi poco o nulla scolarizzati e si tenta pure, in nome del “regno dei cieli”, di fronteggiare l’ingiustizia e la prepotenza organizzata dinanzi a una magistratura corrotta . Questa testimonianza dal Mozambico è arrivata come una pacata invocazione  fino a Poliscritture; e la rilanciamo nel deserto affollatissimo del Web, sperando che  possa lavorare come un tarlo almeno nella mente di chi non si è  rassegnato alla barbarie. [E. A.]

 

Un paese si ferma

Nelle prime due settimane di agosto, il paese intero si è fermato. Chiuse le scuole, a casa professori ed alunni, servizi pubblici ridotti al minimo di quello che era già stato ridotto all’essenziale prima dalla guerra e poi dalla crisi economica.  Per quella data era stato, infatti, solennemente indetto il IV° Censimento Nazionale.

Vamos todos contar Moçambique!”, era l’adagio che martellava insistente nelle inserzioni pubblicitarie tra un asservito telegiornale di stato mozambicano e una penosa ma molto seguita telenovela brasiliana. Due appelli trionfali richiamavano il popolo sovrano al dovere del civismo patriottico: “Il censimento aspetta la collaborazione di tutti per la raccolta dei dati necessari alle grandi decisioni del Mozambico” e  “La definizione delle politiche pubbliche per lo sviluppo del paese sta nelle tue risposte”. Sembrava proprio che quel momento epico di unità nazionale avrebbe ridestato le sorti infauste del 9° paese più povero al mondo, secondo l’indice di sviluppo umano. Continua la lettura di Vamos todos contar Moçambique!

Cinque componimenti

                                                                               

di Antonio Sagredo

                                                                                         Ti ho sentito
                                                                             piangere dalla camera dove non ci sei
                                                                                                                              helle busacca

1.

Erano una vigilia pagana  le sei colonne corinzie, e come un santo sui padiglioni miravo il volto tumefatto della Supplica e fra movenze cardinali s’inceppava il mio passo, ma nel  suono dei sandali gli accesi ceri invocavano la cadenza di un ordine… la povertà su uno stendardo disegnava ecumeniche e  sordide denunce. Continua la lettura di Cinque componimenti