di Canio Mancuso
Il riciclo secondo lo spazzino I testi sono chiari: non ti lasciano soltanto le persone; anche gli oggetti alla fine del gioco allineati lì sulla banchina per dirti un addio allegro.Continua la lettura di L’intellettuale da asporto
di Canio Mancuso
Il riciclo secondo lo spazzino I testi sono chiari: non ti lasciano soltanto le persone; anche gli oggetti alla fine del gioco allineati lì sulla banchina per dirti un addio allegro.Continua la lettura di L’intellettuale da asporto
di Angelo Australi
Era dalla morte di Zio Seneca che il mio vivere in campagna si era ossidato come una pila scarica, tutti quei luoghi visitati con lui adesso non stimolavano più la mia fantasia. Forse dire che li sentivo ostili è improprio, visto che da bambino avevo sempre trovato il modo di trasformarli in un pretesto per inventare dei giochi, ma dopo la sua morte, quando andavo al podere dei parenti, le giornate estive erano diventate interminabili perché certi scorci di paesaggio si dilatavano nella noia fino a comprendere le persone con i suoi umori alti e bassi. Quelle dieci frasi con le quali i parenti avevano sempre comunicato e che da bambino aspettavo a gloria di sentirmi dire, all’improvviso si erano trasformate in macigni che gravavano su uno strano e insopportabile sentimento di inquietudine che non riuscivo a capire. Dopo i diciotto anni tutto il mio vivere dai parenti si era annientato dentro altri interessi, avevo degli amici sparsi in alcune città e la campagna non entrava neanche in parte nelle nostre discussioni. Quando ci incontravamo per assistere al concerto di uno dei nostri gruppi rock preferiti, parlavamo ore sognando di cambiare il mondo attraverso quei suoni e poi, finiti i soldi, rientravo al paese convinto di aver fatto qualcosa di buono. Continua la lettura di alla stazione dei treni