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Tornando su questa prova del 29 maggio 2020

Di “asemic writing” si parla dai tardi anni Novanta a proposito di materiali apparentemente alfabetici e dotati di messaggio e significato, ma in realtà illeggibili perché costituiti da caratteri e sequenze di tracce e glifi che non esistono in nessuna lingua reale. L’indecifrabilità e l’uscita dal significato non comportano tuttavia un’esclusione del senso, o – banalmente – della possibile bellezza del segno, dei segni, della loro organizzazione materiale sulla pagina. (Esempi di scrittura di questo genere attraversano tutto il Novecento, in realtà, e non riguardano solo il nuovo millennio: vediamo ad esempio le opere di Irma Blank, definite “asemantiche” da Gillo Dorfles nel 1974)

(da https://antinomie.it/index.php/2020/06/23/glitchasemics/)

Davanti al dolore degli altri

Dana Schutz, Open Casket

17/06/202017/06/2020 RICCARDO VENTURI da https://antinomie.it/index.php/2020/06/17/davanti-al-dolore-degli-altri/

Stralcio:

La risposta più ferma e convincente alla censura moralista invocata da Hannah Black viene da un’altra artista, di origine cubane questa volta, Coco Fusco (Censorship, Not the Painting, Must Go: On Dana Schutz’s Image of Emmett Till, in “Hyperallergic”, 27 marzo 2017). Le sue parole sono così preziose e utili per noi oggi che le citerò estesamente:

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