di Paolo Di Marco
1- Qualche nota a partire dal dibattito Rovelli-Sofri
L’intervento di Rovelli sulla pagina FB di Sofri (qui) ha un tono molto pacato ed anche accorato, esprime concetti e riflessioni che potremmo dire di grande buonsenso e largamente condivisibili anche da chi ha sensibilità diverse.
D’altro tono la risposta di Sofri (qui), assai elaborata, studiata ad arte direi.
L’importante è quello che non dice: è un attento navigare in acque perigliose che impongono di evitare scogli imponenti ma invisibili, acque vorticose in agguato dietro i promontori.
Subito si scapola dal confronto equiparando il generale Mini a Putin. È più facile ricoprire l’avversario di pece e piume che non confutarlo, anche perchè dio non volesse che nella confutazione potrebbero comparire delle finestre aperte su panorami inaspettati e scomodi.
E lo scoglio del ruolo degli USA viene ridotto a sineddoche: ‘anche Biden è stato colto di sorpresa dalla resistenza ucraina’ o si va per la tangente dello scoglio con ‘’io c’ero’: gli orrori del Daesh, le sofferenze dei civili in Siria; e con santa ingenuità si dimentica chi ha invaso l’Iraq e la Siria, la provetta agitata da Powell, i bombardamenti, le migliaia di civili uccisi a distanza dai droni; nessuno ha detto all’Ingenuo che il cuore dei combattenti del Daesh erano quello che restava delle truppe scelte di un esercito distrutto dagli americani (un esercito in fuga nel deserto, abbandonate le armi, asfissiato e bruciato vivo dalle bombe incendiarie buttate a mezza altezza ad aspirare tutto l’ossigeno), colla mezza luna a compiere lo stesso ruolo che per i predoni spagnoli in Messico aveva svolto la croce.
Perché l’Ingenuo guarda al momento, al qui e ora di chi se le suona, e non gli interessa risalire ai prodromi, agli antecedenti, forse alle cause.
E così anche Sarajevo e le ‘benedette bombe’ buttate sui serbi; perché l’Ingenuo non ha mai letto Chossudovsky (‘Dismantling Yugoslavia; Colonizing Bosnia’ By Prof. Dr. Michel Chossudovsky, Covert Action, No. 56, Spring 1996) e chi sta dietro lo smantellamento della Jugoslavia dopo la morte di Tito (guarda caso gli USA, con IMF e banche olandesi come esecutori) e la conseguente compressione l’una contro l’altra di regioni ed etnie fino ad allora in pace. In nome sempre della democrazia e dei valori occidentali.
Valori occidentali che sono così forti di vita propria da aver bisogno di una spesa militare di 778 miliardi di dollari per i soli Stati Uniti (40% di quella mondiale), di centinaia di basi militari : l’unico paese ad avere basi militari sparse per il mondo, molte intorno alla Cina e alla Russia.
A proposito della Russia, e dell’Ucraina: per l’Ingenuo la guerra è cominciata nel Febbraio ’22, del golpe del ’14 non sapeva nulla, del referendum in Ucraina non aveva sentito parlare, del referendum in Donbass e delle stragi seguenti (ad opera dei nazisti ucraini) neppure. Del ruolo degli esportatori di democrazia, come la Viktoria Ruland (mrs ‘Fuck EU’) di queste cose non aveva idea.
Tornando alla Russia, l’Ingenuo non aveva mai sospettato che dopo la caduta del muro ci fosse stato un progressivo spostamento di nazioni dal Patto di Varsavia alla Nato -ogni volta con giuramenti accorati del presidente USA di turno che non ce ne sarebbero stati più- non avrebbe mai creduto che la Russia si sarebbe sentita strangolata.
Quando solo un anno dopo l’inizio della guerra ha visto l’Europa dissolversi, l’economia a pezzi e la politica a brandelli, forse ha applaudito entusiasta il trionfo della democrazia.
Nel frattempo ha anche trovato il tempo di strizzare l’occhio al popolo novax, anche se la fatica di scansare i vaccini gli ha impedito di accorgersi che il virus era figlio legittimo della guerra batteriologica preparata nel mondo da decine di laboratori (di cui il 90% a finanziamento USA: CDC, Fauci -> Daszak (EcoHealthAlliance) ->laboratorio di Wuhan e molti altri…Wade, Bulletin of the Atomic Scientists, 5/5/’21, Wallace-Wells, NYTimes, 28/2/’23)
(Non si chiama più col nome originale bandito dall’ONU e proibito da Obama, ma coll’eufemismo ‘gain-of-function’ e segue la stessa logica: a) si prende un agente patogeno (virus o batterio) presente in natura —>b) lo si virulenta (il gain-of-function) con un poco di ingegneria genetica che lo renda predisposto per l’uomo —>c) si costruisce un vaccino —>d) lo si sperimenta —> e) si dà il vaccino alle proprie truppe —> f) si sparge il virus sul territorio nemico —>g) si mandano le truppe a raccogliere i cocci. Le fasi autorizzate per ora non comprendono dalla e) in poi, quelle propriamente belliche. Le altre ci sono tutte.)
E il virus, dice anche l’FBI, esce proprio da Wuhan.
Tutto per sostenere i valori occidentali.
Epperò, dice l’Ingenuo a volo radente sopra il globo terracqueo, guardate i cinesi che sottomettono economicamente i paesi dell’Asia e dell’Africa con la nuova via della seta e gli ingannevoli prestiti collegati; non sono forse una minaccia? Un male? Dimenticando, ma non gliene si può far certo colpa, quel che dicevano Lenin ma anche i terzomondisti sull’inscindibilità tra esportazione di capitale e presenza militare per costruire gli imperi moderni (e i cinesi non hanno soldati fuori dal paese); o se per questo, anche quel poco che sapeva von Clausewitz del rapporto tra politica e guerra. Anche perché in questo volo può capitare, del tutto involontariamente, che non si veda e quindi non si nomini il lungo arco di basi americane che circonda la Cina, dalle Filippine alle Marshall (ancora eternamente grate per la serie di esperimenti atomici che ne hanno deliziato la popolazione tutti i santi giorni per quarant’anni) fino al Giappone, cariche di armi a lungo raggio e pronte a soffocare tutti i traffici navali verso il continente. Mentre Biden le dichiara guerra, commerciale per ora, imponendosi di riportarla all’età della pietra (digitalmente parlando).
Per fortuna che siamo qui in Europa a godere dei valori occidentali e della democrazia; anche se l’Ingenuo non vede come nasce la democrazia italiana, già ipotecata ad Algeri prima e Cassibile poi quando nei colloqui per l’armistizio a rappresentarla è Guarrasi, che come mafia garantisce agli americani la portaerei Sicilia, e come massoneria garantisce l’ultima parola sulla politica italiana (e verso la mafia rafforza il suo ruolo dominante garantito dagli americani). Non vede l’Ingenuo, ma è ancora troppo giovane, le periodiche passeggiate di Guarrasi col cugino Cuccia, l’uno in lino bianco, l’altro in grigio fumo, ma entrambi, memori dell’insegnamento dell’Aretino Pietro, con le mani intrecciate dietro la schiena.
E quindi è tutto esercizio di democrazia, anche quando ogni candidato al governo si presenta prima a corte a Washington (tappa formale di un percorso già compiuto), anche quando la mafia impone a suon di bombe Berlusconi al governo, anche -facendo un passo indietro- quando i soliti sgherri militarfascistipoliziotti mettono la bomba a piazza Fontana, su ordini da un’ambasciata di Roma, o a Brescia, dove l’organizzatore diventa generale dei carabinieri.
Sappiamo forse cos’è la cultura occidentale, dai presocratici a Newton, ma cosa siano oggi i ‘valori occidentali’ ci riesce difficile capirlo.
E diffidiamo soprattutto quando vengono usati come bandiera.
Sofri è rimasto famoso quando in occasione della visita di Togliatti alla Normale di Pisa gli disse ‘noi non ci prendi più in giro’.
Forse sarebbe il caso, con tutto il rispetto, di rigirare questa frase al mittente.
2-Homo homini lupus
Cogliamo l’occasione per parlare di un libretto testè uscito dall’impegnativo titolo: ‘Un nuovo percorso teorico’ di Gianfranco la Grassa.
Dopo aver messo a loro posto a male parole marxisti, sessantottini e ambientalisti l’autore articola un discorso in tre punti:
– riconosce a Marx il merito precipuo di aver individuato il pluslavoro/plusprodotto e la sua origine;
– individua nella separazione tra gestione del capitale e sua proprietà (nelle diverse forme in cui si presenta storicamente) il punto cruciale della crisi della teoria marxista (e talvolta anche della prassi);
– ne trae la conseguenza di un fuoco teorico diverso dalle classi, e lo individua nella politica, intesa come gestione del conflitto. Per cui vede la storia non più come storia delle lotte di classe ma come storia dei conflitti e della loro gestione.
Il secondo punto è certamente meritevole di approfondimento, anche perché serve da apertura ad un discorso più ampio ed oggi maturo sulla composizione di classe della società e soprattutto sul rapporto tra forme sociali e sviluppo delle forze produttive (seguendo anche l’intuizione dei vituperati operaisti a partire dal ‘Frammento sulle macchine’).
Per quanto riguarda lo sbocco teorico dobbiamo però constatare con disappunto che si torna pari pari ad Hobbes e al suo ‘homo homini lupus’ che La Grassa ribadisce come istinto naturale per l’uomo.
Purtroppo per lui lo sviluppo dell’antropologia negli ultimi decenni, utilizzando strumenti sofisticati come l’analisi del DNA, ha ricostruito una storia dell’umanità estremamente precisa e dettagliata e che rovescia completamente tutti i dogmi che avevamo introiettati come naturali; che erano invece il frutto di invenzioni settecentesche totalmente prive di dati, costruzioni ideologiche fatte a supportare teorie sociali ma prive di fondamento.
Il bellissimo libro di Graeber e Wengrow, ‘L’alba di tutto’, ce lo racconta con dovizia di dati. E ci racconta di come per migliaia di anni l’umanità abbia alternato periodi di (relativa) conflittualità a periodi di cooperazione pacifica, sia su piccola scala che su quella di grandi città; di come sia passata da una forma sociale all’altra senza sequenze prestabilite da necessità od opportunità materiali (come l’agricoltura e il relativo surplus) ma come scelta: da un’organizzazione senza capi ad una con re e sacerdoti e poi di nuovo a forme libere da signorie. E questo, ribadisco, per centinaia e migliaia di anni, e non solo in contesti primitivi ma in città con cinquantamila e anche centomila abitanti.
Questo fra l’altro ci consente di guardare con occhi nuovi ed ottimisti le possibilità di scelta dell’uomo organizzato ..e il contrasto con la situazione attuale, che ha distrutto nel giro di due anni le abitudini ottimistiche della nostra vita..è particolarmente doloroso
3-il peso del linguaggio In entrambe le note precedenti l’uso del linguaggio risulta fondamentale per indirizzare il significato complessivo.
Come ci racconta l’ecologa (e poetessa) di origine potawatomi Robin Wall Kimmerer ne ‘La meravigliosa trama del tutto’, la lingua inglese è composta al 30% da verbi e al 70% da nomi; la lingua potowatomi al contrario. Il che, mi sembra, contrappone una visione del mondo centrata sugli oggetti ad una basata sulle relazioni; inoltre nella lingua potowatomi sono identificati come oggetti solo quelli prodotti artificialmente, mentre anche rocce, alberi e laghi sono soggetti – laddove in inglese sono oggetti, il che rende assai più facile far loro violenza e trasformare in merci quella Natura che per gli indiani è sempre un dono. È un percorso su cui dobbiamo riflettere di più anche rispetto alla nostra storia recente, alla trasformazione del linguaggio unificato dalla televisione, alle sue modificazioni non spontanee degli ultimi decenni.
Una delle vittime della guerra in Ucraina insieme alla verità è appunto il linguaggio, stravolto in tutte le sue accezioni: il primo momento in cui iniziai ad aver dubbi e a voler approfondire fu quando ai titoloni ‘strage di civili’ vidi che corrispondevano numeri più consoni a incidenti automobilistici; e nelle definizioni dei contendenti, con l’attributo di ‘eroici partigiani’ attribuito a battaglioni neonazisti’; ma soprattutto con l’attribuzione indiscriminata di caratteri imperiali ai partecipanti minori. Non è solo l’impiego di termini come ‘lo zar Putin’ ma tutto il concetto di imperialismo che viene stravolto; è vero che sono necessari aggiornamenti, ma la struttura base del concetto è ancora quella di Lenin, con la presenza contemporanea di tre elementi chiave: dominio economico, dominio finanziario, dominio militare, tutti intrecciati fra di loro. Oggi a mio parere vale ancora l’analisi di Arrighi sulle fasi storiche: dal periodo genovese composto da una potenza finanziaria e commerciale centrata su Genova ed una economica e militare centrata sulla Spagna a quello inglese dove potenza economica, finanziaria e militare coincidevano nello stesso paese; una fase inglese cui subentra tra il primo e il secondo dopoguerra la fase americana. È vero che ci sono altre potenze economiche, come del resto ci sono sempre state, ma nessun paese racchiude in sé le tre caratteristiche base: nè la Russia (economicamete modesta e priva di capitali finanziari d’assalto) né la Cina, la cui espansione estera è solo economica (nessun militare fuori dai confini, e una ‘nuova via della seta’ che può sì essere vista come espansione commercial-finanziaria ma senza elementi militari nè stravolgimento dei rapporti di produzione interni). Del resto, a parte la storia del dopguerra, dal Guatemala al Cile alla Persia poi all’Iraq e Libia, la recente guerra a tutto campo proclamata da Biden contro la Cina, in tutta la sua vastità di obiettivi e nella sua rozza arroganza, dimostra chiaramente chi si sente padrone del mondo.
Ho aggiunto un terzo paragrafo sul linguaggio
Letto e apprezzato.
Potrei avere l’indirizzo mail dell’Autore?
pgdm666@gmail.com
Con autentica sorpresa ho letto i commenti sulla pagina di Sofri in maggioranza contro Rovelli. E quindi se Putin è davvero lo zar cieco e crudele e se l’occidente, e per esso gli Usa, intervengono sempre dopo e necessariamente per difendere i valori della libertà e della connessa democrazia – di questo tanti ma proprio tanti sono certi – che cosa vai cercando Paolo Di Marco? Che cosa vado cercando anche io, a volere un equilibrio tra potenze buone buonissime cattive e cattivissime (con relativi clientes) che richieda la pace come condizione?
In realtà quelli come me apprezzano un entropico stato di fatto.
Invece la Storia è movimento, lotta, conflitti… e chi ha Veri Ideali li agisce e li propaganda. Così si fa!
ho apprezzato molto l’ironia e l’eleganza di Paolo Di Marco nello smascherare i Veri Ideali con cui “l’ingenuo Sofri” ammanta i suoi discorsi, proponendosi come difensore di umanità e di “coraggio resistente” della democratica cultura occidentale contro le forze del male nell’attuale, ma già da tempo in atto, guerra in Ucraina…
Comunque le dinamiche basate solo sul dispiegamento di armi sempre piu’ potenti e mortali per dirimere conflitti aperti, mi pare sempre una non soluzione di una situazione ingarbugliata nel campo dei diritti, destinata a generare una catena di reazioni vendicative…vendetta e vendetta della vendetta, cosi’ all’infinito.
Sembra che civiltà del passato ci possono confortare nella speranza di un’ umanità rigenerata e pacifica…Purtroppo pero’ oggi è la potenza acefala delle armi a fare la differenza del “chi ha ragione? ” Cosi’ chi pone la speranza nelle armi o inganna la Ragione o è ingannato…chi le rifiuta non è al passo con gli indicibili, civilissimi tempi moderni…Ciao