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Kirk, bufale e boomerang

nella foto: sopra un fucile Mauser, sotto un Carcano


di Paolo Di Marco

Ci risiamo! Continuano a prenderci per idioti…
1- La versione ufficiale-FBI- dell’assassinio di Kirk sembra un film di Ridolini: il colpevole dichiarato, Tyler Robinson, arriva in macchina sotto l’edificio perfetto per il tiro, parcheggia e sale sul tetto con un enorme Mauser, invisibile ma supposto infilato smontato nello zainetto di 40×50 (??). Sul tetto si cambia (!sic), monta il fucile col cacciavite, spara un colpo solo mortale su Kirk che è di fronte a lui a 150m, smonta il fucile col cacciavite- che però dimentica lì, si cambia di nuovo (?!serve a far tornare i conti con le telecamere), scende dal tetto col fucilone nello zainetto (sempre invisibile), corre in vista della gente parcheggiata, si infila in un boschetto dove lascia il fucile montato (?senza il cacciavite che era rimasto sul tetto, con su il suo DNA, ma con intorno uno straccio che ha sempre il suo DNA-ma non il fucile); riprende la macchina, guida 300 miglia, appena arrivato a casa confessa tutto sui social, dove scrive anche dichiarazioni d’amore strampalate a un suo amico, poi confessa tutto al padre -che viene dichiarato ex poliziotto ma invece è imprenditore edile; il padre lo consegna subito all’FBI e incassa la taglia da un milione. E il colpevole è subito in prima pagina con l’FBI trionfante,
Possiamo pensare che questo pasticcio mal riuscito sia dovuto al fatto che il nuovo FBI di Patel sia pasticcione e incompetente come il suo direttore, ma conviene andare a vedere i fatti da vicino.

2- il primo dato è il colpo mortale: quello che si vede da tutte le riprese video è che sotto l’effetto del colpo Kirk ha un sussulto e poi si accascia sulla sinistra; il foro visibile è anch’esso sulla sinistra della gola (poco di fianco al pomo d’Adamo), grande come una monetina 10 cent; la fotocamera alle spalle di Kirk (recuperata da uno di Turning Point e mostrata a Candace Owens) non mostra alcuna traccia di sangue posteriormente.
L’FBI dice che il foro è quello di entrata dal colpo -l’unica spiegazione compatibile col tiro frontale e il colpevole dichiarato. Il coroner non trova il foro d’uscita. [1]
Il guaio è che tutti gli esperti di balistica su You Tube – dai cecchini dei Navy Seals ai cacciatori ai tiratori professionisti che conoscono il Mauser, di destra, di centro, anarchici (Marin, Vahalla, RangeDayBro…) che siano – dicono tutti che la ricostruzione FBI è impossibile: quel Mauser 98, 30-06 è un fucile di origine militare (1a e 2a guerra, poi caccia) che spara colpi devastanti: un melone colpito da 150 metri esplode letteralmente, un cranio umano lo stesso, e se non prende le ossa spande profluvi di sangue e schegge; e quello che si vedrebbe sarebbe anche il corpo che per effetto dell’urto viene catapultato all’indietro.
Il rumore anche sarebbe ben più forte del ‘pop’ smorzato che tutti sentono- anche se molti lo sentono passare sopra la testa.
Il sussulto e l’accasciarsi alla sua sinistra sono solo compatibili con un colpo di un piccolo calibro (o rivoltella) proveniente dalla sua destra (e che colpisce l’orecchio poi scende alla gola).
Mazzucco (LuogoComune2) analizza nel video gli strani movimenti di 3 personaggi alla destra di Kirk prima e durante, e crede di individuare una pistola che fa fuoco da sotto l’ascella. Ma l’angolazione basso-alto torna male, anche rispetto al rumore, e anche per un professionista sarebbe un colpo di grande difficoltà.
Quello che in ogni caso è inconfutabile è che la versione FBI non regge, e il suo colpevole dichiarato è totalmente improbabile.
Andrebbe anche sottolineato -come curiosità forse- come nei complotti coi colpevoli costruiti a tavolino il fucile sia sempre europeo: stavolta un Mauser, per Kennedy un Carcano-Mannlicher.

3- E col colpevole cade anche penosamente l’incriminazione della ‘sinistra’ per l’omicidio; dalla propaganda becera e opportunista delle nostre Angurie- mossa che una ‘sinistra’ con un minimo di palle potrebbe ora trasformare in un boomerang- fino alla messa al bando dell’antifascismo da parte di Trump: mossa per lui coerente ma giuridicamente demenziale.
Ma visto che di complotto si tratta: finto colpevole e FBI che racconta favole+assassino professionista (come dicono gli esperti citati) = complotto, sarebbe bello capire chi sono i mandanti.
Purtroppo qui le illazioni si sprecano ma i dati sono pochi. Da destra e da sinistra si punta molto il dito contro Israele, ma l’unico elemento plausibile che viene addotto sono le recenti timide critiche al genocidio ammesse nei recenti comizi…un po’ poco.
Preliminarmente però conviene mettere meglio a fuoco il personaggio: l’organizzazione di cui è stato fondatore ed efficace portavoce, Turning Point USA (punto di svolta), ha un bilancio di 80 milioni, alimentato da piccole donazioni ma anche da milionari; anonimi (e non, come il Fondo Bradley); l’organizzazione è molto vasta, con 1500 sedi in giro per le scuole degli USA e centinaia di migliaia di iscritti.
Kirk era la parte più visibile di un movimento che è qualcosa di nuovo per gli Stati Uniti: una formazione cristiana di base, radicata nelle scuole di tutti i livelli, politicizzata e socialmente impegnata (simile alla nostra Comunione e Liberazione d’antan), che sviluppa dalla base le battaglie della destra, dalla lotta all’aborto a quella ai vaccini.
È una gamba fondamentale del polipo della nuova destra, che si appoggia per le altre sugli evangelici (con i loro 30 milioni di voti per Trump), ma che sono ora movimento internazionale d’assalto in America latina (Bolsonaro e Milei frutti loro) come in Africa ed Asia (in Corea hanno superato il buddismo come prima religione)) e poi sul Maga, coacervo socialmente disomogeneo ma ben unito ideologicamente e ormai anche blocco di potere. (Il fatto che – tradotto in termini nostrani – sia un mix tra Lega e FdI ci indica la presenza di meccanismi ormai simili di creazione del consenso).
Ma mentre Maga ed Evangelici sono uniti da un abbraccio diabolico ormai indissolubile (i pochi evangelici indipendenti o non di destra sono stati emarginati senza sforzo), Turning Point è un movimento indipendente che può seguire logiche autonome, soprattutto proiettato nel futuro; il che in certe situazioni poteva essere molto imbarazzante. Di più ora non sappiamo…tranne che questo pericolo è stato scongiurato.

Nota


[1] Le indiscrezioni di un chirurgo vicino alla famiglia presente all’autopsia-la cui relazione sarà consegnata tra un mese privatamente- dicono tre cose:
– non c’è foro di uscita
– il proiettile è nel collo sotto la pelle
– le ossa di Kirk erano talmente dense da aver fermato un proiettile che avrebbe potuto uccidere quelli che gli stavano vicini
Qui siamo in pieno fumetto, con un Superman le cui ossa sono talmente forti da aver fermato un proiettile che viaggiava al doppio della velocità del suono e contemporaneamente talmente elastiche da averne assorbito l’urto.
Teniamo conto che i proiettili del Mauser 30-06 hanno un’energia all’uscita che varia tra i 2200 joule e i 3400 joule, col più leggero ‘scamiciato’ che all’ingresso si frammenta e distribuisce in giro la propria energia distruggendosi e distruggendo tutto il bersaglio (ma se l’han trovato non è questo), e quello più pesante incamiciato (full metal jacket) che ha una distruzione più mirata e un’energia cinetica maggiore-capace di spostare violentemente tutta la parte di bersaglio (testa o tronco) -ma dai video questo non succede per nulla.
Quindi siamo ancora in piena favolistica.’

AI, Equivoci e Minacce

di Paolo Di Marco

Nei discorsi, soprattutto quelli scientifici, sarebbe sempre opportuno mettere in evidenza le premesse che si danno per vere, dichiarate o nascoste che siano. Altrimenti si rischia di sviluppare ragionamenti incontrollabili o semplicemente fasulli.
Nel caso dell’AI la catena delle premesse non dichiarate è lunga, come anche il numero di problemi che ne conseguono. Continua la lettura di AI, Equivoci e Minacce

Trump e la struttura del potere

Nat Cohn, Generoso Pope, Frank Costello, Bonanno, Gambino…una infanzia interessante

 di Paolo Di Marco

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Intervista al fisico Carlo Rovelli (2014)

presentazione di Paolo Di Marco

Nell’articolo ‘Marx e la Crisi della Fisica’ molto spazio viene dato ai lavori scientifici del fisico Carlo Rovelli. Riproduciamo qui nella sua forma originale un’intervista pubblicata nel 2014 su Poliscritture cartaceo in forma di trascrizione. Contiene molti degli elementi delle sue riflessioni che poi si ritrovano anche nei libri e negli articoli scientifici ed è quindi ancora attuale.

per ascoltare l’intervista cliccare sul triangolino bianco su fondo rosso

 

bocconi avvelenati

di Paolo Di Marco Continua la lettura di bocconi avvelenati

Covid, l’ultima parola


di Paolo Di Marco

a) premessa
Con un articolo sul NYTimes del 4 Giugno della biologa molecolare Alina Chan abbiamo finalmente e pubblicamente tutti gli elementi necessari a dire l’ultima parola sulla pandemia.
Dato che si presenta come un giallo colla classica lenta raccolta di indizi, la formulazione di ipotesi e i colpi di scena, per non dimenticare tutti i possibili depistamenti, ne seguiremo lo svolgimento lungo le tappe essenziali.
(nella foto: Fauci, Daszak e il Covid) Continua la lettura di Covid, l’ultima parola

L’Energia, i suoi equilibri e le forme sociali /1/

di Paolo Di Marco

1- L’auspicabile sparizione di Energia Oscura e Materia Oscura

L’Energia è uno dei concetti più semplici e insieme più abusati della Fisica.
Ovunque vi sia una forza se questa sposta un oggetto compie lavoro. (L≈FxS)
L’energia è la capacità di compiere lavoro, e ad ogni campo di forza quindi è associata un’energia, che si può misurare, combinare, trasformare (ad esempio da energia potenziale ad energia cinetica).
È un pò più complicato con l’uso in ambiti meno definiti, dato che è difficile stabilire una metrica e delle operazioni (controllabili e condivisibili) per l’energia morale o affettiva o mistica, per quanto uno senta di poterle descrivere e anche valutare.
Uno degli ultimi arrivati, stavolta in cosmologia, è l’Energia Oscura.
Malgrado il nome minaccioso il termine rappresenta semplicemente il fatto che l’Universo si sta espandendo, e viene quindi ipotizzata l’esistenza di un’energia (e quindi Forza) che causi questa espansione.
Ma dato che l’unico effetto visibile è proprio l’espansione (l’allontanamento delle galassie avviene come se qualcuno gonfiasse un pallone sulla cui superficie le galassie si appoggiano) e non si vedono responsabili diretti è stata chiamata oscura; e molti ricercatori basano la loro carriera su questa indagine.
Peccato che, come Rovelli si sgola a spiegare da molti anni (anche sul tubo), questa energia è così oscura che proprio non c’è: infatti l’espansione è già contenuta nell’equazione fondamentale della Relatività Generale, e specificamente in una piccola costante chiamata appunto costante cosmologica.
Va detto che il pasticcio è anche colpa di Einstein, che dopo aver scritto l’equazione vide che la costante era incompatibile con la stazionarietà dell’universo che era allora la convinzione generale. E quindi tolse la costante; solo che l’universo che risultava era sì stazionario ma instabile -come un acrobata in equilibrio su un pallone; e quindi alla fine ce la rimise. E recentemente le è anche stato attribuito un valore preciso, piccolo ma significativo. (Einstein chiamò questo pasticcio il suo più grande errore).
Solo che tutti i ricercatori che ricevono finanziamenti per studiare l’energia oscura sono ovviamente riluttanti a farsi convincere…per non parlare delle riviste dove attira molti più lettori dei leptoni o della gravità quantistica a lacci

(Arxiv, 21 Feb 2010, poi Nature,]Why all these prejudices against a constant?’, E. Bianchi, C.Rovelli)

Per la materia oscura la situazione è meno semplice; la sua esistenza serve a spiegare un’altra osservazione: che il comportamento di stelle e galassie segue traiettorie descrivibili solamente con molta più massa di quella che si vede.
Solo che la ricerca di particelle di materia esotica (talmente strana da essere invisibile) in quantità sufficienti non ha finora dato frutti, anche perchè la si vede all’opera sulle altre Galassie ma vicino a noi non appare rintracciabile. Eppure la massa in questione è tanta, più di quella visibile.
Ma forse c’è una soluzione, e proviene proprio dall’abbandonare il terreno di caccia preferito dalla gran parte dei fisici sperimentali, quello degli enormi acceleratori che vanno a combinare e scombinare tutti i tipi possibili di materia, e cominciare a ragionare su altre forme che massa ed energia possono assumere.
E su questa strada si è sviluppata un’ipotesi interessante, che non si tratti di altra materia ma di una fase diversa della materia: una fase semifluida (tipo i condensati di Bose-Einstein con cui si lavora in campo quantistico). dove gli effetti quantistici si estendono su larga scala. Questa ipotesi (Sabine Hossenfelder, Aeon, Feb 24) ha avuto molto successo a spiegare buona parte del comportamento ‘anomalo’ delle galassie, anche se rimane ancora strada da fare. L’elemento che mi sembra migliore è proprio la strada intrapresa fuori dagli schemi dei particellisti ad oltranza.
(Detto sottovoce, l’intelligenza contro la forza bruta).

2- Il bilancio energetico nella fisiologia umana

Progressivamente le ricerche sul funzionamento del corpo umano, o meglio del sistema corpo-mente, convergono su uno dei centri più antichi del cervello, l’ipotalamo. Il suo compito centrale è l’omeostasi, cioè il controllo del bilancio energetico. Ma per realizzarlo si deve occupare praticamente di tutti i meccanismi principali su cui la vita si basa, assumendo così un ruolo decisivo per l’organismo nel suo complesso.

Facciamo un esempio: un gruppo di raccoglitori/cacciatori che parte per una caccia all’antilope. Il modo in cui cacciano è assai diverso dalla caccia di oggi, basata sulle armi; allora la caccia era un lungo inseguimento, dove l’antilope scappava e i cacciatori correvano lentamente dietro; l’antilope li distanziava, poi doveva fermarsi a riposare, e i cacciatori la raggiungevano, e lei doveva scappare di nuovo; finchè alla fine si accasciava col cuore a pezzi e i cacciatori le davano il colpo di grazia. La resistenza dei cacciatori dipendeva da due elementi: la sudorazione, che permetteva di smaltire più velocemente il calore, e l’intelligente ripartizione dell’energia (anche tra i capofila che si davano il turno e tra loro e i cercatori di tracce  ma in ognuno nel sistema cuore-polmoni-retroazione muscolare-attenzione). Quindi il controllo omeostatico giocava su più fattori, compresi i meccanismi e le vie solo indirettamente implicati nella gestione dell’energia. E fra questi anche rigenerazione e longevità. Esaltando il ruolo delle interazioni mente-corpo che già sono responsabili dell’effetto placebo in tutte le sue varianti.
Questa potenza dell’interazione potrebbe venir sottovalutata dall’atteggiamento meccanicista che proviene da una metafora coniata da G. Gamow al tempo della scoperta del codice genetico: lo definì la ‘matrice’ (blueprint: cianografia nel suo uso tipografico) del nostro organismo; e da questo è nata un’immagine iperdeterministica del nostro sviluppo. In realtà (ci dice R. Prum su Aeon/Psyche di Gennaio) i geni sono solo la base di riferimento, con cui il nostro organismo è in dialogo continuo, in una interazione che cambia molti dei termini dello sviluppo. Prum applica questa visione dinamica in particolare al sesso, usando il linguaggio della ‘Teoria dell’eccentricità (Queer Theory)’, dove spiega la sessualità come il risultato del dialogo organismo-geni e quindi senza risultati rigidamente prefissati.
Ma questo punto di vista può venir allargato a molti altri aspetti del nostro essere, aprendo orizzonti che erno bloccati solo dal pregiudizio.

3-L’omeostasi nella società

Partiamo ancora dalla fisiologia, e dall’ipotesi atavistica del cancro:
Davies ci racconta che occorre risalire all’origine degli organismi multicellulari, quando esseri unicellulari si fusero insieme per ottenere vantaggi competitivi, arrivando progressivamente al livello di complessità degli animali moderni. Ma nel momento in cui una cellula si trova sottoposta ad uno sforzo eccessivo (stress) o a elementi nocivi (chimici, radioattivi, termici) indebolisce il proprio legame col resto dell’organismo e tende a tornare allo stato isolato; crea così un’isola individuale dove riprende le abitudini isolate (anche di rirpoduzione) comprese le difese nei confronti dei suoi vicini. E l’organismo infatti ogni giorno scatena scaglia attacchi contro le cellule che si ritirano dalla cooperazione e si sviluppano per contro proprio. (i tumori).
Una società che funziona in questo modo, fondata sulla cooperazione e insieme la divisione dei ruoli, e con una repressione feroce di ogni individualismo, è spesso stata invocata come esempio ottimale, anche dai nemici di quella dittatura socialista cui più assomiglia. A suo favore si potrebbe invocare un argomento apparentemente inoppugnabile: che in fondo questo è stato il risultato di un’evoluzione verso l’ottimo durato milioni di anni, e sarebbe quindi difficile fare meglio. Ma, come tutte le analogie, anche in questa si nascondono fallacie; e l’energia è il punto cruciale: mentre il passaggio dagli organismi unicellulari a multicellulari è spinto e guidato dall’omeostasi -l’efficienza nell’uso dell’energia, la società umana (sappiamo poco come si sia evoluta quella dei dinosauri) ha seguito questo criterio solo nella sua prima fase (circa trentamila anni, se parliamo dell’uomo moderno e progredito); poi se ne è progressivamente liberata trovando e creando energia (cibo incluso) abbondante.
E non conta che se guardiamo alla media degli uomini nelle varie epoche c’è sempre stata una minoranza che si prendeva la quota maggiore delle risorse, e quindi forse nella media non ci fosse sovrabbondanza: quello che conta, per il nostro paragone, è che a un certo punto l’equilibrio energetico non è più stato il criterio dominante per la formazione sociale nel suo complesso.
Da quello che ci raccontano gli archeoantropologi (Graeber) il bello delle prime forme sociali basate sull’omeostasi era che non c’era bisogno di strutture apicali che facessero rispettare le regole: queste erano autoevidenti, e così i comportamenti individuali erano legati ad abitudini le cui necessità erano palesi; ancora nel ‘700 nelle tribù irochesi i capi erano quelli con più capacità oratoria e di convinzione, e non c’erano punizioni per chi non rispettava le regole. La città ucraina di 10000 anni fa di 500000 abitanti senza neppure capi era anche un monumento all’efficienza di questo principio.

4- Un libro, due acrobazie, e ancora l’omeostasi

Le arti marziali vengono raramente studiate dal punto di vista della Fisica, e il caso meglio studiato è quello del Judo (A. Sacripanti). Però le complicazioni biomeccaniche che intervengono rendono assai difficile ottenere risultati generali. Negli altri casi si usano generalmente concetti tanto semplici da essere semplicistici e anche sbagliati.
L’Aikido invece fa categoria a sé: dal lato marziale non c’è la lotta fra due avversari, ma solo un attaccante che perde sempre e un attaccato che devia la forza dell’attaccante e nel caso la rivolge su di lui. Dal lato filosofico si rifà a buddhismo e taosmo e ha come maestro quello stesso Nagarjuna che usa Rovelli in Helgoland.
Ne prende a base la vacuità, cioè l’esistenza di qualcosa mai in isolamento ma solo rispetto a qualcos’altro e la usa come cardine del rapporto tra i due protagonisti, uniti anche nel respito.
E questo permette la prima acrobazia: l’analisi delle tecniche con la fisica diventa immediato, usando la relatività primigenia di Mach, e se ne ricavano leggi generali; di cui la sostanza è che vale sempre il principio di conservazione dell’energia.
La seconda acrobazia nasce passando all’aspetto biologico, dove gli anziani che praticano si trovano davanti tutti i problemi dell’età. E scoprono o riscoprono la profonda unità mente-corpo e le capacità del corpo di autorigenerarsi,se opportunamente convinto; attraverso vie che la moderna neurofisiologia sta riscoprendo ma che appartengono anche ad un bagaglio atavico.
Tutto questo in un libro testè uscito (in inglese) sia in forma cartacea sia come ebook con Amazon ed Apple:

Paolo G. Di Marco/The Physics of Aikido and the Body-Mind Unity

Ma implicito nel discorso del libro c’è anche un elemento centrale: che le tecniche dell’Aikido rispettino il principio di conservazione dell’energia significa che è stato introdotto nelle arti marziali un meccanismo di omeostasi; e riflettendo su come molte tecniche possano venir descritte come un ‘respirare insieme’ vediamo la competitività trasformarsi in cooperazione.. Il che significa non solo che l’aggressività non è elemento di base della natura umana (come ci spiega anche Graeber ne ‘L’alba del tutto’,) ma anche che quando si presenta può venir trasformata nel suo opposto. Bisogna solo trovare la tecnica giusta.

Cina, quarantanni dopo

di Gabriella Papagna, Giulia Maglietti, Kerem Brera e Paolo Di Marco Continua la lettura di Cina, quarantanni dopo

Oppenheimer e dintorni: i ricorsi di caso e necessità

di Paolo Di Marco

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Stretti Perigliosi

di Paolo Di Marco

1- Qualche nota a partire dal dibattito Rovelli-Sofri

L’intervento di Rovelli sulla pagina FB di Sofri (qui) ha un tono molto pacato ed anche accorato, esprime concetti e riflessioni che potremmo dire di grande buonsenso e largamente condivisibili anche da chi ha sensibilità diverse.
D’altro tono la risposta di Sofri (qui),  assai elaborata, studiata ad arte direi. Continua la lettura di Stretti Perigliosi