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Storia adesso/Resistenza. Appunti di lettura da “Una guerra civile” (12-16)

I primi 11 appunti di lettura sul libro di Claudio Pavone sono stati pubblicati in appendice all’articolo di Giorgio Mannacio, Il 25 aprile nella mia memoria (qui). [E. A.] Continua la lettura di Storia adesso/Resistenza. Appunti di lettura da “Una guerra civile” (12-16)

Il 25 aprile nella mia memoria

Bella la via imboccata da Giorgio Mannacio: partire dai segni che la storia imprime nella memoria dei singoli e poi connetterli all’oggi, ai pensieri o ai dubbi che ci travagliano su quello stesso passato/presente/futuro. Per incoraggiare altre riflessioni simili in Appendice aggiungo gli appunti di lettura tratti dal magnifico libro di Claudio Pavone, «Una guerra civile. Saggio storico sulla moralità nella Resistenza», che ho finora pubblicato in “Poliscritture su Facebook” in coincidenza con le polemiche (non solo locali) che ogni volta la celebrazione del 25 aprile suscita.  L’intento è collegare memoria e storia, sentimenti e ragionamenti dei singoli a sentimenti e ragionamenti in nome del *noi* possibile. [E. A.]

di Giorgio Mannacio

1.
A chi leggerà questo scritto raccomando vivamente di saperne definire i modestissimi limiti individuando in esso ciò che può servire e ciò che non può o non deve servire. Continua la lettura di Il 25 aprile nella mia memoria

Conoscere la Resistenza

Per disperdere i fumi della retorica e quelli del disprezzo che si addensano sulla Resistenza (e non solo attorno al 25 aprile) pubblico un saggio importante dello storico Claudio Pavone, raccolto in questo libro del 1994 forse oggi introvabile. Chi vuole riflettere, legga queste pagine. Chi vuole continuare a ciarlare, vada altrove. [E. A.]

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RILETTURE. Alcune note di Fortini sulla Resistenza

resistenza inedita 2

Queste note di Franco Fortini – tutte del 1965, solo l’ultima del 1975 – le ho tratte da «Un giorno o l’altro» (Quodlibet, Macerata 2006) un suo «diario in pubblico» incompiuto, dove raccoglieva «interventi privati e pubblici, editi e inediti, dal ’45 agli anni ’80» . Pur con  varie ripetizioni, riassumono  al meglio  un punto di vista non retorico e non celebrativo  sulla Resistenza e si distanziano nettamente dalle rituali, ripetitive e ipocrite interpretazioni che circolano da settant’anni ad ogni anniversario. Non mancano  gli accenti autocritici. Nel primo testo, ad esempio, Fortini fa sua la critica alla tesi della “resistenza tradita”.  Ammette, cioè,  che hanno vinto proprio i sostenitori della resistenza patriottica contro il “nazi-fascismo”, dei “fronti popolari” voluti dalla «classe capitalistica occidentale» e dalle «dirigenze politiche staliniane». Anche se continua  a dire che «la Resistenza andava, in potenza, al di là dell’antifascismo;  e, in una certa misura, ne era la critica ». Ci sono, dunque, delle oscillazioni nel giudizio, mi pare. Che pensare della Resistenza oggi: rassegnarsi o lanciare ancora invettive a vuoto? Fortini pare suggerire un’altra via, per così dire “poetica”. La riassumerei così: non  ha più senso proporsi di riscrivere la storia della Resistenza né è possibile (e lui parlava nel 1965, ma ora la situazione è peggiorata) una prassi politica diversa; affidiamoci alla poesia, l’unica che sa – sembra di risentire un’eco foscoliana, quella de I sepolcri –  conservare e interrogare «l’aspetto più atroce e vero della Resistenza», edulcorato dall’interpretazione ufficiale o perso di vista o stravolto da un certo giornalismo scandaloso. (Mi va di far notare che questa importanza che Fortini dà alla poesia rispetto alla storiografia è quella che io avevo cercato di correggere nella mia riflessione del 2003 ripubblicata l’11 aprile 2015 qui). Ma in queste note ci sono altre importanti e condivisibili puntualizzazioni. Ad esempio – e qui il Lenin  del ‘senza teoria niente rivoluzione’ è  ancora vivo nel giudizio di Fortini – su quanto furono infruttuosi eroismi e sacrifici a causa della debole capacità politica di chi diresse quel moto, ben più caotico e confuso di  quel che si dice: «Chi parla di scelte assolute? Si passava da una all’altra, nel giro di pochi giorni, di ore. Ognuno si costruì con mezzi di fortuna una propria teoria politica». E, contro le facili mitizzazioni, pare fondamentale il punto in cui Fortini ricorda che il fascismo fu solo la forma politica che in un paese economicamente e civilmente debole le classi dirigenti scelsero per avviare il passaggio da una economia  ancora agricola ad una prevalentemente industriale; e che la Resistenza, dunque, ha soltanto agevolato lo sviluppo delle forme moderne della produzione capitalistica in Italia, inserendola così inesorabilmente nell’orbita del capitalismo statunitense. Altro che “liberazione”, dunque. [E.A.] Continua la lettura di RILETTURE. Alcune note di Fortini sulla Resistenza

Scrittori e Resistenza, ieri e oggi

resistenza inedita

di Ennio Abate

Per diffidenza verso le celebrazioni in preparazione  per il prossimo 25 aprile, che verrà di certo  presentato come il 70° anniversario della indiscutibile “liberazione” ,  pubblico questa mia  vecchia riflessione. La presentai in uno dei gruppi di lavoro del Congresso ADI, Rimini 21-24 sett. 2005,  al quale ero stato invitato ma i suoi organizzatori non si degnarono poi d’includerla negli Atti ufficiali senza darmi alcuna spiegazione. In assenza di un ripensamento radicale e profondo della storia del secondo Novecento, urgente ma quasi impossibile nell’attuale degrado politico e culturale in cui siamo stati cacciati, preferisco attestarmi su quanto sono riuscito a pensare della Resistenza sulla base dello studio  di autori oggi del tutto dimenticati  se non messi al bando.  E’ l’unico modo per me ancora valido di onorarla. [E.A.]

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