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Una visita a Giampiero Neri

Riordinadiario 2005  -18 agosto


di Ennio Abate

Torna ad assicurarmi che ha buone speranze sugli sviluppi della rivista [Il Monte Analogo] e che tutti mi stimano («nessuno ti fa la fronda»). Mi passa un grosso romanzone di un certo P.L.. Penso che si disfi così di libri in più che gli arrivano e che non gli interessano (ricordo che lo faceva anche Fortini: una volta ci diede un librone coi disegni di Altan). Mi mostra un libro Einaudi, scritto da Gabriele Pedullà, suo amico. È un’antologia di scrittori italiani sulla Resistenza (Bilenchi, Fenoglio, Moravia, Calvino, Fortini, Vittorini, ecc.). Mi fa leggere la dedica di Pedullà: «a Giampiero, bianco e nero…». Riaffiorano le sue rimostranze contro gli scrittori di sinistra. Mi elenca quelli che erano stati da giovani fascisti (ad esempio, Vittorini, che aveva vinto anche un premio di tremila lire, che – aggiunge – allora valevano parecchio; e nei suoi confronti è molto accanito). Non contesta che potessero cambiare idea e fronte, ma è colpito dall’arroganza con cui avevano espresso la loro scelta politica anche dopo [il passaggio al PCI]. Riprende le parole del suo «maestro», Fumagalli. Gli aveva confidato che lui era stato fascista «fin quando il fascismo non era stato hitlerismo». E ritorna ancora alla figura per lui restata mitica di Mussolini: un grande politico, uno che quando era diventato direttore dell’”Avanti” aveva fatto passare la tiratura del giornale da 2000 a 60.000 copie e era stato un grande fino al ‘26 o al ’32 – quando era influenzato dalla sua «ninfa egeria», la Sarfatti, che, donna di cultura, avrebbe esercitato su di lui un’influenza benefica – ma che poi si sarebbe imbolsito, consegnandosi a Hitler. (Mi fa il paragone con Miglio, guida spirituale della prima fase della Lega). Per lui il fascismo “buono” c’è stato ed è quello degli inizi (e che Mussolini tenta  poi di riprendere nel ’43). E tende ancora a distinguere fra i tedeschi, particolarmente efferati nei loro comportamenti di guerra, e gli italiani. Per gli scrittori gli dico che non ci si dovrebbe fermare allo stile, alla loro bravura; e che certamente, nel passaggio dal regime fascista a quello repubblicano, gli individui non sempre si trasformarono con qualche coerenza. (Volevo ricordargli anche quanto mi aveva detto Michele Ranchetti sul passaggio in blocco dopo il ’45 di molti fascisti di Milano al PCI). Gli contesto che nazismo e fascismo fossero differenti: erano iscritti in una stessa cornice ideologica; e nella pratica di guerra non ci furono distinzioni di sostanza. (Gli ricordo l’uso dei gas asfissianti in Abissina; lui si fida di quanto dichiarato da Montanelli. E gli studi di Del Boca? Aggiungo: uno dei due dev’essere un bugiardo, non ti pare?). Nemmeno nello scontro fra alleati e nazistici furono quelle differenze (bombardamenti su Dresda, su Londra, e poi l’atomica su Hiroshima e Nagasaki). Lui riconosce che a tutta quella storia  pensa spesso, ammette che la sua parte ha anche sbagliato, che quello che ha detto nelle sue poesie è solo la punta di un iceberg. Concludiamo di tener aperto il discorso fra noi su queste questioni. Poi mi racconta un recente episodio che l’ha particolarmente colpito: alla Fiera del libro di Torino, ha riconosciuto in uno stand Renato Curcio, gli si è avvicinato e gli ha stretto la mano. Senza dirsi nulla. Si sono guardati e lui è convinto che si siano capiti. È come se con quel gesto avesse detto a Curcio: anche tu ora sai che cosa significa essere fra i soccombenti come sono stato io. Uscendo dal portone penso all’interpretazione psicanalitica che ne darebbe A., il quale in questa simpatia di Giampiero per l’avversario comunista – Vittorini o Curcio – vede un irrisolto complesso edipico verso il padre.

 

 

 

Kirk, bufale e boomerang

nella foto: sopra un fucile Mauser, sotto un Carcano


di Paolo Di Marco

Ci risiamo! Continuano a prenderci per idioti…
1- La versione ufficiale-FBI- dell’assassinio di Kirk sembra un film di Ridolini: il colpevole dichiarato, Tyler Robinson, arriva in macchina sotto l’edificio perfetto per il tiro, parcheggia e sale sul tetto con un enorme Mauser, invisibile ma supposto infilato smontato nello zainetto di 40×50 (??). Sul tetto si cambia (!sic), monta il fucile col cacciavite, spara un colpo solo mortale su Kirk che è di fronte a lui a 150m, smonta il fucile col cacciavite- che però dimentica lì, si cambia di nuovo (?!serve a far tornare i conti con le telecamere), scende dal tetto col fucilone nello zainetto (sempre invisibile), corre in vista della gente parcheggiata, si infila in un boschetto dove lascia il fucile montato (?senza il cacciavite che era rimasto sul tetto, con su il suo DNA, ma con intorno uno straccio che ha sempre il suo DNA-ma non il fucile); riprende la macchina, guida 300 miglia, appena arrivato a casa confessa tutto sui social, dove scrive anche dichiarazioni d’amore strampalate a un suo amico, poi confessa tutto al padre -che viene dichiarato ex poliziotto ma invece è imprenditore edile; il padre lo consegna subito all’FBI e incassa la taglia da un milione. E il colpevole è subito in prima pagina con l’FBI trionfante,
Possiamo pensare che questo pasticcio mal riuscito sia dovuto al fatto che il nuovo FBI di Patel sia pasticcione e incompetente come il suo direttore, ma conviene andare a vedere i fatti da vicino.

2- il primo dato è il colpo mortale: quello che si vede da tutte le riprese video è che sotto l’effetto del colpo Kirk ha un sussulto e poi si accascia sulla sinistra; il foro visibile è anch’esso sulla sinistra della gola (poco di fianco al pomo d’Adamo), grande come una monetina 10 cent; la fotocamera alle spalle di Kirk (recuperata da uno di Turning Point e mostrata a Candace Owens) non mostra alcuna traccia di sangue posteriormente.
L’FBI dice che il foro è quello di entrata dal colpo -l’unica spiegazione compatibile col tiro frontale e il colpevole dichiarato. Il coroner non trova il foro d’uscita. [1]
Il guaio è che tutti gli esperti di balistica su You Tube – dai cecchini dei Navy Seals ai cacciatori ai tiratori professionisti che conoscono il Mauser, di destra, di centro, anarchici (Marin, Vahalla, RangeDayBro…) che siano – dicono tutti che la ricostruzione FBI è impossibile: quel Mauser 98, 30-06 è un fucile di origine militare (1a e 2a guerra, poi caccia) che spara colpi devastanti: un melone colpito da 150 metri esplode letteralmente, un cranio umano lo stesso, e se non prende le ossa spande profluvi di sangue e schegge; e quello che si vedrebbe sarebbe anche il corpo che per effetto dell’urto viene catapultato all’indietro.
Il rumore anche sarebbe ben più forte del ‘pop’ smorzato che tutti sentono- anche se molti lo sentono passare sopra la testa.
Il sussulto e l’accasciarsi alla sua sinistra sono solo compatibili con un colpo di un piccolo calibro (o rivoltella) proveniente dalla sua destra (e che colpisce l’orecchio poi scende alla gola).
Mazzucco (LuogoComune2) analizza nel video gli strani movimenti di 3 personaggi alla destra di Kirk prima e durante, e crede di individuare una pistola che fa fuoco da sotto l’ascella. Ma l’angolazione basso-alto torna male, anche rispetto al rumore, e anche per un professionista sarebbe un colpo di grande difficoltà.
Quello che in ogni caso è inconfutabile è che la versione FBI non regge, e il suo colpevole dichiarato è totalmente improbabile.
Andrebbe anche sottolineato -come curiosità forse- come nei complotti coi colpevoli costruiti a tavolino il fucile sia sempre europeo: stavolta un Mauser, per Kennedy un Carcano-Mannlicher.

3- E col colpevole cade anche penosamente l’incriminazione della ‘sinistra’ per l’omicidio; dalla propaganda becera e opportunista delle nostre Angurie- mossa che una ‘sinistra’ con un minimo di palle potrebbe ora trasformare in un boomerang- fino alla messa al bando dell’antifascismo da parte di Trump: mossa per lui coerente ma giuridicamente demenziale.
Ma visto che di complotto si tratta: finto colpevole e FBI che racconta favole+assassino professionista (come dicono gli esperti citati) = complotto, sarebbe bello capire chi sono i mandanti.
Purtroppo qui le illazioni si sprecano ma i dati sono pochi. Da destra e da sinistra si punta molto il dito contro Israele, ma l’unico elemento plausibile che viene addotto sono le recenti timide critiche al genocidio ammesse nei recenti comizi…un po’ poco.
Preliminarmente però conviene mettere meglio a fuoco il personaggio: l’organizzazione di cui è stato fondatore ed efficace portavoce, Turning Point USA (punto di svolta), ha un bilancio di 80 milioni, alimentato da piccole donazioni ma anche da milionari; anonimi (e non, come il Fondo Bradley); l’organizzazione è molto vasta, con 1500 sedi in giro per le scuole degli USA e centinaia di migliaia di iscritti.
Kirk era la parte più visibile di un movimento che è qualcosa di nuovo per gli Stati Uniti: una formazione cristiana di base, radicata nelle scuole di tutti i livelli, politicizzata e socialmente impegnata (simile alla nostra Comunione e Liberazione d’antan), che sviluppa dalla base le battaglie della destra, dalla lotta all’aborto a quella ai vaccini.
È una gamba fondamentale del polipo della nuova destra, che si appoggia per le altre sugli evangelici (con i loro 30 milioni di voti per Trump), ma che sono ora movimento internazionale d’assalto in America latina (Bolsonaro e Milei frutti loro) come in Africa ed Asia (in Corea hanno superato il buddismo come prima religione)) e poi sul Maga, coacervo socialmente disomogeneo ma ben unito ideologicamente e ormai anche blocco di potere. (Il fatto che – tradotto in termini nostrani – sia un mix tra Lega e FdI ci indica la presenza di meccanismi ormai simili di creazione del consenso).
Ma mentre Maga ed Evangelici sono uniti da un abbraccio diabolico ormai indissolubile (i pochi evangelici indipendenti o non di destra sono stati emarginati senza sforzo), Turning Point è un movimento indipendente che può seguire logiche autonome, soprattutto proiettato nel futuro; il che in certe situazioni poteva essere molto imbarazzante. Di più ora non sappiamo…tranne che questo pericolo è stato scongiurato.

Nota


[1] Le indiscrezioni di un chirurgo vicino alla famiglia presente all’autopsia-la cui relazione sarà consegnata tra un mese privatamente- dicono tre cose:
– non c’è foro di uscita
– il proiettile è nel collo sotto la pelle
– le ossa di Kirk erano talmente dense da aver fermato un proiettile che avrebbe potuto uccidere quelli che gli stavano vicini
Qui siamo in pieno fumetto, con un Superman le cui ossa sono talmente forti da aver fermato un proiettile che viaggiava al doppio della velocità del suono e contemporaneamente talmente elastiche da averne assorbito l’urto.
Teniamo conto che i proiettili del Mauser 30-06 hanno un’energia all’uscita che varia tra i 2200 joule e i 3400 joule, col più leggero ‘scamiciato’ che all’ingresso si frammenta e distribuisce in giro la propria energia distruggendosi e distruggendo tutto il bersaglio (ma se l’han trovato non è questo), e quello più pesante incamiciato (full metal jacket) che ha una distruzione più mirata e un’energia cinetica maggiore-capace di spostare violentemente tutta la parte di bersaglio (testa o tronco) -ma dai video questo non succede per nulla.
Quindi siamo ancora in piena favolistica.’

E il cane incontrò l’uomo

Fantastica in esercizio

di Filippo Nibbi

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Filippo Nibbi (19 gennaio 2025)

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bocconi avvelenati

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Purtroppo…


da Poliscritture su FB

di Ennio Abate

Purtroppo anche la sua, Adriano Sofri, è retorica. Perché copre una contraddizione ormai conclamata. Tra la sua convinzione/speranza che Israele sia ancora “fino a prova contraria, un paese democratico” e, perciò, “interlocutore dei pensieri e dei sentimenti della gente del mondo” e i fatti di queste settimane che dimostrano – lo scrive lei pure – che “Nethanyahu ha fatto e sta facendo di tutto, oltre ogni misura, per mostrare di non essere un interlocutore”. Continua la lettura di Purtroppo…

Aprile 1975. Corso abilitante al Cattaneo di Milano

Dal diario 1975 di prof Samizdat a cura di Ennio Abate

Abbiamo presentato una ricerca sulle 150 ore. Paola M, grazie ai suoi rapporti con il sindacato, ha fatto una relazione ricca di dati utili. Quanta ideologia sull’argomento. Lei, invece, ha parlato dei vincoli precisi posti dal Ministero della P.I. E delle gerarchie (diploma della scuola dell’obbligo come rivendicazione di base per casalinghe e disoccupati; corsi universitari soprattutto per delegati del Consigli di fabbrica) che si riproducono, E poi dello scontro feroce con i presidi delle scuole statali che, spalleggiati dal Ministero, boicottano in vari modi: aumentando le ore di studio a 500 per disincentivare la partecipazione; mantenendo gli insegnanti delle 150 ore nella condizione di precari; dilazionando l’inizio dei corsi; separando le 150 ore dai corsi del CRACIS.* I padroni hanno sempre considerato provvisoria l’esperienza. E su di essa c’è rissa anche all’interno dei sindacati. Molti temono che i corsi possano diventare luoghi di contestazione o di deviazione dalla linea dei Sindacati. Se le cose stanno così, l’idealizzazione “di parte operaia” sulle 150 ore – ho letto un articolo dello storico Stefano Merli che le esalta – è del tutto sproporzionata rispetto all’entità pratica dei corsi effettivamente attuati. E poi, anche sul piano della didattica, l’impostazione di partenza (raccogliere le storie individuali dei partecipanti, sviluppare su di esse una riflessione critica, passare solo dopo a riflessioni più politiche) si scontra con l’impreparazione degli insegnanti. Specie gli anziani. Gli stessi operai, poi, non sono ben disposti o occuparsi di storia («Quando si va indietro nel tempo, l’interesse cala»). E sono diffidenti anche verso il racconto della propria storia personale.

* Corsi di Richiamo e Aggiornamento Culturale d’Istruzione Secondaria

Riepilogo del don giovanni pezzente


di Ennio Abate

Tu, mio strabico amore assaggiato fra tempi di chiesa e di liceo; e tu, esile simulacro di sesso costruito da perfidi avventori di latteria; e tu, amore risicato in cuore battente d’impiegata.

Donne, giovanili prede, alle quali i seni belli, amaramente distratto, toccai: e alle quali impacciato esposi la mia ferita di incerta lussuria, ora che siete incorporeo fantasma di tiepida vergogna, datemi la chiave di quel mio comunissimo bisogno di congiungimenti coi corpi vostri smaniati.

Quanto seria fu, con voi, la mia non scafata giovinezza! Quanto freddi sarebbero ora gli sguardi sulle vostre polpe rugose.

Ah, maschili ardori di un’epoca d’istinti assuefatti al profitto! Da essi assediato, vi assediai. Sudando e balbettando, che amplessi dolenti, che confusione nei cuori, che fretta brigante la mia sulla funivia di sentimenti barcollanti!

Pensarvi oggi è vano? Gli energici corpi di una volta, più che mai curati, saranno flosci e, come il mio, indeboliti. I ricordi inquietanti sepolti nell’assillo di più rapidi giorni. Ma sempre vi luciderò, madamine d’oré, con devoto, assiduo riguardo all’antico fulgore.

Nota del 24 novembre 2023
In questi giorni ho preso appunti su vari commenti letti dopo l’uccisione della giovane  Giulia Cecchettin da parte del suo fidanzato. Molti – anche di femministe che in passato ho stimato – mi hanno lasciato insoddisfatto: sollevano polveroni sui fatti e offrono ricette ottimistiche che respingono per la loro astrattezza. Non concordo, ad esempio, con l’enfasi  movimentista e progressista di Lea Melandri (qui). Perché trascura il fatto che le proteste contro i femminicidi sono diventate un rito che arriva sempre dopo e ripara soltanto l’angoscia che il ripetersi delle uccisioni fa calare  sulle nostre menti. Trascura pure quanto tali proteste siano manipolate dai mass media. (Come si fa a considerare quasi un buon risultato che i mass media nominino il femminicidio – “già il fatto di nominarlo”- mentre i femminicidi continuano?). Sono, infine, molto scettico sul rimedio da più parti proposto: «Serve una educazione sessuale e affettiva capillare, serve insegnare che l’amore non è possesso». Concordo, invece, con quel che ha scritto Tiziana Villani sulla sua pagina FB (qui) : «l’evocazione del patriarcato come origine di tutti i mali non mi è sufficiente, non mi aiuta a cogliere i molti modi della sopraffazione che certo sono culturali, ma non solo». Tornerò sulla questione partendo da quanto avevo scritto nel 2010:

Alla vulgata sia della fine della storia che del postfemminismo o della femminilizzazione trionfante nel lavoro delle società post-fordiste, ho preferito una riconsiderazione storica sia del comunismo che delfemminismo: entrambi per me rovine di un fine Novecento da interrogare e reinterpretare per leggere nelle trasformazioni in corso - non certo benefiche per i molti uomini e donne del pianeta - qualcosa d’ altro.
Non credo che il mio narratorio sia misogino o antifemminista, ma più monologante che dialogante di quanto desideravo, sì. Per costrizioni esterne e per scelta meditata e consapevole poi. Da qui l'attestarmi in una pacata difesa del vissuto che sta alla base di Donne seni petrosi. E anche della forma – amara, smorzata, cupa, “cruda” - di certi testi e dello stesso titolo.
Considero tali aspetti da vecchio, quale sono in effetti diventato, una faticosa conquista compiuta soprattutto attraverso la scrittura. E voglio conservarli, discuterli pure, ma non scioglierli con disincanto in una tardiva, impossibile, astorica, artificiosa nuova armonia tra uomo
e donna, tra “maschile” e “femminile”.

12 maggio 2010   (Da Ennio Abate, Donne seni petrosi, Farepoesia 2010) - 
  • Carboncino di Tabea Nineo

Su tristezza, civiltà, vita

di Franco Nova

E’ TRISTE MA VERO

Ogni prato è cosparso di fiori,
uccelli e uomini lontani cantano,
la serenità sembra ricoprire
ogni lembo di quella pianura.
Natura e animali sono così,
tutto è sincero e abituale, ma
è solo superficie, piacevole,
senza profondità nell’anima.
Non c’è alcun bisogno simile,
solo una donna capace di capire
chi sei e i tuoi bisogni interiori.
Nulla di simile esiste per me,
solo disattente parole gentili,
poi corro al fiume a lavarmi
d’ogni speranza d’emozioni.
M’attende solo una compagnia
incapace di dare vera amicizia,
accontentiamoci d’un seguito
di sorrisi e allegre gentilezze.
Concentriamoci sull’esser soli,
si provi a pensare a qualcosa
di soltanto utile per un giorno,
non siamo considerati individui,
solo un generico essere umano.
Si rinunci alla vera amicizia
con tristezza priva d’illusione.
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