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bocconi avvelenati
di Paolo Di Marco Continua la lettura di bocconi avvelenati
Purtroppo…
da Poliscritture su FB
di Ennio Abate
Purtroppo anche la sua, Adriano Sofri, è retorica. Perché copre una contraddizione ormai conclamata. Tra la sua convinzione/speranza che Israele sia ancora “fino a prova contraria, un paese democratico” e, perciò, “interlocutore dei pensieri e dei sentimenti della gente del mondo” e i fatti di queste settimane che dimostrano – lo scrive lei pure – che “Nethanyahu ha fatto e sta facendo di tutto, oltre ogni misura, per mostrare di non essere un interlocutore”. Continua la lettura di Purtroppo…
Aprile 1975. Corso abilitante al Cattaneo di Milano
* Corsi di Richiamo e Aggiornamento Culturale d’Istruzione Secondaria
Filippo Nibbi (1 dic. 2023)
Riepilogo del don giovanni pezzente
di Ennio Abate
Tu, mio strabico amore assaggiato fra tempi di chiesa e di liceo; e tu, esile simulacro di sesso costruito da perfidi avventori di latteria; e tu, amore risicato in cuore battente d’impiegata. Donne, giovanili prede, alle quali i seni belli, amaramente distratto, toccai: e alle quali impacciato esposi la mia ferita di incerta lussuria, ora che siete incorporeo fantasma di tiepida vergogna, datemi la chiave di quel mio comunissimo bisogno di congiungimenti coi corpi vostri smaniati. Quanto seria fu, con voi, la mia non scafata giovinezza! Quanto freddi sarebbero ora gli sguardi sulle vostre polpe rugose. Ah, maschili ardori di un’epoca d’istinti assuefatti al profitto! Da essi assediato, vi assediai. Sudando e balbettando, che amplessi dolenti, che confusione nei cuori, che fretta brigante la mia sulla funivia di sentimenti barcollanti! Pensarvi oggi è vano? Gli energici corpi di una volta, più che mai curati, saranno flosci e, come il mio, indeboliti. I ricordi inquietanti sepolti nell’assillo di più rapidi giorni. Ma sempre vi luciderò, madamine d’oré, con devoto, assiduo riguardo all’antico fulgore.
Nota del 24 novembre 2023
In questi giorni ho preso appunti su vari commenti letti dopo l’uccisione della giovane Giulia Cecchettin da parte del suo fidanzato. Molti – anche di femministe che in passato ho stimato – mi hanno lasciato insoddisfatto: sollevano polveroni sui fatti e offrono ricette ottimistiche che respingono per la loro astrattezza. Non concordo, ad esempio, con l’enfasi movimentista e progressista di Lea Melandri (qui). Perché trascura il fatto che le proteste contro i femminicidi sono diventate un rito che arriva sempre dopo e ripara soltanto l’angoscia che il ripetersi delle uccisioni fa calare sulle nostre menti. Trascura pure quanto tali proteste siano manipolate dai mass media. (Come si fa a considerare quasi un buon risultato che i mass media nominino il femminicidio – “già il fatto di nominarlo”- mentre i femminicidi continuano?). Sono, infine, molto scettico sul rimedio da più parti proposto: «Serve una educazione sessuale e affettiva capillare, serve insegnare che l’amore non è possesso». Concordo, invece, con quel che ha scritto Tiziana Villani sulla sua pagina FB (qui) : «l’evocazione del patriarcato come origine di tutti i mali non mi è sufficiente, non mi aiuta a cogliere i molti modi della sopraffazione che certo sono culturali, ma non solo». Tornerò sulla questione partendo da quanto avevo scritto nel 2010:
Alla vulgata sia della fine della storia che del postfemminismo o della femminilizzazione trionfante nel lavoro delle società post-fordiste, ho preferito una riconsiderazione storica sia del comunismo che delfemminismo: entrambi per me rovine di un fine Novecento da interrogare e reinterpretare per leggere nelle trasformazioni in corso - non certo benefiche per i molti uomini e donne del pianeta - qualcosa d’ altro. Non credo che il mio narratorio sia misogino o antifemminista, ma più monologante che dialogante di quanto desideravo, sì. Per costrizioni esterne e per scelta meditata e consapevole poi. Da qui l'attestarmi in una pacata difesa del vissuto che sta alla base di Donne seni petrosi. E anche della forma – amara, smorzata, cupa, “cruda” - di certi testi e dello stesso titolo. Considero tali aspetti da vecchio, quale sono in effetti diventato, una faticosa conquista compiuta soprattutto attraverso la scrittura. E voglio conservarli, discuterli pure, ma non scioglierli con disincanto in una tardiva, impossibile, astorica, artificiosa nuova armonia tra uomo e donna, tra “maschile” e “femminile”. 12 maggio 2010 (Da Ennio Abate, Donne seni petrosi, Farepoesia 2010) -
- Carboncino di Tabea Nineo
Su tristezza, civiltà, vita
di Franco Nova
E’ TRISTE MA VERO Ogni prato è cosparso di fiori, uccelli e uomini lontani cantano, la serenità sembra ricoprire ogni lembo di quella pianura. Natura e animali sono così, tutto è sincero e abituale, ma è solo superficie, piacevole, senza profondità nell’anima. Non c’è alcun bisogno simile, solo una donna capace di capire chi sei e i tuoi bisogni interiori. Nulla di simile esiste per me, solo disattente parole gentili, poi corro al fiume a lavarmi d’ogni speranza d’emozioni. M’attende solo una compagnia incapace di dare vera amicizia, accontentiamoci d’un seguito di sorrisi e allegre gentilezze. Concentriamoci sull’esser soli, si provi a pensare a qualcosa di soltanto utile per un giorno, non siamo considerati individui, solo un generico essere umano. Si rinunci alla vera amicizia con tristezza priva d’illusione.Continua la lettura di Su tristezza, civiltà, vita
– Vieni alla manifestazione per la Liberazione? – No.
– Oggi è il 25 aprile. Vieni alla manifestazione per la Liberazione?
– No.
– E per quali ragioni?
– Leggi queste pagine dello storico Claudio Pavone e capirai.
– Grazie. Le leggerò.
Continua la lettura di – Vieni alla manifestazione per la Liberazione? – No.
MOLTINPOESIA APPUNTO 10: Rileggendo nel 2007 «Vergogna della poesia» (1949) di Fortini
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Acrobati
di Gigi Degli Abbati
Per entrare dentro il mondo pittorico dell’amico Gigi Degli Abbati, che vive a Genova, scrisse su Poliscritture nel maggio 2020 Donato Salzarulo (qui). La pubblicazione di questi due suoi quadri – il primo in lavorazione per un’iniziativa che si terrà nei prossimi mesi, sulla quale riferiremo; il secondo del 1998 – è un semplice omaggio al suo lavoro che prosegue. [E. A.] Continua la lettura di Acrobati