Archivi tag: Arnaldo Ederle

Rondini, Osterie e il Rinco. La realtà nei suoi teatri

di Rita Simonitto

Tra le piante del terrazzo rigoglia un Rincospermum, arbusto sempre verde detto anche ‘falso’ Gelsomino. In certe giornate, vedere la sua chioma esuberante che deborda dal vaso già abbastanza capiente mi infastidisce. Allora gli dico: “‘ahò, a Rinco, ma ‘ndo vai?”. Ma nello stesso tempo mi rendo conto che lui figura come un mio punching ball su cui riversare i fastidi che provo verso chi, zitto-zitto, quatto-quatto, si appropria di spazi altrui. Continua la lettura di Rondini, Osterie e il Rinco. La realtà nei suoi teatri

Nell’anniversario della morte di Arnaldo Éderle

di Franco Casati

Oggi, due maggio, ho fatto visita alla tomba di Arnaldo Ederle, caro amico, nel cimitero monumentale di Verona, a un anno dalla sua scomparsa, con Tommasina, la sua compagna. Non amo i cimiteri e le tombe, simulacri di una forma di vita giunta al suo compimento, che dovrà proseguire in un’altra, più vera. Una modesta lapide fra le tante, la sua; se non fosse che sotto il nome compaiono gli appellativi di poeta e scrittore, come due colpi di tamburo, a ricordare che il defunto ha lasciato ai posteri un’eredità di pensiero e di poesia destinati a sopravvivergli. Nella sua città, Verona, povera di poeti veri e di importanti scrittori, quella di Arnaldo è stata una fra le voci più significative. La sua, una delle poche vite finalizzate al canto e alla difesa della bellezza.

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Carissima Angela

di Arnaldo Éderle

Questo, che ha per tema un’accorata meditazione sui “poveri figli della droga e di altri disumani/piaceri”, è l’ultimo poemetto inviatomi prima della sua morte dall’amico Éderle che dovevo pubblicare. Molti sono i testi che in questi anni, a partire dalla morte di Gianmario Lucini, egli ha voluto mandare a Poliscritture. Non so quanto condividesse la mia scelta di metterli nella rubrica ibrida di “Poesia/moltinpoesia”, come faccio del resto con tutti i poeti che chiedono ospitalità su questo sito. So soltanto che ora tocca ai lettori – quelli  che s’imbatteranno per la prima volta nei suoi versi e quelli che vorranno rileggerli –  riflettere su questo lascito poetico. Per intenderlo più a fondo,  al di là delle contingenze e delle distrazioni che ci assillano, nelle sue luci e nelle sue ombre. [E. A.]

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Solo la testa?

Tabea Nineo 1998

di Arnaldo Éderle


Ecco il penultimo dei poemetti che Arnaldo Éderle mi aveva mandato prima della sua improvvisa morte. [E. A.]

 

 

A Tommasina

 

E’ rimasta solo la testa?
Ma… troppo poco, anzi niente.
Il corpo è lì attaccato,
senza di lui il cranio non risponde
è atrofizzato, lì sotto
ci sono il cuore i polmoni le gambe
i piedi le braccia e via dicendo,
ma che saranno mai questi attributi?
Non si nominano mai, ma ci sono e sono
vitali come gli occhi e le mani, tutte
cose che via via si adoperano. Continua la lettura di Solo la testa?

Che bello fotografare

di Arnaldo Éderle

Da tempo Arnaldo Éderle aveva scelto Poliscritture come luogo ospitale per i suoi poemetti. E me li ha mandati, sempre più numerosi,  in questi anni che hanno preceduto la sua improvvisa morte. Avevo pattuito con lui che li avrei pubblicati mano mano, distanziati nel tempo. Tre me ne sono rimasti in lista. Questo sulla  fotografia stabilisce un confronto tra immagine e parola e ribadisce, proprio in un’epoca che la sta negando, la fiducia nel primato della parola poetica che « miracolosamente, salva lo spirito/ nella sua eternità». [E. A.]

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Ricordo di Arnaldo Éderle

                                                       

di Franco Casati

Con Arnaldo ci siamo conosciuti attraverso un amico comune, circa 50 anni fa, il poeta veronese Giuseppe Piccoli, tragicamente scomparso. Dopo questo evento Ederle fu la persona che più si impegnò a divulgarne la poesia, con quell’atteggiamento di disinteressato e costante sostegno che ebbe per tutto il corso della sua vita verso gli altri poeti e scrittori, me compreso,

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Se potessi piangere

Questo è uno dei  tre poemetti di Arnaldo Éderle, che avevo in lista e avrei pubblicato nei prossimi giorni. Purtroppo mi arriva adesso la brutta notizia che presentivo  per il suo silenzio. [E. A.]

 Gent. Dott. Ennio Abate, sono lo scrittore veronese Franco Casati, amico di Arnaldo Éderle. Le scrivo con grande dolore per darle la notizia della morte di Arnaldo, avvenuta l’altra notte, 2 maggio, presso l’ospedale geriatrico di Verona. So che anche lei era suo amico, non  ci resta che condividere lo stesso dolore. 

 

di Arnaldo Éderle

Se potessi piangere, ma non posso
mi sembra di non avere più lacrime,
cerco di spingerle fuori, ma non vengono,
è una situazione che capita a quelli della mia età,
non si sa perché, o forse si sa ma io non lo so,
non lo sento più lo stimolo non sono
capace di avvertire la goccia che scende dall’occhio
e mi irrora le guance. Sì, ci sarà un perché
scientifico ma io non lo conosco
e non mi va di cercarlo. Continua la lettura di Se potessi piangere

Il corpetto e i genitori

 
di    Arnaldo Éderle
  
 La sorella stava ferma davanti
 allo specchio della camera si girava
 con calma ammirava la ruota della
 gonna colorata la gonna dell’abito
 della gran festa,
 intanto si accarezzava il corpetto.
 Chiese alla sorellina se era bello se
 le stava bene. Rispose sì soltanto sì
 e si voltò nel suo letto per aiutare
 il sonno a prenderla e portarla con sé.
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Punto di domanda

 
di Arnaldo Éderle


Che razza di titolo è?
E’ che non sapevo che scrivere, ecco
che cos’è. Mi crederanno un incapace,
un tipo che non sa cosa fare, ecco
che cos’è!
E, infatti, così mi sembrava che fosse,
ero incerto e confuso, che cosa potrei
dire di più. E lo sono ancora.
Quando decisi di scrivere avevo voglia sì
di fare, ma nel mio cervello non c’era nulla
anzi meno di nulla, un vuoto indicibile.
Mi guardai intorno, ma non vidi nulla
nessun batuffolo da curare nessuno
spiffero da ascoltare nessun cinguettio
isolato, isolato dal mondo, davvero
la mia cervice sgombra da qualunque
interesse, qualunque guado qualsiasi punto
di partenza, tutto  vuoto.
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La visita



di Arnaldo Éderle
            
La Morte arriverà accompagnata da Listz.
Chissà come si presenterà? Busserà alla porta?
O si intrufolerà dal buco della serratura,
non lo sappiamo, sarà una sorpresa,
una cosa da spavento? O una sorpresa innocua
come una visita aspettata?

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