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Sugli sbarchi dei migranti

di Maria Grazia Addesa 

Lei è solo una bambina, guarda la superficie del mare attraversata dal loro legno e stringe la mano di sua madre. Quando incrocia il suo sguardo ci legge la paura, che quello che si sono lasciate alle spalle non le abbandonerà mai davvero, che ciò che le aspetta non corrisponda a ciò che immaginano. Continua la lettura di Sugli sbarchi dei migranti

Fuscelli

di Cristiana Fischer


La casa comprende ambienti piccoli
in ciascuno molteplici oggetti necessari
vita ricca in confortevoli ammennicoli
che non tutti hanno.
Piccole proprietà ma cosa importa
sono l’orto il bosco il pollaio perché infine
la sopravvivenza sia accertata
per persone sane come noi ereditiere di un welfare funzionante
ma domani per gli altri che verranno
in altri rapporti di potere
la terra più espropriata
il welfare meno assicurato
la salute lasciata a badare a se stessa sono il nuovo mondo:
capitalismo occidentale allo spasimo dello sfruttamento
e chi ancora non lo vuole capire?

 

L’eredità

di Angelo Australi

 Non ci fu preparazione per quel viaggio, perché il nonno mi aveva preso in contropiede mentre sfogliavo un fumetto di Mandrake. Quel giorno non avevo voglia di studiare, ero indeciso su tutto, la noia superava ogni limite dell’immaginazione. Spesso mi affacciavo alla finestra con lo stimolo di uscire, sperando di scorgere qualche amico che stava giocando nello sterrato davanti al nostro gruppo di case, ma alla fine ogni spinta a inventarsi una trovata per trascorrere il pomeriggio restava qualcosa di refrattario e sfogliavo i fumetti così, per forza d’inerzia. Continua la lettura di L’eredità

Il dolceforte dei sogni

di Lucia Bruni

Le stanze del collegio sono grandi e fredde, cara mamma. Da quando ci hai lasciati così all’improvviso, la nostra esistenza ha preso una piega triste e penosa.

Ricordo i tuoi ultimi giorni; lo sguardo spento e assente, il respiro affannoso,  la testa abbandonata sul guanciale e quei tuoi ricciolini castani, così belli quando erano mossi  dal vento, bagnati di sudore per la febbre che non ti lasciava mai. Il babbo non diceva nulla; aspettava, perché sapeva che per te non c’era più nulla da fare. L’infezione si stava portando via la tua giovane vita. Continua la lettura di Il dolceforte dei sogni

Due gatti tre gatti cinque gatti…

Pierre Bonnard, Il gatto bianco

di Marcella Corsi

 

                     Se deciderai, ti promettiamo orecchio assoluto… Qualche mese fa avevo scritto di lei senza che ci fosse. Avevo desiderato che arrivasse. Mi sono tenuta questo pensiero in tasca come un porta fortuna, senza parlarne con nessuno. Potenza del desiderio – il mio talvolta lo è – ieri Sara mi ha detto che con Emiliano stanno pensando di avere un bambino. Magari sarà una femmina. Continua la lettura di Due gatti tre gatti cinque gatti…

La confessione

di Franco Casati

   Si dice, a volte, che la speranza muove i tuoi passi. Tutte le persone anonime che vengono incontro a Livia lungo il marciapiede altro non sono che ombre da scartare al più presto, brevi ostacoli fra l’idea che la anima e la realizzazione di un desiderio urgente affidato al gesto di alzare la cornetta del telefono e di comporre un numero, non appena giunta al proprio domicilio. Continua la lettura di La confessione

Il male immedicabile (un sogno del mattino)

di Elena Grammann

L’ articolo è ripreso dal blog Dalla mia tazza di té (qui)

Il male immedicabile si manifesta durante l’ultimo sonno, quando credi di ripristinare, dormendo tardi, i ritmi circadiani sbilanciati da Battlestar Galactica nel freddo della notte, davanti al tubo catodico che si squaglia al crescendo forsennato dei wadaiko.

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Due racconti

di Yuri Ferrante

Ti guardo da lontano

Ho il vestito buono, quello che un tempo si sarebbe chiamato “il vestito della domenica”. Seduto su una sedia all’angolo della stanza. Ti guardo da lontano, come sempre. Come quando da bambini ci incontravamo al parco, io andavo a giocare a calcio sul campetto di cemento, e tu e le tue amiche a spingervi sull’altalena.

Un ritorno

di Marcella Corsi

      Appena entrata mi viene incontro la morbidezza piumosa di Balù. Mi saluta in piedi  sul tavolo di fronte alla porta d’ingresso, il lungo pelo bianco e grigio in lieve fremito sul corpo proteso verso di me. «Neanche un nodo», penso mentre lo accarezzo accostando il naso al suo tartufo rosa. Il punto di pelo bianco in cima alla coda ondeggia mentre comincia a fare le fusa.