Archivi tag: Leonardo Sciascia

Taccuino di un militante di AO. Quattro mesi del 1978

Domani 22 febbraio 2021 alle 17,30, collegandosi su Facebook ( qui) o su Yotube (qui), è possibile seguire la presentazione di “VOLEVAMO CAMBIARE IL MONDO. Storia di Avanguardia Operaia (1968-1977).

di Ennio Abate

Sono stato in Avanguardia Operaia dal 1968 al 1977, cioè fino alla sua scissione. Da allora, in tutti questi anni ho continuato a rimuginare e a scrivere su quella mia militanza politica e sulle vicende degli anni Settanta. Dei numerosi appunti (in forma di diario, di narratorio e di saggio) ho pubblicato finora pochi brani su Poliscritture ma ho sempre colto qualsiasi occasione per tornare su quella storia e confrontarmi con i miei ex compagni di AO. E’ accaduto in particolare nel 2016 sulla pagina FB “Via Vetere al 3”, dove per la prima volta  si affacciò l’idea di una Storia di AO. E quando uno di loro, Luca Visentini, ha pubblicato «Sognavamo cavalli selvaggi», una rielaborazione narrativa della sua esperienza in AO, che ho attentamente recensito (qui).

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Ricordare Leonardo Sciascia


di Giorgio Riolo

Quello che segue è un articolo scritto nel gennaio 2020 per l’anniversario della nascita di Leonardo Sciascia. Quest’anno è proprio il centenario. Si ripropone l’articolo tale e quale per ricordare e per rendere ancora una volta omaggio a questa grande figura.

Tanto più amata da chi scrive proprio per la forza e il rigore del pensiero critico e antisistema, per la ferma concezione della letteratura come disvelamento della realtà e per il suo profondo spirito antiretorico. Uomo di poche parole, da persona di “tenace concetto”, (da uno dei protagonisti storici da lui citati in Morte dell’inquisitore). Totalmente estraneo a ogni narcisismo, a ogni opportunismo, a ogni esibizione ecc. Continua la lettura di Ricordare Leonardo Sciascia

Leonardo Sciascia e la letteratura come smascheramento del mondo e delle trame del potere

di Giorgio Riolo

Non è solo un anniversario (essendo nato a Racalmuto il 8 gennaio 1921) a muoverci e a ricordare Leonardo Sciascia. Ci sono letterati e intellettuali che hanno una presenza permanente, che ci accompagnano e ci aiutano a decifrare la nostra Italia, e, in senso lato, il mondo, in ogni dimensione, politica, culturale e antropologica. Ricordo qui solo Sciascia e Pasolini, soprattutto anche per il loro piglio profetico. Ma molti altri e molte altre potremmo ricordare.

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Leonardo Sciascia trent’anni dopo

di Marco Gaetani

1. Non deve stupire che in un paese come il nostro, in cui gran parte della cosiddetta vita culturale consiste ormai in un immondezzaio mediatico di ricorrenze, anniversari, celebrazioni – quelle serie e doverose frammiste, quindi equiparate, alle più effimere e sciocche – quasi nessuno, che risulti, abbia pensato di ricordare degnamente, a trent’anni dalla morte, Leonardo Sciascia.

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Ancora su Parigi e sulle periferie del mondo

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di Giorgio Riolo

Nel gennaio scorso, dopo i fatti di Charlie Hebdo, richiamavo, in un breve intervento, la sacrosanta definizione data da Judith Butler, filosofa e attivista femminista americana, sulla diversa modulazione della indignazione, del dolore, della compassione, a seconda che le vittime fossero a Parigi o in qualche posto del mondo, fuori dall’Occidente. Lei parlava di “indignazione ineguale”. Continua la lettura di Ancora su Parigi e sulle periferie del mondo

LETTURE D’AUTORE. Leonardo Sciascia: l’intellettuale e la transizione

 

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Questa lettura d’autore è tratta dal n. 7 cartaceo di POLISCRITTURE (ottobre 2010)

di Marco Gaetani

Tornare a riflettere sulla figura e l’opera di Leonardo Sciascia a poco più di vent’anni dalla  scomparsa dell’autore siciliano può costituire l’occasione per leggere la sua esperienza di intellettuale pubblico in modo meno superficiale di quanto suggeriscono i cliché ancora circolanti su di essa, forse soprattutto ‘a sinistra’. Il più duraturo tra questi stereotipi si limita a registrare, non senza implicito (pre)giudizio, l’itinerario ideologico di un intellettuale-letterato meridionale partito da posizioni (apparentemente) gramsciane (Le parrocchie di Regalpetra, nel fatidico 1956; Gli zii di Sicilia, due anni dopo), ben presto investito del ruolo di scrittore civile e militante (Il giorno della civetta [1961], A ciascuno il suo [1966], lo stesso Il Consiglio d’Egitto [1963], alla sua uscita considerato una specie di risposta progressista a Il Gattopardo), distaccatosi poi piuttosto polemicamente, con gli anni Settanta, dall’area comunista (Il contesto [1971], ma anche Todo modo [1974]) e infine approdato (soprattutto dopo/con Candido, nel non meno fatidico 1977) a posizioni sostanzialmente lontane dai presupposti ideologici di partenza: fino all’impegno politico attivo nelle file del Partito radicale[1]. La facile formula «dal Pci al Pr» si presta, non meno bene di quella (allusivamente maliziosa) «da Einaudi ad Adelphi», a riassumere il senso di un giudizio non certo immune da riserve e perplessità. Continua la lettura di LETTURE D’AUTORE. Leonardo Sciascia: l’intellettuale e la transizione