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La corsa alla pace s’è mai vista?

di Annamaria Locatelli

La corsa? Un parolone, direi.
Se per la pace qualcosa si muove
va al rallentatore…
La corsa alle armi, invece, non s’arresta,
vince il campionato del mondo
e stravince il mondo!
La prima, timida ormai,
si nasconde,
rossa di sgomento e di vergogna,
per quel che vede far
dai signori della guerra:
massacri dagli scranni dorati
e lei, inerme, tra le vittime…
Impari e perdente ogni confronto!
Ma la pace infine puo’ rovesciar le sorti,
lei stessa facendosi guerriera?
Assai difficile, penso, finchè non affina
le sue armi
nella ferrea convinzione,
piu’ dura del diamante e del cannone,
di avere assolutamente ragione
a pretender il buon diritto delle genti
alla vita e alla dignità

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A che cosa servono i gruppi di poesia sui social?

di Luca Chiarei

Come tanti sono assolutamente allibito dall’indifferenza con la quale la maggioranza assiste a quello che sta succedendo a Gaza e in Medio Oriente. Che lo faccia il governo è nell’ordine delle cose, che società civile, forze politiche, intellettuali, sedicente opposizione non si differenzino è disgustoso. Ho rivalutato Di Battista che mi pare uno dei pochi che chiami le cose con il loro nome, per quello che può contare lui e noi.
In particolare  ho notato come per gli amici “poeti”, la cultura in generale, per quello che riesco a seguire non stia succedendo niente e neanche si pongono il problema. Su questo ho scritto sul mio blog https://itempieiversi.org/ due riflessioni  che esprimono un disagio personale tra l’angoscia per la tragedia in corso e l’irritazione per la mancanza di reazione.

Nota di E. A.

Le riflessioni di Luca Chiarei si leggono QUI

e QUI

Il ragazzo del lago


di Alessandra Roman Tomat

Un altro tragico fatto che vede come vittima una donna, per mano del suo ex-fidanzato. Due giovani dalle facce pulite e dalla vita studiosa, che avremmo detto uguali, fino a una settimana fa, ai nostri figli e figlie. Sottolineo, ai nostri figli, includendo il giovane assassino. È successo anche nella nostra città, solo pochi mesi fa. Un copione molto simile, anche qui da fidanzato accolto in famiglia (quindi evidentemente ritenuto ‘affidabile’) ad assassino. La prima cosa che mi viene da pensare è che, quando questi giovani omicidi sono nati, la giornata contro la violenza sulle donne era già stata istituita, erano dei bambini quando hanno iniziato a diffondersi le panchine rosse e immagino siano cresciuti in famiglie non tanto diverse dalle nostre. Comunque sia, stento a credere che in tutti i casi di femminicidio, nel 2023, gli assassini vengano da contesti in cui la donna è sottomessa al marito, considerata un oggetto sessuale, svalutata. Molti non sembrano neanche (diversamente dagli stupratori da discoteca, che sono tutto un altro capitolo) soggetti particolarmente inclini alle dipendenze o inseriti in gruppi asociali. Ora, sento con un certo sollievo che perfino il governo di destra, dico “perfino”, ammette che non sono gli inasprimenti di pena a risolvere la questione, che va affrontata a livello culturale ed educativo. Tutti d’accordo da Schlein a Meloni. Ho però l’impressione che non si abbia chiaro cosa vuole dire “culturale” ed “educativo” quando si parla di relazioni personali. Della sfera amorosa e sessuale, dove tutto quello che è “razionale” salta completamente. Lo capiamo nelle nostre di vite, ma lo si vede con tragica evidenza in questi fatti di cronaca. Tanto è vero che questi assassini distruggono anche le loro di giovani vite, sconvolgono le loro famiglie di origine e, quando sono genitori, lasciano orfani i loro stessi figli … Insomma, non è che ci guadagnino qualcosa, perdono tutto, si autodistruggono, alcuni perfino si suicidano. Quindi, il piano razionale del “rispetto per la vita, rispetto per la donna” evidentemente da solo non funziona, così come non funziona la minaccia della pena severa. Non dico tutti, ma forse, molti di questi assassini qualche anno prima di compiere i crimini che hanno compiuto, sarebbero stati d’accordo con voi nel dire che queste cose orribili non si fanno, magari saranno pure andati a qualche inaugurazione di panchina, forse hanno perfino fatto un bel tema a scuola. In astratto, se richiesti di un’opinione, non credo vi avrebbero detto che è giusto uccidere un altro essere umano solo perché rifiuta una relazione. Cosa voglio dire con questo? Che, accanto al doveroso lavoro che si fa di sostegno alla donna nel lavoro e nella famiglia, per l’emancipazione, quando si parla di affettività, sentimenti, pulsioni, si deve capire che il livello deve essere un altro. Che parte dal fatto che si deve essere capaci di scrutare il buio che c’è in un essere umano e “accettare” che questo buio esiste e che non si modifica solo con un’educazione “collettiva” al rispetto e alla gentilezza. Bisogna prendere atto che l’essere umano è complesso, guidato da pulsioni irrazionali. Quindi, se ci si vuole assumere questo compito, con la giusta modestia, si tratta di aiutare le nuove generazioni ad essere forti, ad essere indipendenti, a non autovalutarsi in base all’esito di una relazione. A non pensare che “senza” quella donna o quell’uomo, si è finiti, si è qualcosa di meno, non si è realizzati. Vale per uomini e donne, perché anche noi donne siamo partecipi della stessa cultura amorosa. Però, da quel che leggo, riusciamo meglio a smarcarci. Le statistiche, ad esempio, dicono che le donne si suicidano molto di meno (in Italia, ma anche negli altri paesi, il divario è impressionante) e che accedono con maggiore facilità e consapevolezza ai servizi di aiuto psicologico. Non mi sembra poco, a voi? Molti storceranno il naso e diranno che questi ragionamenti ‘giustificano’ i criminali. È un’opinione la mia, che può non essere condivisa, ma io penso che la ricerca delle colpe individuali spetti al tribunale (non solo quello istituzionale, anche il tribunale della coscienza, se vogliamo, ed è ovvio che l’esito sia di condanna), mentre alla collettività competa un’indagine e, se possibile, un’azione che influisca sulle cause. E non possiamo capire le cause, se non capiamo gli assassini. Non possiamo neanche pensare di prevenire, se non ci abituiamo a scorgere la radice del male dentro di noi e lo vediamo sempre e solo negli “altri”.

* Dalla pagina FB ART Lista – Cologno Monzese

Perché l’11 settembre 2001

di Raffaella Ferraiolo Depero

Questa nota va considerata un’appendice al mio precedente articolo (qui).
Perché è successo l’11 settembre? Molti hanno hanno scritto in proposito e più autorevolmente di me. Basti pensare all’articolo di Dario Fo o alle pacate risposte che Umberto Eco, Tiziano Terzani, Dacia Maraini, diedero a quella ignobile lettera di Oriana Fallaci, La rabbia e l’orgoglio. Quella che segue, perciò, è solo la mia opinione. Continua la lettura di Perché l’11 settembre 2001

Ardeatine  e dintorni

di Giorgio Mannacio

 1.
Riscontri documentali ed osservazioni empiriche sembrano orientarci verso una concezione altamente  tragica della nostra vita. La Storia è intrisa di violenza e bagnata dal sangue della Guerra, termine che alla Storia appare perpetuamente connesso.
Non essere nati è la cosa migliore è la terribile sentenza di Sofocle (Edipo  a Colono) e più  tardi, per così dire ai nostri tempi, si afferma  che il mondo non si è lasciato convincere che Dio ama gli uomini (K. Loewith).
La Guerra si presenta nella doppia ma coerente immagine di esempio del Male e della realizzazione di esso nella Storia.
Se ci fu un tempo   di guerre “cavalleresche” non è certo il nostro. La Tecnica da un lato ha moltiplicato le occasioni di morte bellica e dall’altro ha spersonalizzato a tal punto il rapporto tra i duellanti da offuscare il rapporto causale tra operazioni   belliche ed evento letale.
Non sono io che uccido ma la bomba  “caduta“ da 10.000 metri di altezza e finisca dove finisce.
Resta – per accendere nelle tenebre un ultimo lumicino di umanità – uno spazio in cui recuperare, tra conflitti   che si infittiscono in trame sempre più crudeli, uno spazio paradossale di “innocenza“? Continua la lettura di Ardeatine  e dintorni

Pensieri disordinati su pace e guerra

di Marisa Salabelle

Da qualche anno faccio parte del movimento PaxChristi e in particolare del “Punto pace” di Pistoia. Non sono credente, ma sono cresciuta in ambiente cattolico e al mondo cattolico sono rimasta in parte legata; PaxChristi è un movimento non clericale, aperto al mondo laico e alle altre religioni; d’altra parte, di questi tempi, una delle poche voci che si alzano chiare e nette contro la guerra è quella di papa Francesco. Continua la lettura di Pensieri disordinati su pace e guerra

L’identità di Elly Schlein – o della sinistra?

di Lorenzo Galbiati

Chi è Elly Schlein? Cosa rappresenta? Che leadership potrebbe garantire al Partito democratico, se venisse eletta?

Non so dare risposte precise a queste domande. Conosco troppo poco Schlein. Continua la lettura di L’identità di Elly Schlein – o della sinistra?

Guerra in Ucraina. Lettera a Poliscritture

di Federico Corazza

Ho letto 5 pensieri su Non solo “i poeti in tempo di guerra non pensano abbastanza (qui). Faccio sicuramente parte di quelli che hanno avuto una reazione emotiva e viscerale e che hanno poi cercato di colmare almeno parzialmente l’ignoranza delle storie, degli eventi, degli uomini e perfino della geografia necessarie per poter solo pensare di dare un giudizio.
Ho cercato di risolvere il problema semplificando al massimo le variabili, schematizzando e osservando a livello macroscopico; e poi ho provato a mettere sulla bilancia qualsiasi evento che ritenessi in parte coinvolto cercando di sbrogliare tutte le matasse della storia.
Sono sicuro di non avere dati sufficienti per cercare di attribuire i pesi delle colpe e dubito che qualcuno possa.
Sono però certo di una cosa. L’invasione, i bombardamenti, l’accanimento contro i civili è qualcosa che non posso e non voglio sopportare.
Non voglio scendere a patti con qualcosa che mi ripugna fino nelle più piccole fibre del corpo.
Chi è capace di fare una cosa simile va fermato. Chiunque esso sia e in qualunque posto del mondo.
Accettare accordi vuol dire incentivare la predisposizione all’uso indiscriminato della forza.
Chi dice “sono contro la guerra” vive da troppo tempo una vita agiata.
Da troppo tempo non sperimenta sulla sua pelle il traumatico richiamo alla realtà di un pugno a tradimento o magari anche solo lo choc di una ingiuria urlata in faccia.
E’ talmente addomesticato da aver dimenticato che alla bestia non importa che tu non voglia essere mangiato.
Credo sia innegabile che ci siano persone che riconoscono solo la ragione di una forza preponderante.
Accordarsi con loro vuol dire accettare che il male che hanno inflitto è tollerabile, che le loro richieste sono da esaudire e vuole anche dire che quando in futuro ripeteranno le loro azioni avranno la tranquillità di una collaudata impunità.
Non concordo nemmeno sulle ragioni di chi rievoca le colpe della parte avversa quasi fornissero delle attenuanti.
Ora abbiamo davanti agli occhi un atto incontestabilmente esecrabile. Cominciamo a porvi una immediata opposizione.
Immediata, congiunta, tassativa e che sia il precedente che scoraggi tutti i comportamenti simili futuri.
Poi procediamo a risolvere le pendenze arretrate.
Non ho volutamente affrontato il discorso delle sanzioni, degli aiuti militari o dell’intervento armato.
Se non siete d’accordo con le basi del mio discorso, basta “accendere il condizionatore” e godersi il fresco.

 

Guerra in Ucraina. Prese di posizione (11)


L’Ucraina di Putin e quella degli Ucraini
Si tratta di un dibattito organizzato dalla SISSCo (Società Italiana per lo Studio della Storia Contemporanea) sull’Ucraina e la crisi in corso. Si è svolto il 2 marzo 2022
Vi hanno preso parte, coordinati da Andrea Graziosi, Simone Attilio Bellezza, Alberto Masoero, Simona Merlo, Niccolò Pianciola, ovverossia alcuni tra i maggiori esperti italiani di storia dell’Impero zarista, dell’URSS, dell’Ucraina e della Federazione Russa (studiosi che conoscono le lingue russa e ucraina e controllano perciò la letteratura scientifica in lingua sul tema)