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Su “Le rondini” e la polemica Casati-Grammann

di Ennio Abate

Tra critica dialogante  e stroncatura – entrambe legittime e utili in teoria – preferisco ancora la prima, malgrado i riscontri non siano incoraggianti e il “noi” reciprocamente critico che propongo fatichi a venir fuori. E perciò pubblico questa mia meditata lettura di “Le rondini” di Franco Casati accompagnandola anche con considerazioni sulla polemica tra lui ed Elena Grammann (ma ora vedo anche con Cristiana Fischer). La polemica può servire e questa mi fa tornare a riflettere sulla funzione di Poliscritture. Ho detto che è uno spazio aperto a più voci e a diversi orientamenti (anche in contrasto tra loro) e so che la critica dialogante, specie adesso che curo da solo il blog, è più complicata da esercitare.   Sui testi poetici, narrativi e saggistici che arrivano a Poliscritture, faccio una selezione poco severa. Ho rispettato il criterio dell’ospitalità e della segnalazione, pubblicando quasi sempre le proposte dei collaboratori, pur esprimendo spesso in privato le mie riserve. Anche perché solo in alcuni casi mi posso dedicare a letture veramente attente  e  ad approfondimenti critici meditati. So che ogni testo attende un critico che lo valuti. Purtroppo tra di noi non ce ne sono a sufficienza. E pur sapendo che pubblicare in un blog che si vuole «laboratorio di cultura critica» molti testi non vagliati a sufficienza è una contraddizione, penso di continuare a metterli in vetrina, ma i lettori sono avvertiti. [E. A.] Continua la lettura di Su “Le rondini” e la polemica Casati-Grammann

Intervista (1) a Marina Pizzi

klee pizzia cura di Ennio Abate

Questa è la prima di una serie – spero numerosa – d’interviste  mirate a poeti e poetesse che intendo fare nei prossimi mesi. Sarà un modo di  continuare l’interrogazione su cosa sia la poesia anche nella forma del dialogo in apparenza più appartato e distaccato dal dibattito pubblico a più voci. [E.A.]

Ritieni che ci sia una relazione tra la tua biografia e la tua poesia?

le relazioni sono molto sporadiche e rielaborate secondo bugia o finzione che dir si voglia. posso dire che mia madre faceva la sarta: qui termina la verità, il resto, se c’è, è altro. le relazioni sono nel ricordo del vissuto, nel tragico avviso di morte nell’anniversario che può
battezzare i versi.
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