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Il braccio destro

annegamento 2

di Rita Simonitto

Quando si svegliò di soprassalto non era del tutto alba. Lo si capiva dalla luce ancora tenue che filtrava dalle stecche della persiana, quell’orologio naturale che, nei molti anni di levate mattutine, aveva imparato a riconoscere. “Saranno le cinque e un quarto”, diceva. Oppure, “saranno le quattro e mezza” a seconda della stagione o dell’ora legale. Così si girava verso la sveglia e, constatando con soddisfazione che il suo orologio interno aveva funzionato a dovere, metteva lo stop alla suoneria ancora prima che si attivasse. Le puntate sull’ora potevano variare mentre, per quanto concerneva i minuti, la sveglia veniva sempre mantenuta sul quarantacinquesimo. Amava la sua precisione e si sentiva orgogliosamente consapevole dell’adeguamento tra il suo sentire e la realtà esterna in quel minuscolo frangente mattutino in cui si apprestava a prepararsi per andare al lavoro.
Ma, quella mattina, ciò che lo aveva fatto svegliare anzitempo era stato un particolare formicolio al braccio destro decisamente accentuato al dito medio e anulare e che non accennava a dissolversi. Non era una esperienza insolita: a volte capitava che una anomala posizione del corpo durante il sonno producesse quell’ assenza di circolazione che rendeva come ‘morta’ e insensibile la parte che veniva interessata. Poi, dopo qualche movimento e stimolazione massaggiando la zona colpita, il tutto riprendeva a funzionare. Invece stava accadendo che quella riabilitazione non sortisse alcun effetto. Continua la lettura di Il braccio destro

Vero come la finzione

Simonitto film mela
di Rita Simonitto

 (Stranger than Fiction), di Marc Forster, 2006, USA)

Il film

[Partendo da un film, Rita Simonitto compone un piccolo saggio sulla conoscenza e sul divario – acuitosi nella storia umana – tra conoscenza logico-razionale e intuitivo-immaginifica (o, semplificando, tra bisogno di controllare con metodo la realtà esterna e bisogno di ascoltare le passioni che da quella interna o psichica provengono). Le peripezie di Harold Crick, il personaggio del film, sono le stesse dell’uomo novecentesco alle prese con il «disagio della civiltà» (Freud). Ma quanto le due dimensioni (che poi sono anche quelle del mito o del sogno e della storia) possono gradulamente integrarsi o, come troppo ottimisticamente si tende a dire, armonizzarsi? (E.A.]

Harold Crick, ispettore del servizio fiscale americano, ha una vita metodica scandita dal suo orologio digitale. La sua ossessività lo porta a contare tutto: dal numero dei colpi di spazzolino che dà ai denti, ai passi che compie fino alla fermata dell’autobus addentando la quotidiana mela. Ma un giorno, in bagno, durante i suoi maniacali conteggi, inizia a sentire una voce di donna che racconta momento per momento la sua quotidianità e a volte la anticipa con toni salaci e critici: è come una fastidiosa eco, un fantasmatico ‘specchio vocale’ che ‘riflette’ i suoi pensieri più intimi.
L’irruzione di una realtà ignota, una presenza che solo lui percepisce e di cui non capisce l’origine, lo inquieta al punto che non riesce a mantenere la sua abituale concentrazione, cosa che gli è indispensabile per il tipo di lavoro che fa e che assorbe tutte le sue energie. Continua la lettura di Vero come la finzione