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Su età che avanza e voler vivere

di Franco Nova

NON IGNORIAMO L’ETA’ CHE AVANZA
 
Quant’è bello esser giovani,
ce ne accorgiamo poche volte.
Una nube lontana ci insegue
proprio come la vecchiaia, ma
il nostro sguardo vaga altrove.
Pensiamo il futuro lontano,
una noia infinita aspettarlo,
arriverà e non ci interesserà.
Quale errore, o noi sciocchi!
Sentiremo il respiro mancarci
e imprecheremo alla sfortuna,
respingeremo la maledetta e
annasperemo senza risultato.
Prendiamo atto da ragazzi
di come saremo assai presto,
perché veloce scorre l’età;
un respiro profondo e ci siamo. 
Diventiamo saggi da subito,
volgiamo lo sguardo alla nube.
La vedremo vaporosa e limpida
che ci attende senza burrasca;
certo si allargherà e infine
spazierà per l’intero azzurro,
ma senza farci temere ciò
che nasconde oltre se stessa.  



  
 
VOLER VIVERE, IL MASSIMO DESIDERIO
 
Uomo malato, inguaribile,
che cura i suoi simili
senza dar loro speranza;
inutile ogni sforzo perché
il fuoco interiore s’è spento.
Vale la pena di vivere?
Senz’altro sì perché si vive
CON gli altri e non PER loro.
Si abbia il senso dell’uomo
pur se esso porta una pena.
Ci sono esseri di piena gioia
che si ravviva ogni istante;
l’animo nostro di fori zeppo
la riceve e intorno la sparge.
Lottiamo per vivere a lungo,
odiando sempre la morte.
Certo la becchina prevarrà,
ma non cancellerà in noi
l’ansioso senso della vita.
Questa avvolgeremo
nelle spire dell’amore,
che l’uomo senza speranza
non sente né conosce.
Stringiamoci come amanti
e gettiamo nel Buco Nero
i viventi per sola incuria.
La vita come ci sarà grata,
urleremo l’odio alla morte. 

Tre capitoli da “Giorni da vivere”

di Lidia Are Caverni

CAP. VIII
 
Arrivò giugno quasi d’un volo. Tina non aveva più unghie e fra poco si sarebbe mangiata anche le punte delle dita. Aveva ritrovato il piacere di studiare e per di più sentiva maturata in sé una volontà nuova che accresceva la capacità di organizzarsi e di approfondire.
La sua casa era diventata un tappeto di libri e di carte, non si preoccupava più di riordinare, le bastava pescare per ritrovare quanto le occorreva, a risistemare avrebbe pensato dopo, prima di partire.
L’isolamento in casa le dava l’esaltante percezione di dipendere esclusivamente da se stessa e rimaneva lunghe ore seduta a segnare appunti e coordinare.

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Da ” Un gallone di kerosene”

Edizioni Transeuropa 2019

di Henry Ariemma

 Erano lunghe figure i tuoi disegni,
 occhi ubriachi felici al sorriso
 aperto un mondo,  
 linee decise per motore
 al solo cuore, sguardo per carpire
 fermezze in mani arcobaleno... 
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Tutto ciò che denota benessere

 

di Alessandro Scuro

L’ambigua sinonimia stabilitasi tra tecnica e tecnologia è significativa dell’equivoci rapporti che l’uomo intrattiene oggi con entrambe. Il dominio onnipresente e totalizzante della tecnologia si fonda sulla convinzione che il miglioramento delle condizioni dell’umanità dipenda in maniera esclusiva dallo sviluppo incondizionato della tecnica, e che ogni altra forza, ogni altra facoltà e capacità umana sia pertanto subordinata a questo unico obiettivo. Laddove essa trionfa, le forze dell’immaginazione e altre facoltà che Mairena indicava come fondamentali dell’uomo (attenzione, concentrazione, contemplazione, speculazione…) perdono la loro influenza sui pensieri e sulle azioni degli uomini, e il loro intervento si rivela non solo irrilevante ai fini del progresso, ma addirittura controproducente o dannoso. Continua la lettura di Tutto ciò che denota benessere

In memoria di Carmencita

 

di Arnaldo Éderle

 

Il suo rosso cuore

Pettinatela bene
la barese del mare,
che lei ci teneva
ai suoi capelli ricci
di permanente,
ricci e rossi, il suo ultimo
perpetuo colore: rosso
come il suo dolce forte
cuore.

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Da «I luoghi i tempi le parole»

 

di Eugenio Grandinetti

Premessa

Potrei dare a questa raccolta il titolo “Ultime”, non perché essa comprenda le ultime poesie da me composte, ma perché è l’ultima che intendo pubblicare per adempiere a quello che io ritengo un mio dovere verso la società. Infatti io ritengo che tutti siamo debitori verso la società in cui viviamo perché il nostro modo di essere è determinato anche dai rapporti sociali in cui siamo implicati e quel che ognuno pensa o scrive non è solo opera sua ma è anche espressione dei desideri, dei comportamenti, delle aspirazioni e delle preoccupazioni della società in cui vive. Continua la lettura di Da «I luoghi i tempi le parole»

chemin

rumi

di Alain Rivière

à nous le chemin de plus en plus étroit
réduit même à presque rien par les violences
les bombes les cadavres de chaque jour
comme devenus les seules marques du temps

partout peur du corps peur des poèmes
et une étrange condition de vivre morts
au point de faire rouler des têtes d’hommes
sur un terrain de football abandonné

est-ce notre solitude sans fin à jamais
prise encore par des hurlements de rage
mais nous nous rappelons de Rumi qui sut aller
avec un amant vers le sable et le soleil

cammino

a noi il cammino sempre più stretto
ridotto fin quasi a niente dalle violenze
dalle bombe e dai cadaveri di ogni giorno
come divenuti le sole impronte del tempo

ovunque paura del corpo paura di poesie
e una strana condizione di vivere morti
tanto da far rotolare teste di uomini
su un terreno di calcio abbandonato

forse è la solitudine senza fine per sempre
presa ancora da terribili urli di rabbia
ma noi ci ricordiamo di Rumi* che seppe andare
con un amante verso la sabbia e il sole

– traduzione Alessio Lalli

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Dieci poesie

silenzi 2

di Alessandro Salvi

E’ un universo pieno di ombra e solitudine quello in cui Alessandro Salvi si aggira. La sua parola giunge come da un isolamento doloroso e comunica sofferenza e insofferenza. A volte urla, talora sussurra. Rari lampi di tenue chiarore di tanto in tanto interrompono il grigio.Con forza trattenuta i suoi versi sembrano voler chiedere un soccorso, senza troppa speranza, alla natura e agli uomini e, insieme, dare a tutti l’allerta per la sciagura incombente.[S.Dell’A.]

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