4 pensieri su “Dialogo surreale in riflessi d’acqua

  1. La veletta… la velatura, quel che mangiare, bere, dormire, fare sesso, riempiendo le giornate celano… e la scrittura, ancora oggi, lancinante, s-vela. L’ospite misteriosa è anonima e sostanzialmente di spalle, come le sue proposte sono ob-scenamente risibili. Ma tant’è: “Se comincio a chiamarmi amore mio/sono vecchia e amarmi mi conviene…”

  2. … comunque ricco e magnifico! Anche se non ho voglia di fare una analisi profonda, che pure meriterebbe.

  3. …bello il racconto di Rita, ma difficile da interpretare come trovare il bandolo in una matassa molto ingarbugliata o la direzione nell’ inquietante superficie dell’anello di Mobius, percio’ anche chi legge brancola nel buio, in un un buio ricco di suggestioni. Sono descritti molto bene due momenti diversi di intimità: i bambini che insieme, spaventati e pure euforici per spirito di avventura, cercano in boschi, ruscelli, anfratti e oscure periferie la misteriosa Sisina…figlia e madre che insieme scrutano il cielo per l’apparizione della prima impercettibile falce di luna crescente e connettersi con il futuro, misterioso e ancora pieno di promesse…L’intimità prosegue nei dialoghi tra la vecchia e austera visitatrice, velettata e dal portamento inossidabile, e la sua basita ospite. A tratti, pur scontrandosi duramente, nel loro dialogo emergono versi di grande bellezza e umanità, come perle conservate in uno scrigno…La anonima visitatrice, inizialmente ostile, quasi a lanciare accuse e rimproveri verso la sconcertata e irritata ospite, sembra in un secondo momento entrare con l’interlocutrice in una dimensione piu’ costruttiva, sollevando dubbi e domande, scandagliando l’animo sino alla consapevolezza di profonde solitudini e disincanti…cosi’ che al momento del commiato la signora perde il tono aggressivo, molto piu’ dimessa saluta con : “Ma non mi coinvolga piu’. Adieu” Si sono, per quanto possibile, chiarite?
    Qualcosa di positivo è rimasto in entrambe, credo…

  4. Il ritardo con cui rispondo ai graditi commenti di Cristiana e Annamaria è dovuto allo shock scatenato dalla guerra israelo-palestinese. Dove, accanto alle inumani tragedie e crudeltà che ogni conflitto porta con sé, si associa un pernicioso collasso del pensiero – nella sua funzione di connettere emotività e ragione – perchè viene soppiantato dalle partigianerie.
    Inoltre, non volevo togliere spazio distogliendo l’attenzione e la riflessione su quanto stava accadendo nel Medio Oriente con tutte le implicazioni a livello internazionale e strategico.
    Ma i commenti ricevuti a fronte del mio lavoro meritavano una risposta.
    Ringrazio dunque Cristiana perché, con la sua intuizione sulla “veletta” (sulla cui significatività, sinceramente, non avevo pensato) ha dato lo spunto per riflettere sul continuo processo di velamento e svelamento a cui siamo sottoposti nel rapportarci con il reale, sia esterno che interiore. E in cui la Poesia stessa è implicata al pari di tutte le narrazioni: copre e svela solo alcune angolazioni del reale.
    Perché è lei, la Poesia, la Signora senza età e il cui fascino può portare anche a perdizione e che si è sentita chiamata in causa dai miei versi con i quali ha aperto il contenzioso. E oggi ella stessa fa fatica a darsi un senso, una identità.
    Grazie anche ad Annamaria che, come al solito, utilizza la sua sensibilità per cogliere i momenti profondi di intime relazioni.
    I versi citati nel testo (piccola parte del nostro grande patrimonio poetico) vorrebbero sollecitare la memoria, perché, come scriveva Giorgio Mannacio, “se non c’è memoria non c’è Storia”

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