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Un’intervista a Rashid Khalidi

Composita solvantur . Letture e riflessioni sul conflitto Israele-palestinesi (4)

a cura di Ennio Abate

L’intervista, di cui – saltando le domande – riporto 25 miei stralci che ritengo significativi per i temi trattati, è intitolata: “Una situazione disperata che diventa sempre più disperata” ​. E’ comparda il 1 novembre 2023 sul blog FRAMMENTI VOCALI IN MO (qui), dove potete leggerla interamente purtroppo in una traduzione approssimativa. Khalidi espone le sue riflessioni (pessimistiche) sulla storia del conflitto israelo-palestinese e porta molti dati trascurati o ignorati dai media. Tratta il tema della Imprevedibilità dell’attacco di Hamas del 7 ottobre ma lo ritiene ben comprensibile alla luce delle scelte del governo israeliano (e in particolare di Netanyahu), che in questi ultimi decenni hanno visto un aumento del numero dei palestinesi uccisi in Cisgiordania, delle incursioni dei coloni, dei tentativi di organizzare il culto ebraico nell’Haram al-Sharif, intorno alla Moschea Aqsa. La sua tesi è cristallina: è avanzato a grandi passi un processo di pulizia etnica insopportabile per il popolo palestinese già provato da una lunga occupazione. Altrettanto chiaro gli appare l’intento da parte dello Stato di Israele, appoggiata dai paesi occidentali (in primis gli USA) e da alcuni paesi arabi (coi rispettivi media al seguito), di seppellire  per sempre “un orizzonte politico per i palestinesi” e di cancellare così la “questione palestinese”.  Khalidi non tace sulla crisi di Fatah e sulla corruzione  e assenza di strategia da parte di Abu Mazen e dell’Autorità Palestinese di Ramallah. Insiste pure sull’odio verso essa di molti palestinesi e sulla popolarità  che ha ottenuto Hamas in tutto il mondo arabo  dopo l’attacco del 7 ottobre. A suo parere, dopo l’Ucraina, anche gli eventi di Gaza delle ultime settimane accrescono il divario culturale tra gli occidentali, che si pensano ancora padroni del mondo e gli altri Paesi (Russia, India, Cina, Indonesia, Pakistan, Bangladesh, Brasile) che non li riconoscono più come tali. Infine, giudica il sionismo storico un progetto coloniale “arrivato troppo tardi” (Tony Judt) e anacronistico, ma non senza effetti reali che rendono al momento irresolubile la questione  di come si possa avere “uno stato ebraico a maggioranza sovrana in un paese a maggioranza araba”. E, pessimisticamente fa notare che: 1. anche i tanto applauditi accordi di Oslo (1993) voluti da Rabin in realtà prevedevano uno “Stato palestinese […] meno che sovrano; […]un frammento di un frammento della Palestina storica” ;  2.  le due soluzioni (Due popoli, due Stati; Uno Stato, due popoli), di cui si continua a discutere attualmente, sono sempre più impossibili, specie dopo tanto sangue versato e che ”continuerà ad essere versato”. Continua la lettura di Un’intervista a Rashid Khalidi

neppure i morti saranno al sicuro…

a cura di Samizdat

Ecco mi è tornata in mente:
“…neppure i morti saranno al sicuro dal nemico, se vince. E questo nemico non ha smesso di vincere”.
Era una frase di Walter Benjamin, il filosofo tedesco morto – pare – suicida per sfuggire alla cattura da parte dei nazisti, che avevano occupato la Francia dove si era rifugiato dalla Germania hitleriana.
Parole che possono far da titolo ancora oggi a questo video.

S’io fossi Gaza…(1)

Gerusalemme1

di Ennio Abate

Dal 10 al 31 luglio il post “Punti interrogativi” (qui) dedicato agli eventi di Gaza ha ricevuto  più di 180 commenti. Abbiamo accompagnato la tragica vicenda come abbiamo potuto: con poesie, riflessioni a caldo, dialogando e, a volte, polemizzando. Ho anche segnalato analisi e appelli di vario orientamento politico. E chi ha ritenuto giusto firmarli l’ha fatto. Le bombe continuano a cadere e ad ammazzare. Le diplomazie fanno i loro giochi sporchi e puliti. I mass media a informare e disinformare. La gente e gli intellettuali a tacere. Noi come singoli possiamo solo continuare a riflettere, scrivere, eventualmente manifestare. Ma mi pare anche ora di rivedere, ciascuno per conto suo, quanto si è detto e scritto in questi venti giorni. O anche prima, in altre occasioni, perché il conflitto tra israeliani e palestinesi ha una lunga storia. Dagli spunti dei 183 commenti e da altre letture ricaverò i pezzi di un mio personale “riordinadiario” che pubblicherò mano mano. Altri eventuali contributi, che abbiano Gaza come tema  di partenza, verranno – spero – da quanti non si rassegnano di fronte al non senso della storia. [E.A.] Continua la lettura di S’io fossi Gaza…(1)