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Le lucciole

di Angelo Australi

Il tratto di strada tra la chiesa e il punto dove catturavo le lucciole insieme a Dario si percorreva in una manciata di minuti. Tutto si svolgeva nella campagna ai bordi del paese, e il sentiero che tagliava in due la distesa di grano terminava proprio nella piazzetta dove c’era la villa padronale e poco distante la chiesa. Il palazzo signorile era contornato da alcune case costruite molto di recente: piccole abitazioni a un piano, con il giardino sul davanti e su di un lato il garage. Dietro questa pattuglia di abitazioni spuntava un grande olmo che nascondeva in parte la facciata dell’antica pieve romanica. All’orizzonte di quel panorama celato dall’albero gigantesco e dalla facciata della chiesa spuntava l’angolo di un piccolo cimitero, ma il suo bagliore era così modesto che si confondeva all’istante nel profondo buio delle colline. Continua la lettura di Le lucciole

Monster of cruelty

Ratto-di-Proserpina-particolare
Bernini, Ratto di Proserpina, particolare

di Arnaldo Èderle

 

Oh quanto, quanto amore
Io, monster of cruelty, io che
presi la tua anima che rubai
la tua dolce anima e oscurai
il tuo bel corpo e lo avvinghiai
dentro il mio, io che te lo rubai
ladro senza peccato né colpa. Continua la lettura di Monster of cruelty

La sparizione

sparizione b

di Giorgio Mannacio con poesie da “Incablox” di Alfeo Bertin (1930 – 1972) in appendice

Riproponiamo questo racconto di Giorgio Mannacio, già pubblicato sulla rivista Confini nel lontano settembre 2001.  Fa riferimento ad un suo amico poeta suicida e dimenticato, Alfeo Bertin, di cui  pubblichiamo in appendice alcune poesie. Ed è un intelligente omaggio postumo, tutto giocato linguisticamente su una leggerezza paradossale e perfino elegante, che  lascia ancora più intravvedere  il torbido e la fragilità di un’esistenza d’artista emblematicamente romantica in una Milano anni Sessanta, di cui indirettamente e senza quasi nominarla si coglie  la calcolata durezza . [E. A.]

*

[Premessa. Un giorno di giugno del 1972 il mare di Viareggio restituì alla terra le spoglie vestite di Alfeo Bertin. Era nato in Toscana nel 1930. Fu pittore, poeta ed uomo di lettere. Sapeva molte lingue tra cui il russo (probabilmente studiato da autodidatta). Negli anni ’60 visse a Milano; collaborò con Il Verri prevalentemente come traduttore, attività dalla quale traeva i mezzi per vivere. Frequentò qualche pittore (tra i quali Piero Manzoni). Buttato fuori di casa dalla moglie (come descritto con qualche aggiunta di fantasia nel mio racconto), girovagò in varie pensioni intorno a corso Buenos Ayres. Ci frequentammo per qualche anno, scambiandoci soprattutto idee. Stava scrivendo un romanzo di cui non mi fece leggere mai nulla. Generosamente presentò a Vittorini alcuni miei versi satirici pubblicati poi su Il Caffè. Sparì ad un tratto lasciandomi recapiti postali mai raggiunti dalle mie lettere. Probabilmente fu ricoverato anche nel famoso Manicomio di Maggiano (LU) di cui parla Tobino.   Solo a distanza di molti anni ho saputo della sua tragica fine. Non sapeva nuotare. Amici viareggini – tra i quali l’architetto Giorgio Polleschi – hanno raccolto le sue poesie  in un libricino intitolato Incablox (Ed. Luci del Porto, Viareggio,1999). [G.M.] Continua la lettura di La sparizione