di Rita Simonitto Continua la lettura di Il “fine dicitore”
Archivi tag: spettacolo
A proposito di scuola
di Gualtiero Via
[A proposito soprattutto di scuola (e anche di comunicazione e cultura, più in generale). Pubblico una mia considerazione di poco meno di due anni fa. Temo che sia più attuale ancora oggi, e che sarà meno facile porre argine alle derive di banalizzazione (o peggio) in atto. Spero di essere smentito]
Continua la lettura di A proposito di scuolaIerogamia fallita
da “Morfeologie”, Iod edizioni 2019
di Stefano Taccone
Pubblico uno dei 12 brevi racconti che compongono “Morfeologie” di Stefano Taccone. Il titolo del libro richiama la figura di Morfeo, la divinità del sonno e dei sogni, il cui nome in greco indica anche il concetto di forma. Il racconto scelto sembra fondato su un onirismo che manipola con ironia i miti inserendovi (metamorfosando, bisognerebbe forse dire) inquietudini e problemi d’oggi . [E. A.]
Solo, in una terra sconfinata e stranamente rigogliosa, che ci faccio? Appena un po’ più in alto, su di un leggero declivio, in tempo e luogo adatto per assistere, senza essere visto, a un evento meraviglioso. Le viscere della terra si stanno aprendo per partorire una giovane donna: alta, snella, formosa, in terreno massiccio, ma leggermente umido, e con una cascata di densa edera per capigliatura; terreno fertilissimo insomma, ché se si coltivasse su di lei spunterebbe immediatamente qualsiasi cosa, o forse crescerebbero tranquillamente erbe spontanee, se solo lei non si diserbasse come una donna in carne e ossa si depila.
Continua la lettura di Ierogamia fallitaSugli «inediti 1986-2016» di Leopoldo Attolico
di Ennio Abate
Ho letto e riletto questi «Inediti 1986- 2016» (qui) con in mente il pensiero che coprono un trentennio di stagnazione e involuzione del Paese in cui viviamo. E li ho poi riordinati lungo una linea che parte dai suoi temi più generali per giungere a quelli più particolari o locali o intimi. Forzando, dunque, l’ordine espositivo forse più casuale che l’autore in un primo momento gli ha dato. La mia potrebbe sembrare scelta arbitraria di un lettore tendenzioso. E non la voglio suggerire o imporre a nessuno. Eppure, così facendo, a me pare di cogliere con più chiarezza che Attolico, pur nella costanza del tratto lirico-ironico del suo complessivo lavoro poetico, qui riveli un’oscillazione significativa, perché non è solo sua ma di molti poeti oggi ancora operanti. Anticipando la mia tesi, a me pare che in questi inediti Attolico si ritiri nella difesa di un io intimo e della sua autenticità offesa. Lo fa ironizzando (soprattutto nei confronti di alcuni letterati di fama, a cui troppo ha guardato) e autoironizzando; ma in alcuni componimenti, che poi indicherò, si toglie il suo abito palazzeschiano e svela un accenno di noi epico-politico, fondamentalmente cristiano e anticlericale, che me lo rende fraterno e più vicino ai discorsi sulla poesia esodante, che ho tentato negli ultimi anni. Continua la lettura di Sugli «inediti 1986-2016» di Leopoldo Attolico
Il terzo film
di Alessandra Pavani
Immaginate una larga cornice rettangolare, come lo schermo di un cinema. Immaginate che sia una finestra spalancata, da cui entrano la luce e l’aria. Non si può chiuderla, altrimenti si morirebbe soffocati, nelle tenebre più fitte, anzi, non si nascerebbe nemmeno. D’altra parte è collocata troppo in alto. Ma a voi che cosa importa? È sempre stata così, a nessuno è mai venuto in mente di arrampicarsi fin lassù per vedere oltre. Tanto non è veramente una finestra. Capita perfino che vi dimentichiate della sua esistenza. Ma poi accade qualcosa. Un giorno commettete un errore. Non un errore qualsiasi, però. Tutti sbagliamo, a questo mondo, e sappiamo che alcuni dei nostri sbagli comportano determinate conseguenze. Ebbene, l’errore che avete appena commesso vi costa un castigo oltremodo bizzarro: in qualche maniera vi portano all’altezza di quella cornice rettangolare, vi incatenano, e vi costringono ad affacciarvi e a guardare per bene al di là della finestra. E lì, sotto i vostri occhi, dispiegata come un’immensa carta geografica, vi appare la vostra mente, il vostro cervello, con tutti i suoi più segreti recessi illuminati senza pietà da un faretto di scena. Immaginate una cosa simile. Non avreste paura di precipitare? Non precipitereste dentro voi stessi? Continua la lettura di Il terzo film
Il felino finale
di Giorgio Mannacio
Un franc, un franc s’il vous plait. Il petulante saltimbanco ci offrì, in cambio, un allegro cartoncino listato a lutto. Con enfasi tutta francese prometteva brividi ed emozioni . A pagamento , si intende. Una cifra modestissima per uno spettacolo come Azhote di Renè de Obaldia. Continua la lettura di Il felino finale