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Louis Althusser: «Filosofia per non filosofi»

LETTURE IN QUARANTENA (3)

di Donato Salzarulo

  1. Un manuale per non filosofi

La filosofia non appartiene ai professori di filosofia. Tutti gli uomini sono filosofi. Lo diceva Gramsci, Lenin e anche Diderot. Adolescente, ho imparato questa verità sui Quaderni dal carcere e non l’ho dimenticata più. È ovvio che non sarà la filosofia di un Platone o di un Aristotele, di un Kant o di un Hegel. Non sarà neanche quella di un professore. Si tratta di una filosofia “naturale”, di un modo di “vedere le cose” sull’origine del mondo, ad esempio, o sulla morte, sulla sofferenza, sulla politica, l’arte, la religione. È una filosofia che serve al singolo da orientamento per la propria esistenza. Combina un certo sapere (più o meno fondato) sulla necessità delle cose con un suo certo modo di servirsene nei vari momenti della vita, cioè con una certa saggezza. Per dirla col filosofo statunitense Wilfrid Sellars: «capire come le cose, nel senso più ampio possibile del termine, stanno insieme, nel senso più ampio possibile del termine» e comportarsi di conseguenza.

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Di Zanzotto e di Fortini. Contro la società verticale.

verticale

di Velio Abati

Riprendo tempestivamente dalla rubrica “Mattinale” del sito di Velio Abati (qui) questo importante e calibratissimo scritto critico.  Sollecitato dal testo di Zanzotto su Fortini del 1995 ripubblicato su LA PRESENZA DI ERATO (qui) e da me già commentato (qui), ne approfondisce ben oltre l’occasionalità le implicazioni meno evidenti. Considero questo  saggio un esempio vivo e incoraggiante di quella tenace continuità con un grado altissimo di comprensione critica della poesia e della storia raggiunto da quei due autori del secondo Novecento. Come nota Abati, «il bla bla soffocante dei nostri giorni» e la «neo-lingua angloamericana» hanno spinto in basso e ai margini quel loro sapere che chiamerei senza perplessità “poetico-storico”, aggravando paurosamente la «“disgregazione italiana”» che ci impedisce di ragionare e agire conseguentemente. E cioè di recuperare o ridisegnare «un orizzonte di senso che sappia riconnettere le parti del vivere comune e ne mostri la verità storica ». [E.A.]
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