Archivi tag: passato

Verso il 25 aprile. Segnalazioni

di Donato Salzarulo

«Il dono di riattizzare nel passato la scintilla della speranza è presente solo in quello storico che è compenetrato dall’idea che neppure i morti saranno al sicuro dal nemico, se vince. E questo nemico non ha smesso di vincere.»

                                  (W. Benjamin, Sul concetto di storia)

 1.- Il 6 Aprile 2021 è stato pubblicato sul sito dell’Istituto nazionale Ferruccio Parri (www.reteparri.it) un appello, sottoscritto da più di cento storici e studiosi, «per un riconoscimento ufficiale dei crimini fascisti in occasione dell’ottantesimo anniversario dell’invasione della Jugoslavia da parte dell’esercito italiano». Continua la lettura di Verso il 25 aprile. Segnalazioni

Per Grandinetti

di Ennio Abate

Queste tre poesie hanno per tema il legame profondo con un amico meridionale, insegnante, poeta e compagno. Alludono a argomenti presenti nelle conversazioni con lui (e sua moglie Franca) in quegli anni. Stabiliscono analogie immaginarie con un autore (Galeazzo di Tarsia), da lui amato e studiato. Ruminano sui non detti delle conversazioni che avemmo allora. Scavano nelle tensioni sull’amicizia, che la malattia – ambigua sorellastra, non si sa se più della storia o della natura – produce nei corpi e nelle menti, incalzandoci con la paura dalla morte. La terza poesia è accompagnata dal dettaglio di un mio disegno, del 1990, a carboncino, dove mi era parso e ancora mi pare fossero venuti fuori i tratti del volto sofferente di Eugenio, avvolto in un nero psichico mortuario, che in quegli stessi anni, per altri motivi, pesava anche su di me (perciò il titolo). Per questa pubblicazione ho appena ritoccato in qualche punto i testi, tratti dal mio Diario. Seguirà un mio ricordo di Grandinetti in prosa, che forse chiarirà meglio il contesto quotidiano e storico in cui i versi nacquero. [E. A.]

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Varie

Riordinadiario (1980 – 2010)

di Ennio Abate

1980

Taccuino di un militante. (Leggendo).

Sono passato dalla lettura de L’idiota della famiglia di Sartre a questi saggi di Tronti Soggetti crisi potere (Cappelli editore, 1980).  Anche se ora sono fuori da ogni partito politico, continuo ad insistere in studi che con politica hanno a che fare. So che c’è uno squilibrio nelle mie ricerche, perché mi muovo tra saggi Continua la lettura di Varie

Gli scemi del villaggio

di Alesssandro Scuro

Sul finire del millennio passato, sulla TV italiana, circolava una campagna pubblicitaria a favore dell’alfabetizzazione informatica. Nelle immagini, una pecora sfuggita dal gregge viene rincorsa con un gran baccano, fin nella stalla, dal suo giovane e goffo pastore, che la sorpende alle prese con quello che, a distanza di vent’anni, appare come un modello decisamente antiquato di computer. Il pastore afferra allora l’animale e finge di tosarlo con il mouse, fino aquandolo schermo, animato da una faccia a mappamondo, lo interpella divertito divertito: «Ehi, e tu chi sei!? Lo scemo del villaggio globale?» Continua la lettura di Gli scemi del villaggio

Natalizie 2017

L’anno scorso a Natale pubblicammo tre testi di Pasquale Balestriere, Giorgio Mannacio e Armando Tagliavento (qui). Quest’anno è la volta di Virginia Arici, che propone una riflessione su una tregua natalizia   decisa da inglesi e tedeschi nelle trincee del fronte occidentale  durante la Grande Guerra attraverso la memoria di Robert Graves; e di Giulio Toffoli, che ci presenta il suo Tonto affascinato, malgrado il dichiarato agnosticismo, dal silenzio musicale di un’antica chiesa e dal presepio, in cui vede una aurorale affermarsi del blochiano Principio Speranza. Tenace resta anche a Natale la sua grinta polemica  che si volge contro il  (soave) filisteismo di un intrattenitore televisivo e contro il capitalismo  (« il nemico mortale dei valori di cui il natale è espressione archetipica è il capitale»). Sbilanciandosi però, a me pare, verso una difesa troppo rigida del concetto di identità. [E. A.] Continua la lettura di Natalizie 2017

Il Tonto, il referendum e i giovani

Dialogando con il Tonto (17)

 

di Giulio Toffoli

Ritrovo il mio amico, insolitamente affaticato, davanti alla Rotonda.
Entriamo, ci sediamo su una panca, poi a bassa voce gli dico:
“Tonto, come mai non ti sei più fatto sentire?”
“Colpa del referendum” mi risponde.
Lo guardo stupito e allora aggiunge: “Domenica scorsa è stata una giornata piuttosto faticosa, in pratica quasi venti ore e quando sono arrivato a casa ho dovuto smaltire …”.
“Che cosa? – gli chiedo – Forse i risultati …”. Continua la lettura di Il Tonto, il referendum e i giovani

Il terzo film

di Alessandra Pavani

 

 

       Immaginate una larga cornice rettangolare, come lo schermo di un cinema. Immaginate che sia una finestra spalancata, da cui entrano la luce e l’aria. Non si può chiuderla, altrimenti si morirebbe soffocati, nelle tenebre più fitte, anzi, non si nascerebbe nemmeno. D’altra parte è collocata troppo in alto. Ma a voi che cosa importa? È sempre stata così, a nessuno è mai venuto in mente di arrampicarsi fin lassù per vedere oltre. Tanto non è veramente una finestra. Capita perfino che vi dimentichiate della sua esistenza. Ma poi accade qualcosa. Un giorno commettete un errore. Non un errore qualsiasi, però. Tutti sbagliamo, a questo mondo, e sappiamo che alcuni dei nostri sbagli comportano determinate conseguenze. Ebbene, l’errore che avete appena commesso vi costa un castigo oltremodo bizzarro: in qualche maniera vi portano all’altezza di quella cornice rettangolare, vi incatenano, e vi costringono ad affacciarvi e a guardare per bene al di là della finestra. E lì, sotto i vostri occhi, dispiegata come un’immensa carta geografica, vi appare la vostra mente, il vostro cervello, con tutti i suoi più segreti recessi illuminati senza pietà da un faretto di scena. Immaginate una cosa simile. Non avreste paura di precipitare? Non precipitereste dentro voi stessi? Continua la lettura di Il terzo film

L’ultima sei tu

Marino Marini, Pomona 1949

di Arnaldo     Ėderle

A Nella-Tommasina De Ruvo

 

Che l’ultima sia tu!
Un bel bacio odioso mi posasti
sulle labbra alla fine d’uno sterile
abbraccio, mia cara carissima, e sulle
labbra rimase appiccicato con
uno strano sapore quasi amaro e così
rimase per tre anni filati fin quando,
rovinato dall’usura, piano piano
scomparve e al posto suo comparve
un dolcissimo sapore di fragole
còlto nel suo orgoglio di zucchero
come in un saporito dolcetto in
una manciata d’amore filato. Continua la lettura di L’ultima sei tu

Poesie e Paroleggiando mestamente

di Rita Simonitto

…Orfeo fu a incominciare…

… e noi s’andava come per mannelle
lasciate o sottratte dalla falce
all’ostrica terra che giù ingoia
nelle viscere profonde i semi
come ha sempre fatto d’ogni cosa
lasciandone polvere su polvere. Continua la lettura di Poesie e Paroleggiando mestamente