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Toh, ottuso e cieco Parlamento Europeo!

Michele Turi, Taranto 1.3.1914 – Cologno Monzese 23.6.1986

Di questo operaio immigrato e anarchico-comunista che appare nella foto ho scritto in un inedito “Proletari a Colognom” narrando della nascita nel 1969 del Gruppo Operai e studenti:

 Mio suocero, Michele Turi, era operaio in non so più quale fabbrichetta. Ci aveva lavorato all’inizio anche Rosa, sua figlia, e ancora, di tanto in tanto, portava del lavoro da fare a casa. Togliere la sbavatura dai tappi di plastica. Ci si metteva attorno al tavolo grandi e piccoli e si faceva, gareggiando, qualche oretta di lavoro prima di apparecchiare per la cena. Un giorno Michele aveva voluto farmi conoscere alcuni operai della Siae. Erano giovani.Avevano sentito parlare del movimento degli studenti dell’anno prima. Volevano sapere perché gli studenti occupavano le università, beffeggiavano i professori, si scontravano con la polizia e parlavano di rivoluzione.[...]

Qui sotto, invece, pubblico il discorso (non è una poesia, gli a capo mi servirono per dare le pause alla voce) che lessi il 24 giugno 1986 al suo funerale. E’ questa vita operaia semplice, amara e coraggiosa, simile a quella di migliaia di altri operai che hanno partecipato alle lotte sociali e politiche di questo Paese con la speranza di mutarlo e migliorarlo, che vorrei sventolare indignato – da qui il titolo polemico – sotto il muso dei cancellatori della memoria (tra cui persino l’ex sindaco di centrosinistra di Milano Giuliano Pisapia), che il 19 settembre 2019 hanno approvato al Parlamento Europeo di Bruxelles una risoluzione subdola e infame. Essa non solo liquida qualsiasi differenza tra fascismo/nazismo e comunismo ma pretende una “memoria condivisa” tra oppressori e oppressi; ed occulta e azzera proprio esperienze di vita come questa. E ce ne sono tante altre, di cui per stanchezza o disperazione, in questi anni di stordimento, ci siamo dimenticati. Esse contengono ancora quegli spunti di comunismo, che i dominatori di oggi hanno seppellito sotto montagne di menzogne e malefatte. Anche – è bene ricordarlo – con la complicità di chi a sinistra gli ha arato il terreno. [E. A.]

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Su “L’adatto vocabolario di ogni specie” di Alessandro Silva

Illustrazione di Giovanni Munari

di Luigi Paraboschi

La storia del cammino dell’umanità ( non solo nel nostro paese ) è ricca di esempi di disastri ecologici. Da Seveso a Casalmonferrato, da Cernobil a Fukuyama, per citare quelli più noti, ogni tanto il mondo si è imbattuto in qualche strage dovuta al prezzo da pagare al progresso, ma il disastro di Taranto ed in particolare al quartiere Tamburi vicinissimo a quella che un tempo di chiamava Italsider e successivamente  Ilva, è qualcosa che si avvicina moltissimo allo sterminio di massa della popolazione condotto in modo silenzioso e che si  è perpetrato negli anni.

Ogni tanto i giornali ne riparlano. In questi giorni sta succedendo. Pare che finalmente i cosi detti “ saggi “ ( i commissari addetti al salvataggio dell’azienda in questione ) abbiamo valutato le varie offerte pervenute e deciso di assegnare la fabbrica, commissariata dal 2013 , alla cordata Arcelor Mittal-Marcegaglia per l’ammontare di 1,800 miliardi. Continua la lettura di Su “L’adatto vocabolario di ogni specie” di Alessandro Silva

Esercizi di poesia nelle pieghe della quotidianità

saba e quotiadanità

Non è svalutativo il titolo sotto il quale raccolgo alcuni dei testi inviatimi negli ultimi tempi da amici/che del giro di “Poliscritture”. Da una parte mi pare ancora necessario rendere conto almeno di tanto in tanto su questo sito, come feci in passato ai tempi del “Laboratorio Moltinpoesia” (2006-2012), delle tante e disperse ricerche individuali che testardamente insistono a oltrepassare, spostare o allargare i “confini della poesia”. Dall’altra, pur simpatizzando con questo  caotico “contrabbando” tra i territori della poesia e della non poesia, sempre instabili e di difficile definizione, mi pare che continui a mancare o è del tutto insufficiente l’indispensabile lavoro critico sui tantissimi testi prodotti e pubblicati (in cartaceo e ora soprattutto sul Web) e letti (distrattamente) da un pubblico di bocca buona che, non avendo più criteri validi per distinguere, ragionando e faticando, tra poesia e non poesia, consuma di tutto e tutti per qualche minuto applaude. Secondo me non resta,  per ora, che mantenere la porta aperta al “contrabbando” senza però mai rinunciare al lavoro critico, fosse pure quello minimo che si può e si deve fare  negli spazi commenti di questo sito. [E. A.] Continua la lettura di Esercizi di poesia nelle pieghe della quotidianità