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Su “Per ordine di verso” di Rita Simonitto

di Ennio Abate

1.

Ho letto questo libro partendo dalla Nota dell’autore posta alla fine, dove Rita espone la genesi della sua poesia. Che – scrive – è ricomposizione di “frammenti di storie” o di “esperienze private” in “una storia unica” secondo un “ordine” (o forma) che è quello imposto dai versi. Da qui il titolo, che – precisa – non corrisponde, di per sé, ad un “ordine di senso”. Eppure la bella foto di copertina riempita di foglie macerate sì ma di colori intensi su uno sfondo nero cupo – un riferimento alla canzone “Les feuilles mortes “ del 1946? – è più di un suggerimento. Con una metafora, che è anche un omaggio al mondo contadino della sua infanzia, Rita paragona le quattro sezioni del suo libro a “fasci di mannelle” e il lettore è invitato a scegliere singole spighe-poesie avendo riguardo per l’”insieme”.

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Da “Clinamen”

Massimo Kaufmann, Clinamen, 2017

 

di Alberto Tomiolo

 

SENECTUS IPSA MALUS

Urtante è la Vecchiaia, offensiva.

Sradica deliberatamente i fittoni più profondi
rende pieghevole il braccio robusto
e la mano che lievemente accarezzava
ghermisce ora, rapace, gli ultimi brandelli delle cose
e le gambe non raggiungono, se non a fatica,
quel recinto del giardino che
è già tutto il tuo immaginato proseguire.

Così, il mondo cui davi forma si frantuma,
oggi-un-pezzo/un-pezzo-domani,
disossando fino allo smembramento quello che è,
e come tale non appariva,
un castello di carte vagamente taroccate.

A stento la filantropica ragione può mitigare tanto strazio. Continua la lettura di Da “Clinamen”

Esercizi di poesia nelle pieghe della quotidianità

saba e quotiadanità

Non è svalutativo il titolo sotto il quale raccolgo alcuni dei testi inviatimi negli ultimi tempi da amici/che del giro di “Poliscritture”. Da una parte mi pare ancora necessario rendere conto almeno di tanto in tanto su questo sito, come feci in passato ai tempi del “Laboratorio Moltinpoesia” (2006-2012), delle tante e disperse ricerche individuali che testardamente insistono a oltrepassare, spostare o allargare i “confini della poesia”. Dall’altra, pur simpatizzando con questo  caotico “contrabbando” tra i territori della poesia e della non poesia, sempre instabili e di difficile definizione, mi pare che continui a mancare o è del tutto insufficiente l’indispensabile lavoro critico sui tantissimi testi prodotti e pubblicati (in cartaceo e ora soprattutto sul Web) e letti (distrattamente) da un pubblico di bocca buona che, non avendo più criteri validi per distinguere, ragionando e faticando, tra poesia e non poesia, consuma di tutto e tutti per qualche minuto applaude. Secondo me non resta,  per ora, che mantenere la porta aperta al “contrabbando” senza però mai rinunciare al lavoro critico, fosse pure quello minimo che si può e si deve fare  negli spazi commenti di questo sito. [E. A.] Continua la lettura di Esercizi di poesia nelle pieghe della quotidianità