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La distruzione del sapere

di Ezio Partesana con una nota di Ennio Abate

Riprendo da Etica e politica questo saggio di Ezio Partesana e aggiungo alcune mie considerazione in appendice. [E. A.]

Si può odiare con tutto il cuore una verità anche quando non c’è nulla da fare. La sentenza di una grave malattia, le distruzioni causate da un terremoto o la somma degli anni vissuti quando si arriva alla fine, non hanno un nemico contro il quale ci si possa scagliare; si bestemmia contro il fato o la vita, ma è un modo di fare, non una risposta. Quel che è accaduto non è colpa di nessuno, non c’è rimedio e si muore comunque.
Qualche volta usciamo da noi stessi e il male subìto si trasforma, si vorrebbe trasformato, in buona azione: In nome del padre o della figlia ci diamo da fare affinché la stessa sorte non tocchi a altri o almeno ci si prepari a renderla più lieve. Non c’è motivo di sorridere di questo conforto, anche la rivolta contro l’inevitabile è un principio di speranza: sotto i terremoti ci sono le case e gli anni non sono tutti uguali, ma non basta.

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Trockij, Kronštadt e la violenza politica

Riprendo da un post di POLISCRITTURE SU FB (qui) uno scambio di opinioni, in particolare tra me e Luca Ferrieri, sulla violenza nella lotta politica. L’occasione è venuta dalla segnalazione di un ricordo di Trockij da parte dello storico David Bidussa sulla rivista on line STATI GENERALI nell’anniversario della sua uccisione. I brani tratti dal capitolo “Kronštadt, il “punto 7″ e la Nep. Democrazia e rivoluzione” della “Storia del comunismo” di Luigi Cortesi (2010), a cui sono risalito, dovrebbero aiutare ad approfondire la questione. [E. A.]  

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Appunti politici (15): Sinceramente

 

di Ennio Abate

Ai miei interlocutori in questo scambio su POLISCRITTURE FACEBOOK (qui)
e in difesa della verità quando sembra (o è) detta «con le parole dell’errore»
[1].

Non mi travesto da geopolitico, da storico o da politologo, ma col senno di poi vi pongo due domande: – quale altra soluzione sarebbe stata possibile alla crisi vissuta dal movimento e dalle neo-organizzazioni politiche (“nuova sinistra”, “sinistra rivoluzionaria”, “neocomuniste”) che a partire dal ’68-‘69 agirono in Italia per tutti gli anni ‘70; – le spinte in quegli anni ad usare la violenza nella ricerca di una soluzione erano (almeno in parte) endogene ai soggetti sociali e a quelli statuali (e parastatuali) che allora si mossero o del tutto esterne e immaginarie? Continua la lettura di Appunti politici (15): Sinceramente