Archivi tag: Prima guerra mondiale

La medaglia

di Angelo Australi 

Quella mattina Spartaco era stato svegliato da un brano di lirica trasmesso alla radio. Intorpidito dal risveglio aveva guardato verso la finestra, dove le fessure regolari dell’avvolgibile trasmettevano il passaggio di piccoli granelli di luce in un soffitto che risplendeva di nuove costellazioni. Certi giorni si divertiva a visitare quei piccoli punti luminosi con la fantasia, perché immaginare di dare un nome alle figure astratte composte dalla natura sul soffitto ampliava l’ottimismo della giornata, era un po’ come giocare a scommettere sulle sorprese che ci sarebbero state per contrastare la noia. Però aveva ancora sonno e non riusciva a pensare perché il volume della musica era così alto che neppure un sordo avrebbe coltivato i suoi pensieri in santa pace. Non era tardi, altrimenti il frastuono del traffico sulla strada sarebbe stato più intenso e frenetico. Si ricordò che era domenica, che quindi non andava a scuola. Stropicciò gli occhi e sbadigliò piagnucolando come un lupo. Di solito nei giorni di festa sua madre lo lasciava dormire più a lungo perché non c’era scuola, ma quando alla fine si alzò sentì il pavimento vibrare per l’alto volume della musica, un po’ le stesse oscillazioni di quando passava il treno, imprevedibili ma costanti, da farti immaginare uno smottamento di terra proprio alle fondamenta della casa. Continua la lettura di La medaglia

Mìneche

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Contadino 1978

di Ennio Abate

Di Mìneche ho già detto nel 2015 qui; e vorrei ricordare la bella analisi che Rita Simonitto, conoscitrice dei miti e con la sua sensibilità di psicanalista, vi dedicò. In quelle due poesie colse l’importanza della relazione tra il dialetto («madrelingua») e italiano («lingua seconda») e «un intendimento di dialogo tra possibili figure ‘materne’ e figure ‘paterne’, un tentativo di confronto tra questi personaggi che si muovono nell’interiorità del poeta», oltre alla «relazione conflittuale tra il poeta e la figura paterna e il vissuto di un tradimento che rende l’animo esacerbato». Nei commenti che seguirono, parlammo di riferimenti mitici (l’albero del fico sacro a Dioniso, gli agrumi sacri alle ninfe) e storici (l’8 settembre del 1943, il femminismo degli anni ‘70), ed emersero gli echi profondi del tema della figura paterna anche nelle riflessioni di quanti intervennero.

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Dalle tentazioni di Fiano al Fascismo “eterno”

Dialogando con il Tonto (14)

di Giulio Toffoli

L’Ur- Fascismo al  Tonto è andato proprio di traverso e, malgrado il caldo ormai d’agosto, passa al contrattacco. La discussione   aperta dal suo  precedente  articolo (qui) può ben proseguire ( ma non obbligatoriamente) dal riepilogo che ne fa in questo post. [E. A.]

Lo vedo arrivare verso di me, gesticola vistosamente, sembra fin invasato. Sono i primi giorni di agosto e più che di caldo si deve parlare di una vera e propria canicola. Mi sono seduto al solito bar Repubblica in piazza Vittoria, una bella crasi storica della storia di questo paese nel XX secolo. Continua la lettura di Dalle tentazioni di Fiano al Fascismo “eterno”

Date a Sagredo quel che é di Sagredo

valery-konevin.-autoritratto.-1921

di Ennio Abate

Diciamolo di botto mentre il vespaio comincerà a ronzare. La poesia di Antonio Sagredo affonda le sue radici nelle Puglie e nel mondo che una volta si chiamava Est europeo e si muove nella potente Tradizione delle avanguardie novecentesche.
Sagredo, anche quando parla di certi poeti, è come se continuasse a parlare di sé. Vuoi perché li conosce a fondo e ne ha assimilato in pieno la lezione, condividendola senza riserve. Vuoi perché la sua scelta di campo poetico è assoluta e nettamente manichea. Vuoi perché ha mirato a costruirsi una identità unitaria e statuaria, chiusa all’altro da sé, ricorrendo – ma anche questo atteggiamento o posa attoriale o postura intellettuale sdegnosa  gli viene un po’ da quella Tradizione – alla mitizzazione di se stesso come Poeta assoluto. Continua la lettura di Date a Sagredo quel che é di Sagredo