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Maria Grazia Meriggi, Danilo Montaldi: militante politico, ricercatore originale

in «Lasciare un segno nella vita. Danilo Montaldi e il Novecento»
a cura di Goffredo Fofi e Mariuccia Salvati (2)

 

di Ennio Abate

Concordo con due importanti sottolineature di questo saggio di Maria Grazia Meriggi:
1. Montaldi irriducibile alle analisi del neomarxismo anni Sessanta/Settanta (pag. 175). La sua visione più plurale della classe (qui echi della lezione di Stefano Merli) e la concretezza del legame con Cremona e i “gruppi locali” di «Unità proletaria» (1957-1966) e Karl Marx (1967- 1975) lo tennero a distanza critica dal “settarismo/patriottismo” dei gruppi “fondatori” del “nuovo” partito rivoluzionario. Gli conservarono, cioè, sguardo plurale e capacità di ricerca sul plurale della classe («più che “classe operaia”»). Fino al progetto della sua ultima ricerca «in un rapporto soprattutto personale, non con un gruppo politico ad esclusione di altri, ma con alcuni militanti di alcune organizzazioni», troncata dalla morte ( pag. 181).
2. «Livornismo» (Cortesi) di Montaldi e, perciò, leninismo “pulito” o “elementare” più che bordighismo tendente all’ortodossia e alla logica ferrea ma astratta (pag. 175). O – ben detto – «rigore del comunista di sinistra» e originale creatività del suo lavoro di ricercatore ( pag. 183). Per cui la sua innegabile tensione minoritaria (dovuta alla sua formazione giovanile a contatto coi “vecchi compagni”) è capace di espansioni feconde.
Da qui: – la differenza rispetto a Pasolini (pag. 177) del suo “ascolto” (sempre di carattere politico e mai “estetizzante”) dei “marginali”; – la sua tenacia duttile a non separare «centralità dell’individuo» e «liberazione collettiva», “io” e “noi”, centro e periferia, Marx e Simone Weil, le «figure bronzee di operai con le braccia incrociate» e gli immigrati dell’hinterland milanese di «Milano, Corea». (E fu per queste sue doti di militante “diverso” – (“comunista speciale” come Fortini?) – che ci conoscemmo, anzi che ci venne a cercare lui a Cologno Monzese nel ’69-’70) .
Mi restano alcune perplessità che spero di poter approfondire in dialogo con Maria Grazia.
Capisco il valore che lei dà all’influenza del Montaldi fondatore della storia orale sui giovani storici che lo conobbero e che hanno poi cercato di innovare il loro campo di studi «in direzione della storia sociale e soprattutto della storia del conflitto sociale» (182), ma questa “continuità settoriale” (direi, senza polemica, “accademizzata”) del discorso montaldiano non basta. E specie dopo la sconfitta di quell’«altro mondialismo» (pag. 184) che nel 2006, quando io rilessi Montaldi e feci l’«elogio di un compagno periferico», ancora sembrava respirasse. Anche se già allora insistevo sulle difficoltà : « Sono tanti i nodi, tanti gli scarti fra esperienza proletaria montaldiana o operaia e esperienza precaria dell’oggi che a volte pare che ci si debba limitare a porre onestamente solo il compito di tradurre nell’oggi quel senso alto e nobile che Danilo Montaldi ebbe della condizione proletaria.» (https://www.poliscritture.it/…/montaldi-riletto-nel-2006/).
Mi spiace, dunque, dover farmi “temere” per il mio ( non so quanto) «sempre acuto giudizio» chiedendo perché mai, dopo la morte di Danilo, i tanti da lui convocati a collaborare a quel progetto troncato dalla sua morte lo lasciarono cadere?
Nei tanti decenni successivi a me vengono in mente solo alcuni tentativi di riprendere il metodo della conricerca montaldiano: quello – sempre attorno al 2001- 2006 – della rivista «Posse» (http://www.manifestolibri.it/shopnew/category.php…); quelli di Sergio Bologna ora consolidatisi – pare – attorno alla rivista «Nuova Officina Primo maggio» (https://www.officinaprimomaggio.eu/).
Poca roba nel deserto che continua a incombere.

 

APPENDICE/STRALCIO

(DAL SAGGIO DI MARIA GRAZIA MERIGGI)

Montaldi riletto nel 2006

Elogio di un compagno periferico

di Ennio Abate

Io e Montaldi

Ho conosciuto di striscio Danilo Montaldi tra 1973 e 1975, quando ho scambiato con lui alcune lettere e l’ho in contrato in due o tre occasioni. In quegli anni ero un militante di Avanguardia Operaia  e a lui, non so come, era capitata tra le mani un ciclostilato, una “Lettera aperta ai compagni del Pci” di Cologno Monzese che avevamo distribuito  per strada. Continua la lettura di Montaldi riletto nel 2006

Da Renzo Tramaglino (meridionale) a Samizdat. Scavando nel mio ’68

di Ennio Abate

1. Che fatica dopo cinquant’anni! Cancellato un futuro possibile, appena intravisto, è – ahimé – ancora: Continua la lettura di Da Renzo Tramaglino (meridionale) a Samizdat. Scavando nel mio ’68

Segnalazione

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MERCOLEDI’ 24 FEBBRAIO 2016, ORE 18.00

La cultura militante. La figura di Stefano Merli.

Presentazione del libro di Attilio Mangano e Franco Toscani, Franco Merli

“Uno storico militante”

Centro di Documentazione di Pistoia Editrice, Pistoia 2014.

Intervengono Franco Toscani, Antonio Benci, Carlo Carotti e Attilio Mangano. Modera Giuseppe Deiana.

www.associazionepuecher.it – www.centropuecher.it – info@associazionepuecher.it – tel. 028266379 CENTRO PUECHER Spazio del sole e della luna – Via U. Dini 7 – 20141 Milano (tram 3 e 15; MM2/verde-capolinea piazza Abbiategrasso)