Per un libro da scrivere
allora le nostre fragili parole piene di un lontano sociale già precipitavano in minoritaria lucidità ma resistevano, mentre precipitavano (E. Abate, Prof Samizdat)
Per un libro da scrivere
allora le nostre fragili parole piene di un lontano sociale già precipitavano in minoritaria lucidità ma resistevano, mentre precipitavano (E. Abate, Prof Samizdat)
Per un libro da scrivere
di Ennio Abate
Nel mio PC ho una cartella dal titolo “Fortini nei dintorni dal 2002”. Vi ho stipato negli anni appunti, scritti di Fortini o miei e di altri su Fortini, qualche disegno, saggi e resoconti delle iniziative fatte per ricordarne l’opera alla Libreria popolare di Via Tadino a Milano nel 2014 e altro ancora. Nel 2017, anno del centenario della sua nascita, pensavo di sistemare in forma di libro questi materiali. Per varie ragioni non ci riuscii. Ci riprovo pubblicando su Poliscritture i frammenti numerati di quello che potrà forse diventare il libro. [E. A.]
Continua la lettura di Nei dintorni di F.F. – Frammento 1
a cura di E. A.
Stralci:
1.
Cara
Rossana, ti ho vista iersera in TV.
Che
tua è la vita, dicevi, e nessuno
per
te può disporne. Lucente l’errore
in
fronte ti splendeva. Ero ammirato e triste.
Due
comunismi ci sono. Tu l’uno l’hai vissuto, che vuole
per
ognuno e per tutti coscienza di sé.
L’altro è più mio: che
negli altri si crei
la nostra figura né mai se ne veda la fine.
Questa
la mia religione. Che tutto sia segno
e si converta in altro. La
foglia si adempia
ma sia il bosco a parlare per ognuna
se
al cielo vuoto di dèi vada il vento.
di Roberto Bugliani
“Agli dèi della mattinata” continua a sollecitare riflessioni e approfondimenti. Si vede che la poesia di Fortini è una “buona rovina”, no? Ecco, su questo testo, posto a confronto con le “Canzonette” di vent’anni successive, il meditato saggio di Roberto Bugliani già annunciato in un suo commento (qui). [E.A.]
Com’è noto, i due principali ingredienti dell’impasto retorico-stilistico che ha dato forma alle fortiniane Sette canzonette del Golfo comprese nella raccolta einaudiana Composita solvantur (1994) sono il sentire elegiaco e l’ironia. “Ironia lacrimante”, l’ha definita a posteriori lo stesso Fortini nella poesia Considero errore… appartenente all’Appendice di light verses e imitazioni, che strategicamente fa seguito a quella emendatio, anche stilistica, delle Canzonette, che è Ancora sul Golfo.
Continua la lettura di Appunti sulle deità di Franco Fortinidi Samizdat
Mio commento a “Di certi sogni in Fortini” di Luca Lenzini (qui)
Ho sognato Fortini insieme a tanti del Centro studi F.F. della prima ora (Nava, Luperini, Cataldi, Zinato, Santarone, Abati, Lenzini, ecc.). Stavamo seduti con lui attorno ad un tavolo del ristorante La Tana di Siena. Si parlava di certi sogni. Allora mi son fatto coraggio, ho alzato la mano e un po’ in italiano un po’ in dialetto delle mie parti ho detto: “Sì, sì, il carattere irredento delle tue allegorie, il loro radicamento soggettivo, esistenziale, la tua nota messianica, la ferita [storica] ca nun bisogne scurdà, il sogno guardiano della speranza….A speranze, a speranze! Ma tu a chiamave cumunisme. A noste è senza nome, senza vrazze, senza gambe”.
Mentre sentivo la mia voce strozzarsi per l’emozione, Fortini mi guardava proprio con la faccia perplessa che ha nella foto di questo post. Poi, senza dire una parola, è uscito e se n’è andato. Mi sono guardato attorno. Ero solo, non ero a Siena, non ero in un ristorante. Sono uscito pure io. Sul portone un’insegna fluorescente diceva “Dormitorio Pubblico Italo-Statunitense Facebook”.
di Ennio Abate
Agli dei della mattinata
Il vento scuote allori e pini.
Ai vetri, giù acqua.
Tra fumi e luci la costa la vedi a tratti,
poi nulla.
La mattinata si affina nella stanza tranquilla.
Un filo di musica rock, le matite, le carte.
Sono felice della pioggia.
O dèi inesistenti,
proteggete l’idillio, vi prego.
E che altro potete,
o dèi dell’autunno indulgenti dormenti,
meste di frasche le tempie?
Come maestosi quei vostri luminosi cumuli!
Quante ansiose formiche nell’ombra!
Nella lettura tratta da You Tube di "Ai dèi della mattinata" l'attore al verso 3 legge 'fiumi' invece che 'fumi' e al verso 11 legge 'd'autunno' invece che 'dell'autunno'. [E. A.]
A
Il primo passo inizia con una mia elementare ma indispensabile parafrasi e con la raccolta di prime veloci impressioni ed osservazioni:
Continua la lettura di Rileggendo “Agli déi della mattinata”di Ennio Abate
Ieri, sulla mia bacheca Facebook, dove avevo pubblicato la copertina delle “Poesie inedite” di Franco Fortini con un richiamo al carteggio che ebbi con lui ( qui), ho avuto un lungo, intenso e polemico scambio di opinioni con Mary Blindflowers (che è stata di recente ospite qui su Poliscritture). Poiché la polemica riguarda il rapporto tra poesia e politica e rivela i “cattivi umori” che circolano nel languente dibattito culturale sui social quando si sfiorano questioni importanti ma oggi eluse, mi affretto a riprenderlo subito, anche se schematicamente, ripartendo da questi punti:
Questo è un ricordo-omaggio veloce a Franco Fortini di due fortiniani eterodossi in saltuario dialogo su Facebook [E. A.]
Ennio Abate Quello a sinistra eri/sei tu con Fortini?
Adriano Barra Ero
–
Continua la lettura di Nei dintorni di F.F.