Archivi tag: operai

 I grandi navigatori

  Konrad Dietrich, i grandi navigatori (2018)

 di Angelo Australi

Questo racconto è stato pubblicato una prima volta con le edizioni del Circolo letterario Semmelweis nel 1995, con una prefazione di Giorgio van Straten, e una seconda volta nel 2018 con nota di Francesco Luti. La tiratura del CLS, ormai da tempo esaurita, era di 500 copie numerate, mentre nel 2018 è uscito in forma quasi di libro d’artista con appena 64 copie. Durante questi anni si è fatto tanti amici, ma ogni volta che lo rileggo sento il bisogno di condividerlo ancora con nuovi lettori. So che non è possibile, ma vorrei che fossero milioni, miliardi … questi lettori. Continua la lettura di  I grandi navigatori

un uovo all’occhio di bue

di Angelo Australi

[…] Secondo me è una vergogna che nel mondo ci sia così tanto lavoro. La cosa più triste è che lavorare è tutto ciò che un uomo può fare per otto ore al giorno, un giorno dopo l’altro. Non si può immaginare per otto ore al giorno, né bere, né fare l’amore, per otto ore. L’unica cosa che si può fare per otto ore è lavorare. Ed è per questo che l’uomo rende se stesso, o chiunque lo circondi, così miserabile e così infelice”.

(W. Faulkner, da “Intervista a W. F., di Jean Stein del Heuvel)

La cucina era esposta al sole di mezzogiorno, così Marisa prima di servire in tavola socchiuse le persiane. Indispettito Bruno si voltò verso la moglie e accese la luce dicendo che al buio ci sarebbe stato da morto, quando mangiava preferiva guardare il cibo che stava nel piatto. Continua la lettura di un uovo all’occhio di bue

Prof Samizdat (prova 1)


Tabea Nineo, Caduta, bassorilievo in creta, 1980

Narratorio. Versione  2020.

di Ennio Abate

Non erano  inferme  le albe del 1978. Somigliavano a quelle  di sempre. Ma  giovani sentinelle appostate su piramidi rilucenti freddarono un sogno. Vento, molto vento. Poi cervici divelte  da corpi ancora frementi, sì. Muschi d’organi squarciati, sì. Torcigli di visceri raccolti in stracci sporchi. E però in Occidente altri vissero  miti e tranquilli. Sull’oscuro pavimento degli anni restò,  color carbone, soltanto uno sgorbio. Per assenza di grida, tutti finsero  che il sogno non era stato di umani percossi da altri umanissimi. Che si fosse trattato  soltanto  di bestie  macellate in quell’autunno, dicevano. 

Mente che indaghi, quel tempo  grumoso è lo stesso che i freezer  televisivi ogni giorno surgelano.

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La barzelletta dei due frati

 di Angelo Australi

  

Quando l’ho incontrato mi trovavo in una strada poco frequentata del centro. È spuntato all’improvviso da dietro l’angolo di una casa con un folto giardino, mentre mi stavo avvicinando al punto dove inizia la passeggiata che faccio nelle mattinate di sole, ogni giorno sempre gli stessi diecimila passi (almeno questo dichiara lo smartphone), fatti in gran parte sugli argini del fiume, nel tratto non ancora asfaltato che attraversa la campagna. Volevo tirare di lungo, ma Ottorino sembrava avere una gran voglia di parlare. Continua la lettura di La barzelletta dei due frati

Nei dintorni di F.F. – Frammento 2

 

Per un libro da scrivere

                                       allora le nostre fragili parole
                                           piene di un lontano sociale 
                             già precipitavano in minoritaria lucidità 
                                  ma resistevano, mentre precipitavano

                                             (E. Abate, Prof Samizdat)

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Aspettando Marion

di Rita Simonitto

Mi presento subito.

Mi chiamo Aldo e mia moglie, Ada.

Gli amici ci chiamano i coniugi AA, dalle nostre iniziali. Abbiamo una figlia, Cristina, iscritta a Lingue e che adesso si trova a New York per un corso di perfezionamento.

Quanto a me, ho fatto il panificatore per dare una mano a mio padre sia prima che dopo la mia Laurea in Scienze Economiche, non riuscendo a trovare, con quel titolo, subito una occupazione che mi potesse dare una certa autonomia finanziaria.

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L’aria pura e altre poesie

Tabea Nineo, disegno per “Nella casa della madre” di Donato Salzarulo, 1993

di Donato Salzarulo

L’ARIA PURA

                                                             «Oggi è arrivata l’aria pura, la tua.» Continua la lettura di L’aria pura e altre poesie

25 aprile 2020: a chiacchiere, coi fatti

Questa foto è tratta dal post odierno di Accio Claudio Di Scalzo su FB (*)

Samizdat

In uno scritto di Fortini del 1975, intitolato Lisiàti si legge: Uno sfoglia queste carte [la biografia del partigiano Lisiàt (Athos Iovi) fucilato il 1° settembre 1944] e subito pensa che quella era una vita, così ridotta dal tempo trascorso. E più avanti: Che cosa significa: “ricordano”?. Ponendosi dinanzi all’ombra di Lisiàt dal punto di vista di un noi allora ancora capace di farsi carico del passato della Resistenza, Fortini scriveva: è degno di ricordo perché difese la giusta parte. Ma oggi? Non esiste più questo noi. Esiste, invece, un noi ipocrita e retorico che ha ridotto la Resistenza a chiacchiera o a slogan pubblicitario tricolorato o a svuotato bellociaoismo. E allora – pochi, isolati, dispersi e fuori da ogni cerimonia ufficiale – vale la pena di porgere l’orecchio a fatti (come quelli raccontati nell’articolo di Cinzia Arruzza e Felice Mometti) che, pur seppelliti e rimossi dalle roboanti cazzate dei vari governanti sfascisti, ancora insistono ad accadere. E vogliono un’intelligenza politica nuova, che li interpreti e li strappi ad una apparente insignificanza. Perché il combattimento per il comunismo è già il comunismo (qui):

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Presepe dei pupi proletari

di Ennio Abate

SAMIZ/LO SCRIBA OPERAISTA

I

Lo Scriba si ritrovò fra le mani un libro degli anni settanta. Roba superata. Parlava di argomenti epici e penosi ad un tempo: di lotte operaie. Nei giorni precedenti aveva letto alcuni saggi raffinati (di Zanzotto, Barthes, ecc.). Come brillavano quei giri di frase. Con quale acutezza si polemizzava contro un’intera tradizione, nota all’autore a menadito. Quale clima di raccoglimento spirituale, effimero, ma piacevolissimo, anche se si evocava la Morte. E lui, leggendo, aveva partecipato – sia pur in solitudine e ignoto – al Grande Discorso Letterario.

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