
di Donato Salzarulo
Continua la lettura di Vederti è un romanzo (1)di Cristiana Fischer
Il vecchio corpo Con parole e frasi inseguo i movimenti vitali il corpo è materia originale impossibile per cultura e stile descrivere gli approcci naturali alla longevità della natura alla salute previdente alla filosofia che supera ogni vita reale e contingente. Legare vita e pensiero in sterminato possibile ancora non mi è dato esistere è una conclusione povera evidente.Continua la lettura di Corporale
di Donato Salzarulo
1.- Non conosco Angelica De Gianni. In quarta di copertina leggo che è nata a Bisaccia (quindi, è mia compaesana) ed insegna materie letterarie. Ha studiato a Napoli presso l’Università Federico II e, dopo la laurea in Filologia classica, ha conseguito il Dottorato di Ricerca in Papirologia. Durante questo percorso ha lavorato un anno in Baviera, presso l’Università di Würzburg. Ottimo.
Continua la lettura di Angelica De Gianni: «Tra (me E me). Un dialogo interiore»Trinità di Rublev
di Cristiana Fischer
L’illusoria potenza di credere all’influenza materna nei confronti di maschi liberi. Ma voglio credere in una via riformista: liberi ma non salvi, nella vecchia via guerresca cannibalica paleolitica.
La vostra libertà richiede che anche noi, le madri di tutti, non siamo altro che allevatrici temporali per lanciarvi liberi in un mondo di sole vostre regole.
Invece credo che ogni complementarietà sia acquiescenza al vostro mondo di lotte tra maschi senza memoria di nascita.
Il mondo vegetale -stabile- gioca la sessuazione insieme a compatibilità. Noi primati la generazione riduciamo a un’unica modalità: duale. Mentre nascere e fiorire sboccia in forme di travolgente umanità.
Allora sono minoranza! Bella esperienza ascoltano con sufficienza quel poco che conferma e il centro esatto di differenza si trascura. Ma per non sbagliare preciso che non sono contenuti argomentati ma logica teorica che cause e effetti inenarrabili non ancora previsti ha anticipato. Invece si tratta di altro mondo che già c'è e non si vede dai ciechi, il nuovo essere del mondo di colori verdi e chiari. carovane di nomadi infiniti venti di particelle le frontiere di foglie scompongono correnti sopraffanno i giganti del tempo dita lacere e scheletri viventi. Un'aria azzurra e i turbini disciolti galleggiano diffusi oltremontani si placano sul mare come un'ombra di incertezza mai ripresa. L'attacco dell'incanto è rimandato. Si aggrappano gli alberi in aspetto severo al loro bosco ai nuovi margini, la rete di radici i funghi nutriti e i colori che regalano equilibrio vegetale. Querce e carpini induriti e sconvolti perenni nei secoli fioriscono carezze di stagione e soddisfare i voli è loro ferma e costante volontà. Il pensiero ha un innesto nel corpo e non per caso il corpo mortale conserviamo pronti a tutto non a morte cieca senza speranza: la virtù la forza che apre i cieli oltre materie consistenti miste di quanti e sostanzepensiero: come se tutto svanisse in materia come le anime dei morti adesso. Lo spazio che mi allarga al solo tempo dei gesti necessari sulla terra scandito nei ritmi spazio ecoico che risuona in millenni e milioni di storie individuali. Come cieca alla tastiera punto ai frutti generali cacciando spirito generativo. La mente ultrapossente che ci pensa risponde a necessaria debolezza. con noi i morti tutti quanti vivono in coincidenza temporale nel tempo nostro - e non trascendentale della possibile divina incarnazione che un pensiero illuminista ha confinato nell'eguale per cui tutto il possibile è reale con lo scandalo di mortalità. Tutto si spiega oppure il nulla se la vita ci dispera e il dio barbuto eterno ci rallegra nell'unica fantastica idiosfera dell'ultimo conflitto e noi segnando la stazione fermiamo la voglia del delitto e la disperazione volta a volta del popolo sconfitto. Pensare e sapere come forze spirituali al materiale di cui siamo fatti. Abbi pazienza ripete e come tutti raccolgo l'indicibile del cielo in terra e delle morte madri successive spirito ci sostiene.
Trinità di Cimabue
Traduzione di Franco Tagliafierro e Elisa Sanchez-Casas
di Paolo Di Marco.
Questo articolo va collegato al precedente pubblicato l’11 novembre 2020 (qui) e fa parte di un più ampio studio dell’autore di cui si è riferito qui. [E. A.]
Per uscire dalla situazione attuale dobbiamo prima liberarci dai paradigmi sbagliati che ancora ci guidano, altrimenti ci troviamo come gli inglesi a combattere il virus con fucili e filo spinato. (v. appendice 1). Continua la lettura di Covid, appendice 2: homo sapiens anglicus, homo sapiens sapiens
di Arnaldo Éderle
Ecco il penultimo dei poemetti che Arnaldo Éderle mi aveva mandato prima della sua improvvisa morte. [E. A.]
A Tommasina
E’ rimasta solo la testa?
Ma… troppo poco, anzi niente.
Il corpo è lì attaccato,
senza di lui il cranio non risponde
è atrofizzato, lì sotto
ci sono il cuore i polmoni le gambe
i piedi le braccia e via dicendo,
ma che saranno mai questi attributi?
Non si nominano mai, ma ci sono e sono
vitali come gli occhi e le mani, tutte
cose che via via si adoperano. Continua la lettura di Solo la testa?
edizioni NEM srl
di Vincenzo Di Maro
^ Non fu attraverso me che desiderò esistere? Nel suo sguardo giustifico mano e postura. Né scrivo che la forma necessaria: soltanto Suo il gesto che rivela. Verità, farti e attingerti se mi fronteggi e guidi se spingi e mi sei allato io non sono che il luogo che non ospita niente. Ma chi scava l’oggetto o la ragione? O impassibile negligenza del tempo.Continua la lettura di Dieci poesie da “Una stagione nascosta”
di Gianmario Lucini
Poesia dei forti contrasti, questa silloge di Erminia Passannanti, fra un aspetto dichiarato e descritto nelle composizioni stesse e un altro aspetto, che ne rimane fuori, ma che diviene il termine dialettico, di una dialettica drammatica e intimamente sofferta. L’aspetto che è trattato è quello dell’atteggiamento religioso, che l’autrice ricalca, se così possiamo dire, da una idea iconica del rapporto col trascendente – “iconica” anche pensando alle icone russe, così formali e ieratiche, ma insieme dolci e mistiche, al fascino delle quali non si può resistere e si è quasi portati in un’altra dimensione, rarefatta, eterea, senza corpo. Una religiosità che viene sondata nei suoi effetti sulla psicologia, piuttosto che nella sua essenza, viene illustrata negli atteggiamenti volutamente resi grotteschi e sciapi, in melense tinte.
Continua la lettura di Commento a “Il Roveto” di Erminia Passannanti