Archivi tag: Donato Salzarulo

Magris e Schiller

Dialogo tra un professore di filosofia e una studentessa

   di Donato Salzarulo

Giovedì 19 maggio 2005. Durante l’intervallo, una studentessa liceale dell’ultimo anno si avvicina al suo professore di filosofia, un sessantottino ultracinquantenne con occhiali e senza barba. Continua la lettura di Magris e Schiller

Dieci anni di IPSILON


Peripezie  di un’associazione culturale a Cologno Monzese

di Ennio Abate


Lavorando al mio Riordinadiario,  ritorno sulle «peripezie di Ipsilon». Ne avevo scritto a caldo già nel 1999 in Samizdat Colognom n. 2 (“foglio semiclandestino per l’esodo”) e poi nel 2009 (qui ). Ad ogni rilettura mi rifaccio le stesse domande: perché  ci dividemmo? era inevitabile? cosa non capii io o non capirono gli altri le altre (qui sopra nella foto)?
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Angelo Australi: «Tommisse»

di Donato Salzarulo

1.- «Tommisse» (Quaderni di Erba d’Arno, 2022) di Angelo Australi è un libretto piano e scorrevole. Scritto in terza persona, il protagonista del racconto è Spartaco. È un aspirante scrittore e, dopo otto ore di lavoro in una fabbrica di vernice, si china sulla macchina da scrivere per produrre non trame articolate di romanzi, ma racconti, piccole storie di persone semplici (anonimi accattoni, contadini, operai, ecc.) contrapposte alle grandi storie che finiscono sui libri, che hanno per protagonisti «uomini che fondano città» e vivono la loro vita, decifrandone il senso, carpendone «i segnali in un destino tracciato», ecc. Spartaco ha in animo di raccontare queste piccole storie per dar loro voce, sottrarle all’oblio, farle entrare nei libri e far sì che anch’esse sconfiggano il tempo. Ottima intenzione. Si dà il caso, però, che, fin dall’inizio, l’autore lo presenti in preda ad una sorta di blocco creativo e mentale. Quella mattina scrive senza convinzione, il racconto va avanti «privo di una motivazione, di una precisa idea da sviluppare» (pag. 7); la storia non riesce a trovare quell’«attimo di sospensione» che le permette di incontrare «la sua sintesi poetica», tra il suo bisogno di scrivere e i racconti che si trascina dietro «da quando si era preso quella colossale ubriacatura» (pag. 9) si era creato «una tale confusione che adesso si sentiva sempre più isolato e inutile» (pag. 10). Insomma, siamo al cortocircuito. Tant’è che l’autore mette in bocca al suo personaggio un bel «Basta così Spartaco, perché stamani non è banda». (pag. 13) Continua la lettura di Angelo Australi: «Tommisse»

Pasqua 2022

 di Donato Salzarulo

[Il 19 Aprile 1999 mia madre morì. Inutile dire che la sua figura ritorna spesso nei mei pensieri, nelle mie fantasie e nei miei sogni. Tra pochi giorni ricorre il ventitreesimo della sua scomparsa.

Nel primo numero di gennaio 1987 di «Laboratorio Samizdat», una rivista semiclandestina, animata dall’amico Abate, uscì «Non correre, piccola lepre». La ripropongo al pubblico di Poliscritture, aggiungendovi «Pasqua 2022».]

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La tessera dell’ANPI

di Donato Salzarulo

[Per il 25 Aprile 2010, pubblicai sul sito di Viva la Scuola (La poesia e lo spirito), “La tessera dell’Anpi”, un testo molto apprezzato e più volte ripreso in rete. La posizione assunta dall’ANPI nei confronti della guerra d’invasione russa dell’Ucraina mi fa giudicare ancora opportuno e giusto il gesto che annualmente continuo a compiere di rinnovo della tessera. Per questo ritengo utile ripubblicare questo testo su Poliscritture.] Continua la lettura di La tessera dell’ANPI

Roberto Casati: «Oceano. Una navigazione filosofica»

di Donato Salzarulo

1.- Non ricordo bene il mio primo incontro col mare. Sicuramente avvenne in occasione della gita di terza media a Bari e alle Grotte di Castellana. Ma forse ci siamo incontrati prima, durante la fanciullezza, in una visita di qualche giorno agli zii residenti a Napoli. Stupore e diffidenza furono le emozioni che ne ricavai.
Poi venne l’adolescenza e la gioventù, venne la voglia di abbronzatura e delle corse sulla spiaggia o lungo la battigia.
Poi venne l’incontro con mio cognato, uomo di mare rispetto al mio Io di montanaro, coi suoi tentativi falliti d’insegnarmi a nuotare. Imparai a fare il morto e continuai ad accoccolarmi o a bagnarmi nell’acqua fino al punto in cui toccavo. Da più di un decennio non ci provo più e, se mi capita di dover accompagnare la tribù familiare in qualche località marina, sulla spiaggia non ci metto piede.
Ho passato tre volte lo Stretto di Messina, sono stato una settimana a Lipari e ho girato per le isole Eolie. Sono stato anche una settimana a Capri. Ho salutato il “confine della Terra” in Portogallo e ho passeggiato per quindici giorni lungo il Malecon dell’Avana e per altri quindici giorni sulla spiaggia di Vancouver. Per curiosità ho fatto una crociera verso Ibiza e Barcellona su una di quelle navi-edificio e, per quanto mi riguarda, ho messo la croce. Il mare, come dice la canzone, mi piace d’inverno e, da oltre vent’anni affitto, da dicembre a giugno, una casa a Pietra Ligure, dove trascorro parte della mia esistenza.
Ho incontrato il mare?… Sì e no. Più di no che di sì. Il mare questo sconosciuto, popolato da vongole, seppie, alici, sarde, orate così gradevoli al mio palato, questa massa d’acqua sempre in movimento, questo ritmo che ora m’incanta ora mi spaventa. I surfisti, le vele, le barche in darsena, la voglia di mettersi in viaggio e partire per l’ignoto…
Il mar d’amore
oggi scintilla argenteo.
La droga è il libro.
Così sono finito tra le pagine dell’ultimo libro di Roberto Casati: «Oceano. Una navigazione filosofica» (Einaudi, 2022) Continua la lettura di Roberto Casati: «Oceano. Una navigazione filosofica»

Eric Gobetti: «E allora le foibe?»

di Donato Salzarulo

«I bimbi morti nelle foibe e i bimbi di Auschwitz sono uguali. Non esistono martiri di serie A e vittime di serie B.» (Comunicato Ansa, 10 febbraio 2019).
Questo il geniale pensiero dell’allora ministro dell’Interno e vicepresidente del Consiglio Matteo Salvini. Pensiero che dopo tre anni non sarà sicuramente cambiato. Il mettere sullo stesso piano la tragedia delle foibe e lo sterminio di sei milioni di ebrei è un luogo comune del centrodestra.
Le foibe sarebbero “la nostra Shoah” e chi si permette dal mettere in guardia da un uso così spudoratamente politico di questa drammatica vicenda e chiede di impegnarsi in un’onesta ricostruzione storica, viene immediatamente tacciato di “negazionismo”. Non c’è, del resto, da meravigliarsi. Il Giorno del Ricordo cade il 10 febbraio. Due settimane dopo quello della Memoria. La vicinanza temporale e l’accostamento terminologico (Memoria-Ricordo) sembrano voler proprio indicare la somiglianza fra i due eventi storici. Nulla di più ingannevole.
A chi è costretto – penso ai giovani studenti e non solo a loro – a nutrirsi, in meno di venti giorni, di memorie e ricordi, propongo la lettura di un agile e prezioso libretto di Eric Gobetti, pubblicato due anni fa da Laterza. Titolo: «E allora le foibe?», refrain tipico – come si legge in quarta di copertina – «di chi sostiene il risorgente nazionalismo italico e vuole zittire l’avversario».
Non è che lo si debba leggere per forza nell’occasione commemorativa. Lo si può fare anche in altri momenti dell’anno. Ma è utile farlo. Si impara molto.
Dunque, nel marzo del 2004, il Parlamento italiano sceglie il 10 febbraio come Giorno del Ricordo in memoria delle vittime delle foibe, dell’esodo giuliano-dalmata e delle vicende del confine orientale.
Perché proprio questa data? Perché corrisponde al giorno in cui viene firmato il Trattato di pace di Parigi che prevede l’attribuzione di Fiume e di ampie zone dell’Istria alla Jugoslavia. Ma come si arriva a questo giorno?
Eric Gobetti nel suo libretto ricostruisce le vicende storiche di questa ampia regione dell’Alto Adriatico che va da Gorizia a Trieste, fino a Fiume e Pola, divisa oggi fra Italia, Slovenia e Croazia. Lo fa in modo sintetico, con linguaggio chiaro e semplice, ma attento ad evidenziare le insidie di parole e scelte tutt’altro che scontate. Proprio la scelta del 10 febbraio, ad esempio, contiene il presupposto non condivisibile che questi territori siano italiani “da sempre” e che siano stati sottratti alla madrepatria in maniera ingiusta e punitiva.
Ecco, non è così. Dalla caduta dell’Impero romano fino alla fine della prima guerra mondiale, questa regione ha visto la presenza di tre mondi culturali e linguistici diversi: quello germanico, quello slavo e quello latino, che hanno convissuto per secoli. Continua la lettura di Eric Gobetti: «E allora le foibe?»

La giornata della memoria


Renzo Vespignani, Reliquie ebraiche, 1975

 IL NOCCIOLO DI QUANTO ABBIAMO DA DIRE

di Donato Salzarulo

Questo è il secondo dei due testi pubblicati nel gennaio 2013 sui blog “La poesia e lo spirito” e “Moltinpoesia”.  Continua la lettura di La giornata della memoria

Visita al campo di Auschwitz

di Donato Salzarulo

[Per la prossima “Giornata della memoria” propongo all’attenzione del pubblico di Poliscritture due testi pubblicati nel gennaio 2013 sui blog “La poesia e lo spirito” e “Moltinpoesia”. Questo è il primo, l’altro uscirà domani. Sono molto desideroso di imparare da un eventuale dibattito]

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