di Giulia Baneschi
Questo è il secondo intervento su Fughe di Velio Abati. Il primo si legge qui. Altri sono pubblicati sul blog di Velio (qui). E. A.]
di Angelo Australi
Dopo l’apertura, fatta ad ottobre 2019 con la presentazione del romanzo di Claudio Piersanti La forza di gravità, questo ciclo d’incontri che insieme all’almanacco di racconti compongono il progetto La casa degli Strani – ideato dalle associazioni figlinesi il Giardino e Circolo Letterario Semmelweis e realizzato con il contributo dell’Amministrazione comunale di Figline e Incisa Valdarno -si è concluso con un altro importante romanzo scritto nella nostra contemporaneità: Non luogo a procedere di Claudio Magris. Ne abbiamo parlato al Centro Sociale il Giardino venerdì 23 ottobre 2020 Continua la lettura di “Non luogo a procedere” di Claudio Magris
di Ennio Abate
La vicenda è penosa. Sembra confermare tristi presagi mentre fa riemergere viscidi fantasmi del passato. Sul contrasto fra Farid Adly e la “Direzione” di Radio Popolare la penso per il momento così:
di Daniele Barni
Quando con la prua della pentecontera intaccammo nella notte l’oceano, al di là delle Colonne d’Eracle, io mi tenevo seduto al timone di sinistra. A quello di destra penzolava, addormentato, mio cognato Euriloco. Lo rinvenni con un sibilo, perché non volevo che, trascinando nel sonno il timone, mi impedisse di conficcarmi perfettamente a perpendicolo in quel nuovo mare: lo avrei considerato un indizio dell’avversità di Tiche. Anche tutti gli altri dormivano. Solo allora, e poi mai più, riesumai dalla coscienza i compagni perduti, e contai il misero gruzzolo di coloro che mi rimanevano con l’ultima nave. Poi chiamai Perimede, che guizzò con la testa dal torpore, intorpidendola di nuovo contro la fiancata. Barcollò fino a me, anticipato da altrettanto barcollanti imprecazioni: “Odisseo, per la tripunta di Poseidone scuotitore di terra, che cosa accade?!”
Continua la lettura di L’ultimo viaggio di Odisseo Roberto Bugliani, La disciplina dell’attenzione, Link Edizioni, Lamezia Terme 2019
edizioni NEM srl
di Vincenzo Di Maro
^ Non fu attraverso me che desiderò esistere? Nel suo sguardo giustifico mano e postura. Né scrivo che la forma necessaria: soltanto Suo il gesto che rivela. Verità, farti e attingerti se mi fronteggi e guidi se spingi e mi sei allato io non sono che il luogo che non ospita niente. Ma chi scava l’oggetto o la ragione? O impassibile negligenza del tempo.Continua la lettura di Dieci poesie da “Una stagione nascosta”
di Gianmario Lucini
Poesia dei forti contrasti, questa silloge di Erminia Passannanti, fra un aspetto dichiarato e descritto nelle composizioni stesse e un altro aspetto, che ne rimane fuori, ma che diviene il termine dialettico, di una dialettica drammatica e intimamente sofferta. L’aspetto che è trattato è quello dell’atteggiamento religioso, che l’autrice ricalca, se così possiamo dire, da una idea iconica del rapporto col trascendente – “iconica” anche pensando alle icone russe, così formali e ieratiche, ma insieme dolci e mistiche, al fascino delle quali non si può resistere e si è quasi portati in un’altra dimensione, rarefatta, eterea, senza corpo. Una religiosità che viene sondata nei suoi effetti sulla psicologia, piuttosto che nella sua essenza, viene illustrata negli atteggiamenti volutamente resi grotteschi e sciapi, in melense tinte.
Continua la lettura di Commento a “Il Roveto” di Erminia Passannanti
di Paolo Di Marco
La storia è sempre il prodotto di una collettività, ma nel ‘68 Piero Del Giudice è stato uno dei fulcri di quella fase della storia: se, quando anche gli asini volavano, l’aria li ha sostenuti, è stato anche grazie a lui. Se il sindacato è passato dalla fase insieme infantile e senile delle commissioni interne a forme di partecipazione maggiore come i consigli di fabbrica, è dovuto anche a lui. E anche se il ‘68 è stato prima sconfitto poi dileggiato, quello che è rimasto aleggiando della sostanza del sogno contiene anche il suo. Un grande cuore, una grande sete di giustizia, una grande sete di verità. Continua la lettura di Su Piero Del Giudice. Tre note.
di Fabio Strinati
Poter scorgere l’Assoluto ( o fine supremo )
dentro “ un noi “, ch’è richiamo verus
in un oscuro barlume a volte,
birifrazione del nostro pensiero
tutt’altro che mera parvenza.
Anziché avvertire dentro,
come una scienza
in stato di burbero zelo, in sé,
au-delà di un’anima
com’essa al di fuori si mostra,
gli occhi del tragitto sulla strada
della conoscenza. Continua la lettura di “Obscurandum” e tre spartiti di musica contemporanea
di Rita Simonitto
…Orfeo fu a incominciare…
… e noi s’andava come per mannelle
lasciate o sottratte dalla falce
all’ostrica terra che giù ingoia
nelle viscere profonde i semi
come ha sempre fatto d’ogni cosa
lasciandone polvere su polvere. Continua la lettura di Poesie e Paroleggiando mestamente