Archivi tag: sera

Il male immedicabile (un sogno del mattino)

di Elena Grammann

L’ articolo è ripreso dal blog Dalla mia tazza di té (qui)

Il male immedicabile si manifesta durante l’ultimo sonno, quando credi di ripristinare, dormendo tardi, i ritmi circadiani sbilanciati da Battlestar Galactica nel freddo della notte, davanti al tubo catodico che si squaglia al crescendo forsennato dei wadaiko.

Continua la lettura di Il male immedicabile (un sogno del mattino)

Mìneche

Questa immagine ha l'attributo alt vuoto; il nome del file è 1978-RID-contadino-a.jpg
Contadino 1978

di Ennio Abate

Di Mìneche ho già detto nel 2015 qui; e vorrei ricordare la bella analisi che Rita Simonitto, conoscitrice dei miti e con la sua sensibilità di psicanalista, vi dedicò. In quelle due poesie colse l’importanza della relazione tra il dialetto («madrelingua») e italiano («lingua seconda») e «un intendimento di dialogo tra possibili figure ‘materne’ e figure ‘paterne’, un tentativo di confronto tra questi personaggi che si muovono nell’interiorità del poeta», oltre alla «relazione conflittuale tra il poeta e la figura paterna e il vissuto di un tradimento che rende l’animo esacerbato». Nei commenti che seguirono, parlammo di riferimenti mitici (l’albero del fico sacro a Dioniso, gli agrumi sacri alle ninfe) e storici (l’8 settembre del 1943, il femminismo degli anni ‘70), ed emersero gli echi profondi del tema della figura paterna anche nelle riflessioni di quanti intervennero.

Continua la lettura di Mìneche

Dieci poesie da “Una stagione nascosta”

edizioni NEM srl

di Vincenzo Di Maro

 ^
 Non fu attraverso me
 che desiderò esistere? 
 Nel suo sguardo giustifico
 mano e postura.
 Né scrivo che la forma necessaria:
 soltanto Suo il gesto che rivela.
 Verità, farti e attingerti
 se mi fronteggi e guidi
 se spingi e mi sei allato
 io non sono che il luogo
 che non ospita niente.
 Ma chi scava 
 l’oggetto o la ragione?
 O impassibile
 negligenza del tempo.
  
Continua la lettura di Dieci poesie da “Una stagione nascosta”

25 poesie da “Disamorarsi d’essere”

di Eugenio Grandinetti

 Eugenio Grandinetti ha pubblicato, raccolte in quattro sezioni (Equilibri di penombre, Zooteca, Storie,  Et cetera),  un altro  libro di sue poesie. Ne propongo qui, facendo una scelta del tutto personale, alcune che meglio dicono  alcuni tratti tipici della sua ricerca: uno sguardo minuzioso ma interiormente partecipe sugli animali, esseri in preda a sentimenti (fossero di paura, come nell’immagine della lucertola, o di aggressività feroce, come in quella del falco) che indirettamente sono stati o sono anche suoi; una tendenza ad immobilizzare  in una “statica interiore” non solo il movimento delle cose (si veda «Mulinelli»), ma della memoria («Degli altri è bene /si perda ogni memoria, che non resti/ cattiva maestra al mondo della storia /di cui fummo pure parte»)  e, dunque, della storia dimostratasi inesorabilmente insensata e senza più scopo («Gli eventi/ che potevano esserci non furono»; « storia/ continua, senza capitoli e senza epilogo») ; una a-modernità baudelairiana  ma  più secca e quasi scorbutica della sua visione della città metropolitana, ridotta a «muro davanti ad altri muri», a vita monotona,  a «un ripetersi», a «ingranaggio», nel quale   il singolo – guardato o non guardato dagli altri – resta bloccato in una irrimediabile incomunicabilità; un esistenzialismo  che ora,  di fronte alla sua e all’altrui vecchiaia (si veda in particolare «Senescenza», «Un vecchio» ma anche «La mela marcia»),  si è fatto spietato e nulla abbellisce.  E tuttavia  questi versi – pacati, disincantati, dal tono mai muscolare ma sempre basso e riflessivo, che parrebbero monotoni ma sono dolcissimi – «sono tarli che scavano, che lasciano / vuoti profondi». Perché alludono ad una assenza incolmabile. Come nella bellissima evocazione  delle figure del nonno e del padre ne «L’asino di Pietrantonio», tanto più imponenti e leggendarie, malgrado le  minime  «orme» ( o ombre?) che hanno potuto lasciare sulla terra e  nel suo animo.  [E. A.] Continua la lettura di 25 poesie da “Disamorarsi d’essere”

Tre poesie da “Il lato destro dell’armadio”

di Canio Mancuso


Piccole manovre dell’abbandono

Le prime a cadere sono state le piante
non per volontà del tempo o del destino
ma del finto giardiniere
che le aveva ficcate nella terra. Continua la lettura di Tre poesie da “Il lato destro dell’armadio”

Da «I luoghi i tempi le parole»

 

di Eugenio Grandinetti

Premessa

Potrei dare a questa raccolta il titolo “Ultime”, non perché essa comprenda le ultime poesie da me composte, ma perché è l’ultima che intendo pubblicare per adempiere a quello che io ritengo un mio dovere verso la società. Infatti io ritengo che tutti siamo debitori verso la società in cui viviamo perché il nostro modo di essere è determinato anche dai rapporti sociali in cui siamo implicati e quel che ognuno pensa o scrive non è solo opera sua ma è anche espressione dei desideri, dei comportamenti, delle aspirazioni e delle preoccupazioni della società in cui vive. Continua la lettura di Da «I luoghi i tempi le parole»

Canto per Paola

ederle-canto-per-paola-1

 

di Arnaldo Éderle

Ahi, la vita ti sostiene finché
la luce resta nelle stelle e nel sole
finché l’aria fresca dimora nei polmoni
finché tutto brilla nelle pupille e il cuore
pulsa i suoi piccoli battiti le labbra
s’aprono e si chiudono nella bella lingua. Continua la lettura di Canto per Paola

SCRAP-BOOK DAL WEB. Ewa Lipska tradotta da Paolo Statuti

separati

A due voci

– Non sarò più tua moglie.
– Non sarò più tuo marito.
– I bambini non capiranno cos’è accaduto.
– Bisogna mandarli al cinema. Continua la lettura di SCRAP-BOOK DAL WEB. Ewa Lipska tradotta da Paolo Statuti

L’alba

 ninfeo 2

di Eugenio Grandinetti

Questa è la seconda parte de “Lo scorrere della sabbia” (pubblicata qui). [E.A.]

L’alba

L‘alba ha gli occhi di sonno: un velo lieve
ricopre le pupille e tutto pare
non avere confini. Eppure
occorre andar oltre, attraversare
orizzonti d’abbaglio, non fermarsi
alle prime apparenze ed aspettare
la luce senza palpiti del giorno.

Continua la lettura di L’alba